«Il Festival di Locarno ha perso l'occasione per mandare un messaggio di pace»
Il Locarno Film Festival è tante cose, anche tutto ciò che è fuori dal programma ufficiale. Realtà «periferiche», che negli anni si sono integrate a tal punto da essere attese dagli appassionati di cinema allo stesso modo con cui si presenzia a un film in piazza Grande.
Basti pensare al Boccalino d’Oro o al Premio dell’Istituto di Storia e filosofia del Pensiero Contemporaneo (ISPEC) che nel 2023 compie dieci anni. Per quanto il percorso con il Pardo sia sempre stato parallelo e indipendente, quest’anno le visioni sembrano però divergere. E molto.
«Dopo 25 anni ho rinunciato a fare l’accredito a Locarno - dice il direttore dell’ISPEC, Davide Rossi, docente e giornalista - Ormai i festival non aiutano più a capire il mondo; prima, erano un’occasione per imparare a conoscere culture e popoli, ma come possono farlo adesso che i film vengono diretti da registi che vivono tra Parigi, Londra e New York, e da lì, a migliaia di chilometri e senza nessun legame, magari criticano Cina e Russia in pellicole fatte apposta dai produttori che controllano il mercato occidentale?».
Una tra le varie missioni dell’ISPEC, spiega Rossi, è stata proporre film che altrimenti non avrebbero avuto spazio nei vari festival cinematografici: «C’è un conflitto tra unipolarismo atlantico e mondo multipolare, che coinvolge la cultura e l’informazione e che appiattisce la proposta del cinema occidentale, da cui non si impara più nulla», è la tesi di Davide Rossi.
Per l’edizione 2023 del Premio ISPEC, che si svolgerà al Rivellino domani alle 17.30 - preceduto, alle 16, da un dibattito con il consigliere comunale luganese del Partito Comunista Edoardo Cappelletti sulla neutralità svizzera - il film premiato sarà Rachmaninov, della regista russa Elena Gladkova. Un’opera che racconta la vita del grande compositore russo le cui musiche, in qualche caso, dopo l'invasione dell’Ucraina, sono finite sotto accusa. La scelta dell’ISPEC sembra quindi un segnale chiaro.
«Forse è un problema di chi vede ogni cosa che esce dal pensiero atlantista come una provocazione - dice Rossi - Sergej Rachmaninov è uno dei più grandi compositori della storia, spinto da un forte sentimento antifascista e da un profondo legame culturale, affettivo e creativo con la sua terra e capace di vincere le impetuose trasformazioni del Novecento. Mi chiedo perché se l’ISPEC porta un film russo di altissima qualità è visto come politica, mentre la proiezione al Festival di un documentario sul dissidente bielorusso Andrei Sannikov, che anche da Locarno esorta la Svizzera a intervenire contro la Bielorussia, Paese riconosciuto e che intrattiene relazioni diplomatiche con la Confederazione, questo è totalmente normale e diventa un esercizio di libertà di espressione».
La critica verso alcune decisioni dell’organizzazione del Pardo è comunque esplicita, ma l’ISPEC non vuole sentir parlare di controfestival: «La parola contro non ci è mai piaciuta - ribadisce Rossi - Noi abbiamo sempre preferito pensarci complementari al Festival. Loro hanno le «Open Doors», noi le finestre aperte dalle quali vogliamo allargare gli orizzonti. E poi le nostre attività culturali non si concentrano esclusivamente al mondo del cinema, tanto che sarà premiata anche la talentuosa artista Giulia Ferrarese».
Tuttavia, Rossi ha un piccolo appunto sull’assegnazione di alcuni premi, in particolare quello alla carriera al taiwanese Tsai Ming-liang: «Sono convinto che, come nel nostro caso, la decisione sia stata puramente artistica. Ma segnaliamo, simpaticamente, è stato premiato un taiwanese e non un cinese, in un momento storico in cui la Svizzera avrebbe il dovere di mandare segnali distensivi. Sarebbe stato un bello premiare congiuntamente artisti in grado di rappresentare le due Cine: un gesto di pace che avrebbe avuto un significato molto forte, in linea con lo spirito del Festival». Peccato che, anche in questo caso, Rossi dimentichi di sottolineare come la Cina di Xi sia un Paese autoritario (per non parlare della Russia di Vladimir Putin).
Dal Festival, in ogni caso, sono giunti messaggi sociali importanti: ad esempio, quello lanciato dagli attivisti di Renovate Switzerland. «Avrei preferito che sul palco di piazza Grande si fosse parlato di salvaguardare la neutralità elvetica - insiste Rossi - Perché è da lì che parte il confronto libero su qualsiasi tema. Ed è proprio quello che faremo all’ISPEC domani: non abbiamo mai avuto paura delle idee, vogliamo confrontarci senza pregiudizi, nel rispetto di qualsiasi opinione». Magari, e questo lo aggiungiamo noi, distinguendo tra chi muove guerra e chi è chiamato a difendersi.
Nel 2016 premiata allo stesso modo
Non è la prima volta che Elena Gladkova riceve il Premio Ispec. Era già accaduto nel 2016, quando alla regista e scrittrice russa era stato assegnato lo stesso riconoscimento per il film Il Palazzo del Popolo (passato anche a Cannes), una sorta di storia della metropolitana di Mosca, opera costruita all’inizio degli anni Trenta del Novecento e divenuta presto, per la sua monumentalità, una delle maggiori attrattive della capitale russa. La Gladkova, già vicedirettrice generale di Gosfilmfond, l’Archivio nazionale della Cineteca di Mosca, ha ottenuto in questi anni altri riconoscimenti: al Video Festival 2017 di Verona, con La fiaba della neve - un documentario sperimentale sulla vita di uno sciamano di Mosca in armonia con la natura, l’ecologia e la religione -, ha vinto il Premio intitolato a Dino Coltro per la valorizzazione delle tradizioni; al San Giò Video Festival 2022, sempre a Verona, si è aggiudicata invece il Premio per la migliore regia con Non c’è strada per Jorg (Russia 2022), opera nella quale si racconta una comunità della regione di Kaluga, nel Rialto a Sud-Ovest di Mosca, intrecciando la vita quotidiana a riferimenti letterari alti (Dostoevskij su tutti). L’ultimo documentario di Elena Gladkova, come detto nell’articolo a fianco, è Rachmaninov, presentato in anteprima lo scorso luglio ancora al San Giò Video Festival, e racconta la vita del grande musicista e il suo legame culturale, affettivo e creativo con la Russia. Un tema, purtroppo, divenuto oggi molto controverso dopo l’invasione armata delle regioni orientali dell’Ucraina decisa dal capo del Cremlino, Vladimir Putin, a febbraio dello scorso anno.