Dalla Papua Nuova Guinea alla Germania senza aerei, la storia di Gianluca Grimalda diventa un film
Dalla Papua Nuova Guinea alla Germania, senza aerei. Questa, in poche parole, la storia di Gianluca Grimalda. Dietro, però, si cela molto di più. E ora, a distanza di mesi, a raccontarlo sarà il documentario del regista piemontese Paolo Casalis. Gianluca Grimalda, a ottobre, ha infatti perso il lavoro al Kiel Institute per non andare contro la sua morale, decidendo di far rientro a casa «lentamente». Ossia, prendendo solo traghetti, navi cargo, autobus e treni. E nessun aereo.
Lo scienziato italiano e attivista ambientale, a 51 anni, è diventato dunque il primo lavoratore al mondo a essere licenziato per essersi rifiutato di volare per ragioni legate alla crisi climatica. Domani, venerdì 7 giugno, il documentario sulla sua storia, intitolato Il Ricercatore – Perché ho perso il lavoro per 5 tonnellate di CO2 (Italia, 2024, 71’), di Paolo Casalis verrà proiettato in anteprima mondiale al Festival internazionale CinemAmbiente di Torino. La proiezione – inserita nella sezione Made in Italy – avrà luogo alle ore 21.00 al Cinema Massimo MNC, in via Verdi 18 a Torino. In sala, saranno presenti l'autore e il protagonista, che interverranno per presentare l'opera e per confrontarsi con il pubblico in sala.
Il film è una è una narrazione – quasi sempre in soggettiva, con immagini realizzate direttamente dal protagonista – dell’anno «più travagliato» della vita di Grimalda, ricercatore ambientale al prestigioso Istituto per l’Economia Mondiale di Kiel, in Germania, ma anche attivista ambientale con Scientist Rebellion.
Il documentario
La storia parte dal suo viaggio «a basse emissioni» verso la Papua Nuova Guinea, dove si reca per studiare l’adattamento delle popolazioni locali agli effetti del Climate Change e della globalizzazione. Trentacinque giorni di avventurosi spostamenti – su treni, autobus, tir, taxi, traghetti e navi – dalle montagne dell’Iran ai mercati di Calcutta, passando per i più remoti (e rischiosi) angoli del Pakistan, che gli consentono di risparmiare quasi tre tonnellate di CO2, producendo circa la metà delle emissioni rispetto a un più comodo spostamento in aereo.
Per circa un semestre, Grimalda svolge quindi ricerche sul campo, spostandosi tra remoti villaggi nell’arcipelago di Bouganville, in mezzo all’Oceano Pacifico, fin quando da Kiel gli giunge l’ordine di rientrare in Europa entro pochi giorni. La risposta di Grimalda, frutto di una scelta tanto travagliata quanto coerente rispetto ai propri principi, è però negativa. E gli costa il posto, facendolo diventare il primo lavoratore al mondo licenziato per essersi rifiutato di volare per ragioni legate alla crisi climatica.
Mentre il ricercatore si appresta a ripartire, la vicenda viene ripresa dai media di tutto il mondo, New York Times e The Guardian in testa, e diventa virale, aprendo un dibattito all’interno dell’opinione pubblica globale. Il suo viaggio di ritorno non include alcuno spostamento in aereo, permettendogli di produrre un decimo delle emissioni, andando così a risparmiare cinque tonnellate di CO2.
Di recente un tribunale tedesco ha quindi stabilito che la crisi climatica non rappresenta una motivazione sufficiente per ritardare il rientro sul posto di lavoro, confermando il licenziamento. Grimalda ha però presentato appello, sperando di poter ribaltare le sorti del processo e che il suo possa diventare il primo caso di obiezione di coscienza per motivi climatici.
Il commento del regista: «Folle la scelta di Grimalda, o il comportamento quotidiano delle persone?»
Così commenta Paolo Casalisi, regista e autore italiano classe 1976, che ha realizzato il documentario: «In questo film di viaggio, di avventura, di principi morali individuali e questioni universali c’è indubbiamente qualcosa di folle. Resta però da stabilire se lo sia la storia de “Il Ricercatore” oppure il comportamento quotidiano dei suoi spettatori»
«Grimalda ha scelto di rinunciare a tutto (una carriera e uno stipendio invidiabili, una fidanzata, gli affetti famigliari e un lavoro che amava oltre ogni cosa) per lanciare un segnale di allarme sulle condizioni disperate del nostro Pianeta, per fornire un esempio e, forse, una possibile via d’uscita».
Il regista, confessa di essersi trovato tra le mani una vicenda che si è evoluta e trasformata, anche bruscamente, con il passare dei mesi: «Inizialmente ero rimasto affascinato dalla figura di questo scienziato tranquillo ma determinato e dal suo lungo viaggio a basse emissioni per raggiungere Papua Nuova Guinea. A un certo punto pensavo di avere già in mano una bella storia, ma il “meglio” doveva ancora venire. Ho avuto la fortuna, e la responsabilità, di archiviare i sentimenti, le emozioni, le speranze e le delusioni di un momento così particolare e unico, destinato a diventare pietra miliare nel travagliato rapporto tra l'uomo e l'ambiente».
«Solo la partecipazione entusiasta di Gianluca ha reso possibile la realizzazione di questo documentario. Ha imparato, partendo da zero, come fare riprese video e creare contenuti, dotandosi degli strumenti nonché delle conoscenze tecniche necessarie. Quindi mi ha dato completa fiducia, aprendosi completamente e condividendo tutte le sue esperienze più personali e intime. Con perseveranza, ha realizzato centinaia di ore di girato, conclude Casalis.
Lo stesso Gianluca Grimalda aggiunge: «Mi auguro che la mia storia possa essere in grado di spingere le persone a rendere straordinario ciò che è ordinario nella lotta contro il cambiamento climatico. Io sono pronto a tornare a Papua Nuova Guinea già quest’anno, per continuare il mio lavoro sul campo».