Bullet Train e il mito dello shinkansen
L’Occidente, da sempre, è affascinato dal Giappone. Senza per questo scomodare i soliti luoghi comuni, dal ciliegio in fiore al sushi. È affascinato, soprattutto, dalla tecnologia e, nello specifico, dal cosiddetto treno proiettile. Lo shinkansen, protagonista del film Bullet Train con Brad Pitt in programma questa sera in Piazza Grande.
Il treno superveloce è famoso ovunque, nel mondo, per la sua velocità, sicurezza e, va da sé, puntualità. Tant’è che i rarissimi casi in cui si verificano ritardi, oltre a fare notizia, sono accompagnati da scuse formali. Lo shinkansen, secondo analisti ed esperti, è il futuro-ma-adesso. Il simbolo di una società ipercivilizzata.
Come Godzilla
Lo sviluppo di questo treno, un po’ come Godzilla, ha a che fare con la storia del Paese e con il rapporto dei giapponesi con l’atomica e il nucleare. Fu progettato, infatti, all’indomani della Seconda guerra mondiale. Con l’obiettivo e la speranza, detto della mansione principale, cioè traportare passeggeri, di trasmettere un’immagine diversa del Giappone. Da Paese sconfitto, insomma, a potenza economica.
La prima linea ad alta velocità, che collegava Tokyo a Osaka, fu completata in fretta e furia prima delle Olimpiadi del 1964. Un tempismo perfetto, dato che i Giochi diedero al Giappone una vetrina importantissima. Certificandone la rinascita dopo il conflitto, segnato dai bombardamenti atomici, 2,8 milioni di morti e 13,1 milioni di disoccupati.
La fiducia era stata ricostruita, l’economia ristrutturata. Ma l’Occidente, beh, aveva bisogno di qualcosa di più. Non solo orologi, televisori, motociclette. Il treno più veloce al mondo, beh, cascava proprio a fagiolo. Capace, all’epoca, di ridurre il tempo di percorrenza da Tokyo a Osaka da sei ore e mezza a quattro (oggi il viaggio dura appena due ore e mezza).
La percezione
Il treno proiettile, con il tempo, ha trasformato il Paese e il modo in cui è percepito dai suoi cittadini. Le distanze, all’improvviso, si sono ridotte. Ma lo shinkansen ha contribuito, un viaggio dopo l’altro, a cambiare la percezione del Giappone all’estero. La mossa funzionò, al punto che i nipponici diventarono il punto di riferimento nel campo della tecnologia nonché, nel 1968, la seconda economia più grande del mondo.
Allo stesso tempo, tuttavia, lo shinkansen creò non pochi problemi. Non tanto, o non solo, perché contribuì all’urbanizzazione degli spazi agricoli. Ma perché ai vari progetti di ampliamento delle linee seguirono petizioni, proteste e, di riflesso, danni alle comunità locali. Per tacere di manipolazioni, corruzione, perfino omicidi come ha scritto il Telegraph.
L’immagine, in particolare all’estero, ad ogni modo non ne risentì troppo. Ancora oggi, il mito del treno ad alta velocità in grado di superare le sfide topografiche e l’instabilità geologica resiste. Eccome se resiste. Di più, l’incidente dello scorso marzo ha dato un che di sovrannaturale allo shinkansen. Un bullet train, infatti, era deragliato su un viadotto nella prefettura di Miyagi in seguito a un terremoto di magnitudo 7,4. Vennero coinvolti 16 vagoni su 17, ma nessuno rimase ferito. Incredibile. Mai, in 58 anni di viaggi, qualcuno è morto a causa di un deragliamento o di una collisione fra shinkansen. A fare notizia, semmai, sono le indagini aperte dalle autorità in caso di ritardi.
Luoghi comuni e stereotipi
Il problema, è stato fatto notare, è che queste storie contribuiscono a fare del Giappone una patria di luoghi comuni e stereotipi. Non a caso prima citavamo il ciliegio in fiore e il sushi. Le Olimpiadi del 2020, in questo senso, avrebbero dovuto dare al Paese una nuova spinta, mostrando al mondo un Paese ringiovanito e nuovamente in piedi dopo un’altra, terribile catastrofe nucleare: Fukushima, nel 2011. Ma i Giochi sono stati dapprima rinviati a causa della pandemia e, in seguito, «rovinati» proprio dai rigidi protocolli implementati.
Il Giappone, oggi, è un Paese diverso rispetto a quello che vide sfrecciare il primo shinkansen. Anche se il recente omicidio di Shinzo Abe, l’ex primo ministro, richiama alla memoria gli eventi del 1960, quando un fanatico di destra pugnalò a morte il leader del Partito socialista Inejirō Asanuma. Lo stesso treno proiettile non detiene più il record di treno più veloce al mondo. È stato superato dai cinesi Fuxing (350 chilometri orari) e Maglev (460) mentre il treno a levitazione magnetica giapponese dovrebbe iniziare il servizio al più presto fra cinque anni. Forse, il mito dello shinkansen è stato solo e soltanto un’estesa e salvifica operazione di marketing.
Troppo hollywoodiano?
Quanto al film protagonista di Locarno75, non è chiaro se Hollywood e il Giappone abbiano collaborato nel dipingere sul grande schermo il treno proiettile. È stata sottolineata, tuttavia, una certa esagerazione. Senza contare le tante licenze poetiche.
Alcuni commentatori giapponesi hanno descritto l’ambientazione come troppo hollywoodiana. Su Japan Today è stata posta una domanda retorica: ma questo è Giappone? Lo stesso titolo del film non rispecchia il vero significato di shinkansen (nuova linea principale). Treno proiettile, infatti, è più un colloquialismo occidentale. Alla Brad Pitt, diciamo. Il protagonista della pellicola.