Musica

Eros Ramazzotti e Joss Stone ammaliano piazza Grande

Martedì sera si è chiusa la prima parte di Moon&Stars con due intense esibizioni a base di soul e pop italiano
© KEYSTONE/Ti-Press/Massimo Piccoli
Mauro Rossi
19.07.2023 17:44

Quello tra Eros Ramazzotti e la Svizzera è un rapporto che dura da quasi quarant’anni. E non solo a livello sentimentale (ci riferiamo in particolare alla lunga storia d’amore con la ticinese Michelle Hunziker) ma anche artistico. È stato infatti nel nostro Paese che alla metà degli anni Ottanta iniziò quella parabola internazionale che ne ha fatto l’autentico simbolo del pop italico all’estero, e da allora la Svizzera e il Ticino (dove debuttò nell'estate 1985 a Lugano) hanno occupato un posto particolare all’interno dei suoi tour. Soprattutto la piazza Grande di Locarno, sul cui palco salì la prima volta esattamente trent’anni fa – era il 26 settembre 1993 - e dove è poi tornato con grande regolarità e immutato successo. Cosa avvenuta anche martedì sera, nel suo quinto Moon&Stars che ha accolto l’artista romano con il consueto bagno di folla, da lui ricambiato con una performance al solito perfetta dal profilo scenografico e musicale durante la quale ha passato in rapida rassegna il suo repertorio partendo dalle cose più recenti (Battito infinito che dà il titolo al suo ultimo album e al relativo «World Tour», Gli ultimi romantici e Sono in cui duetta virtualmente con Alejandro Sanz) per poi andare a ritroso nel tempo e rileggere alcuni dei brani che hanno maggiormente segnato il suo repertorio, ivi compresi alcuni duetti in cui sono state le due coriste Monica Hill e Roberta Gentile a rimpiazzare, senza troppi rimpianti, le interpreti originali. Il tutto in un’atmosfera di grande festa, con Eros che, nonostante qualche chilo di troppo, si muove egregiamente sul palco, scherza con il pubblico e i propri musicisti, si diletta con discreto profitto alla chitarra elettrica (anche se il suo assolo in Se bastasse una canzone non è stato esente da un paio di steccate…), si produce pure in un paio di divertenti citazioni (la versione quasi «urban» di Terra promessa che si trasforma in A me me piace ‘o blues di Pino Daniele e Un’altra te che diventa No Woman No Cry di Marley) e, soprattutto, non tradisce dal punto di vista vocale fino al gran finale di Fuoco nel fuoco, Cose della vita e i «bis» Un attimo di pace e Più bella cosa in cui idealmente abbraccia quel pubblico elvetico, che, come ripetuto a più riprese, ama moltissimo in quanto «cresciuto con me e dunque parte fondamentale del mio essere artista».

Joss Stone tra il pubblico di piazza Grande. © CdT/Mauro Rossi
Joss Stone tra il pubblico di piazza Grande. © CdT/Mauro Rossi

Ma la penultima serata di Moon&Stars in piazza Grande (da oggi la rassegna prosegue infatti solo sul palco ridotto, dove stasera suonerà Remo Forrer, svizzero all'Eurosong 2023, prima dell’evento conclusivo, sabato con i Placebo) non è stata solo Ramazzotti. Prima del suo arrivo la scena è stata monopolizzata dalla splendida voce di Joss Stone che, a soli 36 anni può permettersi il lusso di festeggiare i vent’anni di carriera. «20 Years of Soul» è infatti il titolo del concerto con cui l’interprete britannica ha ammaliato la piazza con la sua grazia, la sua dolcezza, la sua empatia che si sposa con una voce potente e una grande presenza scenica messe al servizio di un repertorio che non pesca solo tra i suoi successi ma anche tra grandi classici del soul, del funk e del reggae, genere a cui ha dedicato un ampio segmento del suo show con un lungo medley di classici. Non sono inoltre mancati momenti di grande dialogo con il pubblico (specie quando sulle note di Super Duper Love è scesa dal palco e si e immersa tra la folla a cantare) e grandi prove interpretative come quando si è prodotta in una versione di Piece of My Heart che non ha fatto rimpiangere né Janis Joplin né l’originale di Erma Franklin o quando, richiamata a forza sul palco ha chiuso da vera regina del soul la sua performance con una potente versione di Some Kind Of Wonderful dei Soul Brothers Six (e dei Grand Funk Railroad…).