Ezio Bosso, un’esistenza consacrata alla musica

Pianista, compositore, direttore d’orchestra, Ezio Bosso ha commosso tutti con la sua contagiosa voglia di vivere. Era nato a Torino il 13 settembre del 1971 e aveva studiato composizione e direzione d’orchestra all’Accademia di Vienna arrivando a condurre alcune delle più importanti orchestre internazionali come la London Symphony, The London Strings, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino e quella dell’Accademia della Scala.
Ha composto musica classica, colonne sonore per il cinema (per Io non ho paura di Salvatores, per Rosso come il cielo di Bortone), per il teatro (per registi come James Thierrée) e la danza (per coreografi come Rafael Bonchela), fino a impegnarsi in sperimentazioni con i ritmi contemporanei. Dal 2011 conviveva con una malattia neuro degenerativa progressiva. Si esibiva con il suo «amico» pianoforte gran coda Steinway & Son della collezione Bussotti – Fabbrini, appositamente preparato sulle specifiche del musicista da Piero Azzola, e utilizzava uno sgabello versatile e di supporto, chiamato «12», nato dalla collaborazione con l’architetto Simone Gheduzzi di Diverse Righe Studio.
La notte di Sanremo
Il 10 febbraio del 2016 si esibì al Festival di Sanremo di quell’anno rivelandosi a un pubblico molto più vasto e da allora la sua musica e la sua straordinaria vitalità avevano conquistato un nuovo e molto più vasto pubblico. Era un artista colto, raffinato, un compositore moderno prima che un esecutore, lontano, quindi, dai gusti del grande pubblico del pop, quel pubblico che lo ha scoperto in pochi minuti e si è immediatamente innamorato di lui. Presentava The 12 rooms, quelle dodici stanze musicali che racchiudono tutta la sua estetica: «Questi brani, come sempre nelle mie scelte, rappresentano un piccolo percorso meta narrativo. C’è una teoria antica che dice che la vita sia composta da dodici stanze, nessuno può ricordare la prima stanza perché quando nasciamo non vediamo, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo. E quindi si può tornare alla prima. E ricominciare». E Bosso, purtroppo, ha raggiunto quell’ultima stanza troppo presto, a soli 48 anni. Poco prima si era ritirato dai concerti, annunciando che non era più in grado di esibirsi al pianoforte. Restava la direzione d’orchestra, ma aveva ammesso che, probabilmente, non avrebbe mai potuto essere sul podio per condurre le pagine che stava scrivendo.
A life in music è il box definitivo realizzato da Sony Classical, con gli album realizzati tra il 2004 e il 2020. Una retrospettiva in 21 CD, ricchi di inediti, che vuole riportare l’attenzione sulla musica che Bosso ha lasciato, sia le sue composizioni che le prove come direttore e musicista. Per gli appassionati è un dono preziosissimo.