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Locarno, un weekend da Bollywood: migliaia di fan a caccia di Shah Rukh Khan

Tra emozioni e isterismi per l'arrivo della star indiana, il racconto di uno degli eventi più incredibili della storia recente del Locarno Film Festival
©JEAN-CHRISTOPHE BOTT
Mattia Sacchi
11.08.2024 23:36

Secondo Bharata, una divinità della religione induista, le sthāyibhāva sono le «otto emozioni di base condivise da tutti gli esseri umani»: «rati» (passione d’amore), «hāsa» (ilarità), «śoka» (dolore), «krodha» (ira), «utsāha» (forza morale), «bhaya» (paura), «jugupsā» (disgusto) e «vismaya» (stupore). Le quali a loro volta producono dei «rasa», che possiamo definire come il gusto nello spettatore di provare le succitate emozioni di fronte alla bellezza estetica di una performance teatrale o, per arrivare ai nostri tempi, cinematografica.

È chiaro che una cultura come quella indiana, che si è sviluppata nei secoli indagando sul legame tra l’uomo e le proprie emozioni veda la sua perfetta rappresentazione nei film di Bolliwood, fatti di storie che passano in pochi minuti dal tragico all’umoristico, sfociando nell’amore più viscerale.

Emozioni talmente amplificate che in fondo sono il riflesso di quanto visto in questo weekend locarnese «caldo proprio come la mia India», come ha sottolineato scherzosamente Shah Rukh Khan, il «colpevole» di questo isterismo di massa. Migliaia di fan dell’»imperatore di Bolliwood», fresco vincitore del Pardo alla Carriera Ascona-Locarno Turismo («prossima volta scegliete un nome più corto», ha dichiarato sorridente sul palco l’attore indiano, ndr), si sono infatti messi sulle sue tracce, con scene che difficilmente si sono viste al Locarno Film Festival.

«Tante persone non capiscono che è come se in Ticino fossero arrivati Leonardo Di Caprio e Brad Pitt insieme – spiegano due sorelle luganesi di origini indiane -. Siamo da questo pomeriggio di fronte al red carpet perché non vogliamo perdere quest’occasione unica di vedere da vicino una star del suo calibro». No, le due ragazze non stanno affatto esagerando: per intenderci, la leggenda dei talk show David Letterman ha realizzato per Netflix degli speciali dove ha intervistato 30 delle più importanti personalità al mondo: tra di loro c’era appunto Shah Rukh Khan. Ma cosa lo rende così popolare? «Ha recitato in oltre 70 film, alcuni dei quali dei veri capolavori del cinema indiano – spiega un ragazzo argoviese, anch’egli di fronte alle transenne del tappeto rosso -, rinnovandosi sempre negli anni: all’inizio era il bello e impossibile, poi con gli anni ha interpretato ruoli più profondi e altri autoironici. Ma soprattutto sembra una brava persona, sempre impegnato nel volontariato e nelle cause sociali».

Vestita di tutto punto con uno splendido sari, una donna dai capelli castano chiari annuisce. «Confermo che Shah è una persona splendida anche dal vivo», spiega. Scopriamo che si chiama Rafaela Tanner ed è una coreografa e danzatrice ginevrina che vanta diverse apparizioni nei film di Bolliwood. «In un viaggio in India ho scoperto questo mondo e me ne sono immediatamente innamorata. Tanto che da anni sono impegnata a promuovere i film e le danze indiane in Svizzera: in particolare organizzo ogni anno dei flash mob a Ginevra, a cui partecipano centinaia di persone». Non solo indiane, ma anche svizzere: «È un cinema totalmente diverso dai canoni occidentali, dove alcune scene sembrano inverosimili. Ma appassiona perché in quei film si cerca di esplorare i nostri sentimenti, toccando la nostra anima nel profondo. Anche senza capire le parole, attraverso il linguaggio universale della danza e della musica: paradossalmente, come coreografa la grande difficoltà è proprio quella di tradurre e interpretare i testi delle canzoni per renderle coerenti al ballo, facendo in modo che le tante persone coinvolte nella coreografia riescano a trasmettere quella precisa emozione a tutti attraverso la bellezza estetica della performance, indipendentemente dalla propria provenienza e conoscenza della lingua. Non è un caso che sempre più svizzeri, e in generale europei, siano fan dell’universo bollywoodiano».

Tuttavia, per quanto fossero davvero tanti gli svizzeri accorsi sabato in Piazza Grande e di fronte al GranRex ieri pomeriggio per la conversazione con Shah Rukh Khan, con il centro città blindato, la presenza di indiani a Locarno è stata impressionante. «Sono venuta da Mumbai solo per assistere a questo evento – racconta una ragazza, anche lei in sari e in paziente attesa di fronte al palco poco prima della serata ufficiale in piazza -. Sinceramente non ho neanche idea del film che sarà proiettato e per il quale, tecnicamente, ho comprato il biglietto». Non solo c’è da crederle, non è stata neanche l’unica ad aver la stessa idea della giovane: dopo la consegna del premio a Khan, si è visto un vero e proprio esodo di persone da Piazza Grande. Dove sono andati è stato facile scoprirlo: in via Famiglia Trevani, dall’altra parte del red carpet per aspettare il loro idolo e vederlo un’ultima volta, prima di salire in auto e tornare in hotel. Lo si è potuto intuire dalle loro urla, che hanno reso surreali i primi minuti della visione di Mexico ’86, il film bellamente ignorato dalla nostra interlocutrice. Quel surrealismo passionale, talvolta isterico, che in fondo caratterizza non solo Bollywood ma anche i suoi seguaci, proprio perché affini al quel modo di vivere le emozioni.