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Creedence Clearwater Revival, gli operai del rock

Un volume enciclopedico sulla leggendaria band californiana
Un gruppo da leggenda.
Sandro Monti
04.03.2019 06:00

I Creedence Clearwater Revival conobbero il loro momento di splendore tra il 1968 e il 1972. La band rappresentò la quintessenza del rock’n’roll, come evidenziato nella quarta di copertina del libro di Maurizio Galli e Aldo Pedron, Born on the Bayou. La storia dei Creedence Clearwater Revival (edizioni Arcana). Negli anni a cavallo fra i ’60 e i ’70, la band, un gruppo atipico sia musicalmente sia filosoficamente, interpretò l’ala moderata del San Francisco sound. Il loro stile musicale nacque quando esplose il fenomeno hippie e in California si diffuse, sulla scia di gruppi come Jefferson Airplane e Grateful Dead, la tendenza all’acid rock e alla psichedelia. I Creedence Clearwater Revival seppero sottrarsi a questi influssi riprendendo motivi appartenuti al country e rielaborandoli in chiave rock.

Incomprensibilmente, nessuno aveva pubblicato finora, in Italia, una biografia esaustiva sul gruppo, lacuna colmata adesso, grazie a questo pregevole volume che copre praticamente ogni aspetto dedicato alla storica band californiana e contiene «tutto quello che avreste voluto sapere sul gruppo... e anche quello che non sapevate di voler sapere» (Franco Zanetti, Rockol.it). Migliaia di nozioni, tonnellate di informazioni reperite in libri, giornali, fanzine e con ricerche puntigliose su Internet. La quantità di materiale, la ricchezza delle testimonianze dirette e indirette è vastissima e dettagliata. Con l’aiuto di questa voluminosa «enciclopedia», possiamo finalmente partire alla scoperta di una delle band più influenti e amate di sempre che ha impresso il proprio marchio di fabbrica al sound della West Coast. La loro musica è una miscela di rock, blues e country che spazia dal Mississippi alle paludi della Louisiana, tingendo di black il rock’n’roll degli stati del Sud per tuffarsi nelle acque della baia di San Francisco. Il rock operaio, «blue collar», di Bob Seger, John Mellencamp e Bruce Springsteen deve molto alla loro interpretazione della cosiddetta musica Americana. Siamo di fronte ad un rock stradaiolo, basato su arrangiamenti lineari, ritmi serrati e refrain incalzanti su cui svettano la voce ruvida e grintosa di John Fogerty, principale compositore del gruppo, e i riff incisivi e taglienti delle chitarre.

Torniamo al libro: ogni dettaglio della storia del gruppo viene analizzato con precisione enciclopedica, dalla biografia vera e propria alle schede dei singoli album, dalla strumentazione utilizzata da ogni componente della band alla discografia dettagliata ed alle collaborazioni, dalle cover italiane ai brani apparsi nei film, dalle classifiche di vendita all’elenco di tutti i concerti e festival cui i CCR hanno partecipato (bootleg compresi), dalle interviste a Doug Clifford, Stu Cook (rispettivamente batterista e bassista), Jeff Fogerty (figlio di Tom, il fratello maggiore di John Fogerty), Jake Roher (il factotum del gruppo) e Russ Gary (ingegnere del suono) ai saggi di Michele Dal Lago (Southern Proletarian – John Fogerty e il rock operaio nell’America degli anni Sessanta) e di Milo Bandini (Song for everyone – CCR Legacy). Non dimentichiamo poi il ricco apparato bibliografico, che comprende un intero capitolo di curiosità ed aneddoti.