Evviva la guerra e chi la sa far, evviva la guerra perché è un toccasana
La Nota
Hanno sequestrato l’Impero di Roma perchè ha pubblicato che per sanare completamente l’Italia ci vuole una guerra. Perchè sequestrare? In fondo si tratta di una teoria. La teoria del dottor Balanzone, secondo la quale, per guarire la nevralgia, bisogna amputare la testa, per far passare il dolore ad un callo è utile tagliare il piede, per far scomparire un foruncolo sulla mano bisogna amputare il braccio e così via.
L’Impero vuole la guerra; questo lo cantano anche i coristi della Forza del Destino: «Evviva la guerra, evviva la guerra!». Ed anche i coristi della Norma cantano: «Guerra! Guerra!». Con questo di differenza, che i coristi, dopo aver inneggiato alla guerra, vanno pacificamente al prossimo bettolino a mangiare un piatto di spaghetti, innaffiato con un fiaschetto di Chianti, e così la guerra cantata in coro non fa male a nessuno.
Mentre quelli dell’Impero la guerra la vogliono sul serio: con fucili, cannoni, ambulanze, feriti, morti, spie, pescicani, bollettini di guerra, giornalisti, frottole ecc. ecc.
La guerra contro chi? Questo non conta per i professionisti della guerra; un nemico, magari d’occasione, magari fabbricato all’ultimo momento (Bismarck se l’era fabbricato in due minuti con un modulo di telegramma), lo si trova sempre, basta che ci sia la buona volontà, il resto vien da sè.
I giornalisti dell’Impero trovano che la guerra è il toccasana per l’Italia. Qualunque cosa può essere il toccasana; a seconda del modo di vedere, anche la morte qualche volta è un meraviglioso toccasana.
I giornalisti dell’Impero dovrebbero fare una bella cosa per valorizzare le loro teorie che, a quanto assicurano i competenti, hanno molto corso nei manicomi e nelle case di salute per malattie mentali: indire un referendum fra le madri, le spose, i figli che hanno avuto nell’ultima guerra un congiunto o ucciso o morto per malattia, o ferito o mutilato, fra tutta la gente che per la guerra ha sofferto perdite catastrofiche, toccato disgrazie spaventose, per sentire se la guerra è proprio quella cosa così deliziosa, così piacevole, così divertente che pare ai redattori del giornale romano, che ha fra le sue aspirazioni minime l’annessione all’Italia del mondo della Luna.
In caso affermativo, siamo tutti disposti a metterci a cantare in coro coi coristi della Forza del Destino e coi redattori dell’Impero: «Evviva la guerra e chi la sa far» (stando a casa).
Gavroche
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