Da oggi su Netflix il nuovo film di Spike Lee

Un «buddy movie», un thriller, un sermone, ma anche uno sguardo lucido sulla storia dei neri d’America, i suoi eroi e i suoi profeti. Tutto questo è l’ultimo film di Spike Lee: Da 5 Bloods- Come fratelli, in uscita da oggi su Netflix, mentre nelle città americane la protesta dei neri (ma non solo) non si placa e la società si spacca tra chi chiede maggiore giustizia per i «black citizens» e chi invoca la polizia e l’esercito in nome dell’ordine.
Periodo agitato
Il film ci catapulta nell’atmosfera agitata degli anni 1960–1980 e nella guerra in Vietnam attraverso una sorta di prologo, un interessante montaggio di materiali d’epoca: dalle fotografie di soldati in stile Full Metal Jacket, ai tanti filmati di episodi salienti e drammatici delle cronache di allora. Vediamo Cassius Clay, divenuto Muhammad Alì, dichiarare il suo rifiuto ad arruolarsi per combattere in Vietnam: «La mia coscienza mi vieta di sparare a un fratello, o a gente povera dalla pelle più scura, affamata, per la grande e potente America. Sparargli perché? Loro non mi hanno chiamato negro, né mi hanno linciato. Non mi hanno sguinzagliato dietro i cani, né cercato di privarmi della mia nazionalità».
La luna e i profeti
Ci sono le immagini dell’Apollo 11 e dello sbarco sulla luna, («Un piccolo passo per l’uomo un grande passo per l’umanità»), e frammenti dei discorsi di Malcom X; di Martin Luther King strenuo oppositore della guerra in Vietnam; di Angela Davis; di Bobby Seale. Vediamo la protesta degli atleti neri alle Olimpiadi di Mexico City nel 1968; gli omicidi a sangue freddo perpetrati dai Viet Cong; i bombardamenti americani al Napalm sul Vietnam; studenti bianchi uccisi in una manifestazione a Oklahoma City; giovani attivisti neri uccisi dalla polizia e dal Ku Klux Klan nello Stato del Mississipi.
L’ultima missione
Un repertorio di volti e d’immagini familiari anche a Paul (Delroy Lindo), Otis (Clarke Peters), Eddie (Norm Lewis), e Melvin (Isiah Whitlock Jr.), i protagonisti del film, ex commilitoni, quattro «fratelli» che dopo cinquant’anni, invecchiati, ma non domi, tornano a Saigon-Ho Chi Minh City per un’ultima missione: riportare a casa Norman (Chadwick Boseman), il quinto nero della «famiglia» che non ce l’ha fatta, ed è sepolto dove è caduto, in una radura vicino alla giungla. Lo chiamavano «Storming Norman» perché era una forza della natura, il loro mentore, il collante della loro amicizia, la loro àncora di salvezza nei momenti difficili. Lui aveva fatto scoprire agli altri la consapevolezza e l’orgoglio di essere neri, ma anche la voglia di fare qualcosa per la loro gente per attutire la rabbia di sentirsi ancora e sempre «neri carne da macello», come era stato nella Seconda guerra mondiale e ancor più in Vietnam. Così, se per Norman c’è una degna sepoltura ad Arlington, per onorare il suo pensiero c’è una cassa di lingotti d’oro nascosta, da riportare in patria e spendere per la causa. Ma i loro sonni di veterani, sono disturbati dai fantasmi e dai molti segreti di quella sporca guerra, così la loro volontà vacillerà sotto il peso dell’oro e del desiderio di un giusto risarcimento per una vita difficile.
In Da 5 Bloods l’etica, la politica, la Storia, formano lo sfondo ideale sul quale si muovono i protagonisti emblematici di Spike Lee, tra i quali Norman il «santino», e il suo opposto: Paul la «testa calda», oggi un attivo sostenitore di Trump (soprannominato Agent Orange). Arricchito da una pletora di personaggi simbolici come ex colonialisti francesi buoni e cattivi, trafficanti come M. Desroche (Jean Reno), filantropi, mercenari vietnamiti, amanti e figli ritrovati, Da 5 Bloods è uno sberleffo a Sylvester Stallone e al suo Rambo; è un film d’azione che ricorda Il tesoro della Sierra Madre e una efficace parabola alla Spike Lee che stempera il suo moralismo nella bravura di Delroy Lindo, torturato Amleto con la sua tragica verità.