Dumini confessa di aver organizzato il rapimento e l'assassinio di Matteotti

Un colpo di scena nel delitto Matteotti?
Dumini avrebbe agito di sua iniziativa
Roma, 9 – Intorno alla pretesa confessione del Dumini e al fatto nuovo per il delitto Matteotti, il Sereno pubblica: «Amerigo Dumini, il capo della spedizione contro il deputato unitario, avrebbe incominciato a parlare e, con la sua confessione, distruggerebbe tutta la rete intessuta intorno ai mandanti. Egli agì per suo conto e per sua iniziativa e non per incarico di alcuno, quindi come primo passo egli metterebbe fuori causa i mandanti Cesare Rossi, Marinelli e Filippelli. Causale del delitto, che poi non doveva essere un delitto non sarebbe stato nè il movente affaristico, nè una ragione di partito».
La confessione del Dumini
«Il Dumini avrebbe affermato di aver attinto dalle sue investigazioni a Parigi che il delitto di cui rimase vittima il segretario di quel Fascio italiano, Nicola Bonservizi, era stato organizzato in Italia, e che l’on. Matteotti doveva sapere qualche cosa. Di qui l’idea di sequestrare il deputato e costringerlo a parlare.
Radunò a Roma i suoi amici più fidati e mentre nessuno dei suoi capi sospettava di nulla, egli si accinse alla impresa. Il 10 giugno, alle 16, Matteotti fu preso al lungo Tevere Arnaldo da Brescia, e cacciato nell’automobile. Nella macchina erano quattro persone e la vittima. Egli era al volante solo, senza nessuno accanto, e si era assunto il compito di pilotare la macchina, che lanciò subito a corsa folle. Passato il Ponte Milvio, mentre imboccava la via Flaminia, volle guardare nell’interno della macchina. Scorse così l’on. Matteotti, piegato sulla sinistra, che non dava più segni di vita. Una bava rossastra colava ancora dalla bocca, scendendo all’interno della giacca, che era abbandonata sulle ginocchia. Fu rapidamente informato che nella colluttazione uno dei quattro, per impedire al deputato unitario di urlare, gli aveva messo la giacca intorno al capo, stringendolo fortemente e riducendolo all’impotenza. Ma dopo qualche minuto, avendo constatato che la vittima cedeva, la liberò dalla stretta. Nello stesso momento Matteotti esalava l’ultimo respiro, in seguito a violenta emottisi.
Dumini non avrebbe detto nulla ancora del come il corpo di Matteotti fu poi sottratto alle ricerche. Egli cita un fascista che aveva messo a parte dello accaduto e che interrogato avrebbe confermato la versione. Si ricorda che all’atto dell’arresto gli furono trovate addosso 2300 lire di residuo di una somma di lire 5000 che egli era riuscito a farsi versare dal comm. Marinelli con l’intenzione di allontanarsi dall’Italia, senza però dire nulla al Marinelli di quanto era accaduto.
Lugano - In Fascio
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