Ricorrenze

Karate Kid compie quarant'anni

Il 22 giugno del 1984 usciva il film che avrebbe consegnato Ralph Macchio-Daniel LaRusso all'eternità grazie anche ai sequel e alla serie Netflix Cobra Kai
© Shutterstock
Stefano Olivari
22.06.2024 19:45

Karate Kid ha 40 anni, anche se rimarrà adolescente per sempre. Il 22 giugno del 1984 usciva il film, da noi Karate Kid-Per vincere domani, che avrebbe consegnato Ralph Macchio-Daniel LaRusso all’eternità grazie anche ai sequel e a Cobra Kai, la serie Netflix che dal 2018 ripropone molti dei temi di Karate Kid con alcuni degli stessi personaggi e degli stessi attori, ovviamente cresciuti. Ma qual è il segreto di questo franchise uscito dal circuito della nostalgia e riuscito nel miracolo di entrare nell’immaginario collettivo di più generazioni?

Bullismo

Prima di tutto Karate Kid, oltre ad essere fatto benissimo, con i primi tre film girati da un maestro come John Avildsen (Rocky e molto altro), affronta un tema eterno come quello del bullismo, uno di quei temi che riguarda davvero tutti gli adolescenti, che nella migliore delle ipotesi ne sono stati spettatori. Nel 1984 il diciassettenne Daniel si trasferisce insieme alla madre dal New Jersey a Los Angeles e lì viene preso di mira da ragazzi locali, su tutti Johnny Lawrence, che ritroveremo nel film successivo e in versione molto più simpatica in Cobra Kai. Johnny è la stella del locale dojo ed usa il karate anche fuori dalla palestra, soprattutto contro Daniel che ha il torto di interessare alla sua ex fidanzata Ali, l’iconica (protagonista anche nel secondo e terzo episodio di Ritorno al futuro) Elisabeth Shue. Inutile riassumere il resto, ben conosciuto da centinaia di milioni di persone, spesso raggruppate in fan club, ma interessante notare come il discorso bullismo sia centrale anche in Cobra Kai, non più ridotto ad atteggiamento da giovani idioti e/o criminali ma visto anche nella chiave degli adulti che vogliono rimediare ai propri fallimenti attraverso i ragazzi. Certo Karate Kid non è un inno alla violenza né al farsi giustizia da soli, però suggerisce che ci sono situazioni in cui non ci si può sottrarre allo scontro fisico con i bulli. Perché loro si pentono, come anche nel caso di Chozen, ma fuori tempo massimo.

Padri

Altro elemento fondamentale nel mondo di Karate Kid è la figura paterna. Daniel è orfano da tanti anni, figlio unico, con la madre che non ha più fatto entrare figure maschili nella loro vita. Così a Los Angeles nel momento peggiore trova un surrogato di padre nel signor Miyagi, uno straordinario Pat Morita che sarà di ispirazione per tante figure analoghe (il mentore con atteggiamento da maestro saggio, meglio se di origine asiatica e con frasi memorabili, da “Dai la cera, togli la cera” in giù) e che nel primo film insegna la filosofia del karate, prima ancora che le mosse ed i colpi, a Daniel, portandolo all’inevitabile vittoria nell’All-Valley Tournament. In Cobra Kai il tema dei genitori sarà ancora più marcato, per il rapporto di Daniel con i due figli e per quello di Johnny con il suo e con Miguel, sempre in equilibrio sottilissimo fra l’etica alla Miyagi e le necessità concrete della vita quotidiana. Alla fine il grande messaggio di Karate Kid e dei suoi sequel è che i genitori non devono fare gli adolescenti, se davvero vogliono essere credibili. Devono accettare la loro età e il fatto che tutti in ultima analisi siano dei falliti: Daniel con la sua concessionaria di auto e con il suo matrimonio apparentemente perfetto non lo è meno di Johnny che vive di espedienti.

What if

Non c’è dubbio che nel caso di Ralph Macchio e Daniel LaRusso esista un’identificazione totale fra attore e personaggio, al punto che la sua recente autobiografia, Waxing On: The Karate Kid and Me, è di fatto l’autobiografia di Daniel. Ruolo clamoroso per il quale Macchio fu scelto grazie alla sua interpretazione in I ragazzi della 56esima strada (The Outsiders il titolo originale) e preferito ad altri aspiranti di quella grande generazione, da Tom Cruise a Charlie Sheen, da Sean Penn e Nicolas Cage: del resto era un successo annunciato ed il solo primo film nei soli cinema, quindi escludendo homevideo e passaggi televisivi, ha incassato l’equivalente di quasi 400 milioni di dollari attuali, a fronte di costi di produzione che attualizzati sarebbero di 25 milioni. Tutti ultraventenni per interpretare un diciassettenne, e del resto funzionava così anche per le donne, visto che la ventenne Shue fu preferita alla ventunenne Demi Moore. Karate Kid sarebbe stato la stessa cosa con la faccia di Tom Cruise? È una domanda che ha cittadinanza e che si può anche ribaltare visto che dopo il terzo film Macchio è scomparso dai radar per quasi trent’anni. Quanto a Miyagi, non sarebbe stato la stessa cosa con un mostro sacro come Toshiro Mifune, che nemmeno parlava inglese, mentre Morita era nato in California. Fra l’altro lui compare, a differenza di Macchio, in quello che chiamiamo Karate Kid 4 (in realtà The Next Karate Kid), in cui fa più o meno la stessa parte ma a combattere è una Hilary Swank agli inizi.

Futuro

Cobra Kai non muore mai, questo il motto del dojo rimesso in piedi da Johnny prima che se lo riprenda Kreese, uno dei cattivi ma con qualche motivo per esserlo, anche questo uno dei tratti distintivi della saga di Karate Kid. Non muore mai perché dopo cinque film, c’è anche quello decisamente minore del 2010 (protagonisti Jaden Smith, icona non binary ma soprattutto figlia di Will Smith, e Jackie Chan come pseudo Miyagi), tanti videogame e Cobra Kai che è arrivato alla sesta stagione (si parte dal prossimo 18 luglio su Netflix), è allo studio un nuovo film con uscita nel maggio 2025, dove protagonista sarà ancora Macchio ma quasi certamente senza gli altri di Cobra Kai e invece con Jackie Chan, recuperato dal film del 2010. Per quel poco che si sa un’operazione senz’anima, diversamente da Cobra Kai, giusto per sommare diverse fanbase e rimescolare il tutto. Ma nemmeno l’ossessione di Hollywood per il franchise riuscirà a togliere a Karate Kid la freschezza e la capacità di parlare a tutti gli adolescenti di ieri, di oggi e di domani.