No, Jonathan Glazer non si è distanziato dal suo essere ebreo agli Oscar
Ne abbiamo parlato. Se ne continua a parlare. Il discorso di Jonathan Glazer, vincitore dell'Oscar per la miglior pellicola straniera con La zona di interesse, ha scatenato le reazioni più disparate. E contrastanti. «Il nostro film mostra dove porta la disumanizzazione nella sua forma peggiore» ha detto il regista. «Siamo qui come uomini che rifiutano il fatto che la loro ebraicità e l’Olocausto vengano travisati da un’occupazione che ha portato al conflitto così tante persone innocenti. Che siano le vittime del 7 ottobre in Israele o dell’attacco in corso a Gaza». Parole forti, anzi fortissime.
La zona d'interesse, per chi non l'avesse visto, è un film – particolarmente duro – che parla proprio dell'Olocausto. La trama, brevemente: Rudolf Höss, comandante del campo di concentramento di Auschwitz, sua moglie Hedwig, i loro cinque figli e altri personaggi trascorrono la propria quotidianità all'interno della cosiddetta area di interesse – Interessengebiet – di circa 25 miglia attorno al campo, volutamente ciechi all'orrore che si sta consumando al di là del muro che li divide. È duro perché mostra allo stesso tempo l'indifferenza e l'abitudine al dolore.
Il discorso di Glazer, cineasta britannico di religione ebraica, ha suscitato subito reazioni negative. Anche se, va detto, sulle prime molti portali non hanno riportato per intero le parole del regista o, ancora, le hanno decontestualizzate. Alcuni, erroneamente, hanno ad esempio interpretato l'appello di Glazer come un rifiuto, da parte sua, del suo essere ebreo. Chris Hayes, conduttore di MSNBC, ha subito corretto la moltitudine di persone che, sui social, stava citando in maniera sbagliata Glazer: «Ho visto diverse persone dire questo sul discorso di Glazer, ed è chiaramente sbagliato» ha postato Hayes su X insieme alla citazione completa di Glazer. Quindi, in un post successivo, ha aggiunto: «È stato formulato in modo un po' goffo, ma sta chiaramente dicendo che rifiuta che la sua ebraicità venga travisata. Non sta confutando la sua ebraicità».
Ciononostante, molti utenti israeliani ed ebrei di spicco, sempre su X, hanno criticato Glazer per i suoi commenti. Michael Freund, un attivista politico israeliano già vice direttore delle comunicazioni sotto il primo ministro Benjamin Netanyahu negli anni Novanta, ha usato toni piuttosto duri: «Jonathan Glazer è un ebreo che odia se stesso che sfrutta l'Olocausto per attaccare Israele in pubblico alla cerimonia degli Oscar». Lo stesso ha fatto l'opinionista di Newsweek Batya Ungar-Sargon: «Semplicemente, non riesco a comprendere il marciume morale nell'anima di qualcuno che lo porta a vincere un premio per un film sull'Olocausto e, con la piattaforma che gli è stata data, ad accettare quel premio dicendo: ''Siamo qui come uomini che rifiutano la loro ebraicità''». Dello stesso tenore il post di Abraham Foxman, direttore emerito della Anti-Defamation League: «Sono contento che La zona d'interesse abbia vinto il premio come miglior film internazionale agli Oscar, ma come sopravvissuto all'Olocausto sono scioccato che il regista abbia schiaffeggiato la memoria di oltre un milione di ebrei morti perché ebrei annunciando di negare la sua ebraicità. Si vergogni». Il post di Foxman, tuttavia, ha ricevuto una cosiddetta nota della comunità per aver decontestualizzato la citazione di Glazer.
Altro giro, altri commenti privi del necessario contesto. Il giornalista conservatore John Podhoretz ha scritto: «Dicendo che confuta la sua ebraicità sul più grande palcoscenico del mondo cinque mesi dopo l'attacco a Israele, Jonathan Glazer si è immediatamente trasformato in uno dei cattivi storici dell'ebraismo». Ben Shapiro, convinto sostenitore della campagna militare israeliana a Gaza, non ha perso tempo ad attaccare Glazer, scrivendo su X: «Ne La zona di interesse di Jonathan Glazer non si vede un solo ebreo. Quelli sono gli ebrei migliori, secondo Glazer: le vittime senza volto che urlano in lontananza. Ironia della sorte, è lui il cattivo: raccoglie premi dai corpi di quegli anonimi ebrei morti, mentre ignora quelli vivi che vengono massacrati nella striscia di Gaza da assassini genocidi».
Tra una marea di risposte a Ungar-Sargon, Yonah Lieberman – cofondatore di IfNotNow, un gruppo ebraico americano che si oppone all'occupazione israeliana della Cisgiordania e della Striscia di Gaza – ha invece scritto, in difesa di Glazer: «Stai mentendo su ciò che hanno detto aggiungendo un punto nel mezzo della loro frase. Volevano chiaramente dire che confutano il modo in cui la loro ebraicità è stata travisata. Dovresti essere una giornalista». Ancora Lieberman: «Quasi tutti coloro che hanno distorto le parole di Glazer sono pure loro ebrei. Riuscite a immaginare un altro gruppo minoritario così disposto a mentire su uno dei suoi per sostenere uno status quo in cui un etnostato può uccidere impunemente donne e bambini?».
Glazer ha pure ricevuto il sostegno dei colleghi registi di Hollywood. Boots Riley, regista ebreo-americano, è stato uno degli importanti colleghi di Glazer che ha postato sui social il suo sostegno domenica sera. «Saluto Jonathan Glazer. Non solo per aver parlato contro le atrocità di Gaza e per aver detto che il suo film riguarda i giorni nostri, ma ieri sera ho finalmente visto La zona d'interesse».