Il profilo

Addio a Gene Hackman, un gigante del cinema di Hollywood

Due volte premio Oscar, una carriera lunga quarant'anni con un'alternanza di ruoli impegnati, d'azione e comici, l'attore – di sé – disse: «Sono uno che ci ha provato»
Red. Online
27.02.2025 11:03

Una carriera lunga, lunghissima – quarant’anni in tutto – conclusasi, per volontà dello stesso attore, nel 2004. La morte di Gene Hackman, assieme a sua moglie Betsy Arakawa e al loro cane, ha scosso il mondo del cinema (e non solo). Due premi Oscar, uno nel 1972 come protagonista per Il braccio violento della legge e l’altro, come supporto, nel 1993 per Gli Spietati, Hackman è arrivato al successo o, meglio, alla fama piuttosto tardi. Incarnò, in particolare, il volto antieroico di Hollywood negli anni Settanta.

Nato nel 1930 a San Bernardino, in California, Hackman si arruolò nei Marines verso la fine degli anni Quaranta per poi dedicarsi alla recitazione nel decennio successivo. Forte di alcuni ruoli in televisione e a teatro, debuttò sul grande schermo al fianco di Warren Beatty in Lilith - La dea dell’amore nel 1964. Fu, come detto, l’interpretazione di Jimmy Popeye Doyle ne Il braccio violento della legge, film del 1971, a garantirgli notorietà. Con Beatty, per contro, aveva condiviso la scena anche nel 1967, dando un’ottima impressione, in Gangster Story. Un’interpretazione, quella, che gli valse la sua prima nomination come attore non protagonista.

«Fare cinema è sempre stato rischioso, sia fisicamente sia emotivamente, ma considero Il braccio violento della legge come una vera e propria svolta di una carriera a scacchi di successi e fallimenti» disse Hackman, riavvolgendo il suo vissuto sul grande schermo, in un’intervista del 2021. I successi, negli anni Settanta, proseguirono con L’avventura del Poseidon e Quell’ultimo ponte, per tacere del suo talento comico emerso con forza in Frankenstein Junior come pure nella serie Superman, nella quale interpretava Lex Luthor. Ma i veri capolavori, a livello di recitazione, di Hackman nei Settanta sono forse quelli meno noti e più nascosti: citiamo le interpretazioni in Bersaglio di notte, Lo spaventapasseri e La conversazione. A proposito di carriera a scacchi, chissà che cosa sarebbe successo se avesse accettato di recitare, a cavallo fra i Settanta e i primi anni Ottanta, ne Lo squalo, Incontri ravvicinati del terzo tipo o, ancora, I predatori dell’arca perduta.

A proposito degli anni Ottanta: anche questo decennio venne illuminato, e non poco, dalla leggenda e dal talento di Hackman, grazie a Reds, Colpo vincente e, soprattutto verrebbe da dire, l’ottimo Senza via di scampo. Per tacere di Mississippi Burning - Le radici dell’odio. Nei Novanta, arrivò il secondo Oscar con Gli spietati, oltre a prestazioni al solito eccellenti: Il socio, Allarme rosso, Piume di struzzo, Nemico pubblico.

Negli ultimi anni di carriera, Hackman virò con forza sui ruoli comici: Le riserve, Heartbreakers - Vizio di famiglia, I Tenenbaum. L’ultimo film, del 2004, è Due candidati per una poltrona, un’altra commedia. Quindi, il ritiro: «La goccia che fece traboccare il vaso – disse Hackman al riguardo in occasione di un’intervista con Empire – fu una visita medica che feci a New York. Il dottore mi disse che il mio cuore non era in condizioni tali da metterlo sotto stress».

Smessi i panni dell’attore, Hackman fece da voce narrante in alcuni documentari e co-scrisse tre romanzi storici per poi «mettersi in propri» e scrivere due libri per conto suo. Nel 2011, quando in un’altra intervista gli chiesero di descrivere la sua vita, rispose: «Gene Hackman ci ha provato». Per poi aggiungere: «Penso che sarebbe abbastanza accurato».

Ultima parentesi, per noi italofoni: tanti, in quarant’anni di onorata carriera, i doppiatori che hanno dato la voce a Hackman in italiano. I più celebri sono indubbiamente Sergio Fiorentini e Renato Mori.