Facebook e il metaverso: una scommessa (per ora) persa
Il metaverso sarà il futuro di Facebook, ma certo non è il presente. Ha avuto grandi riscontri mediatici, dietro la modica spesa di 10 miliardi di dollari, ma al momento non ha prodotto niente di concreto per l’azienda di Mark Zuckerberg. Con il fondatore e amministratore delegato che nei giorni scorsi se l’è presa con la congiuntura economica, sulla scia di Elon Musk. Ma cosa sta succedendo a Meta Platforms, come dallo scorso ottobre si chiama Facebook, uscita dalle prime dieci aziende del mondo per capitalizzazione?
Meno ingegneri
In una conferenza interna a Meta, il cui contenuto è stato rivelato dal New York Times, Zuckerberg ha detto che per il gruppo di Menlo Park stanno arrivando tempi duri: «Dobbiamo affrontare la peggiore contrazione economica della storia recente e quindi dovremo ridimensionarci». Perché i grandi imprenditori non licenziano, loro ridimensionano. E come? «Penso che alcuni di voi potrebbero decidere che questo posto non fa più per loro, è autoselezione. Ci sono tante persone che non dovrebbero essere qui». Con grande nonchalance Zuckerberg ha poi spiegato che in ogni caso i 77.800 appartenenti al mondo Meta dovranno lavorare di più con meno risorse, e che i criteri di valutazione del loro operato saranno rivisti (forse dal megadirettore naturale di Fantozzi). Chissà quanti dipendenti di Meta avranno voglia di "autoselezionarsi", i tagli comunque partono dal futuro perché la previsione per il 2022 dell’assunzione di 10.000 ingegneri per l’operazione Metaverso è già stata tagliata del 30%. Il tutto in un contesto economico difficile, come ha spiegato Zuckerberg, ma con un mercato del lavoro statunitense vicino alla piena occupazione. Insomma, che Facebook inviti le persone ad andarsene è una notizia anche nel felpato mondo tech, quello preso in giro nella geniale serie televisiva Silicon Valley.
Meno investimenti
Va detto che il mondo tech, fra i pochi veri beneficiari della pandemia insieme alle aziende farmaceutiche e qualche politico astuto, nel post Covid (ammesso che sia iniziato) si è molto ridimensionato e a Facebook-Meta è andata peggio che ad altri. Per il megainvestimento sul Metaverso, certo, che lo stesso Zuckerberg ha definito scommessa, ma anche per un calo degli introiti pubblicitari a causa di aziende che investono meno, consumatori che consumano meno e anche colpi bassi della concorrenza, come le modifiche alla privacy da parte di Apple, che hanno drasticamente ridotto la quantità di dati elaborabili e vendibili da Facebook e Instagram: un danno quantificabile in almeno 8 miliardi di mancati introiti. Con la situazione che potrebbe addirittura peggiorare, se Google seguirà la stessa strada con il suo Android. E togliamo pure il ‘se’, visto che Alphabet-Google ha già annunciato che lo farà: si parla di 3 smartphone su 4 fra quelli esistenti nel pianeta.
Stop alla lavanderia gratuita
A febbraio, dopo un report finanziario negativo, le azioni di Meta hanno perso il 26% in un solo giorno, 230 miliardi di dollari bruciati dalla sera alla mattina, anzi dalla mattina alla sera. Poche cifre: a settembre del 2021 la capitalizzazione superava i 1.000 miliardi di dollari, adesso siamo in zona 433. Undicesimo posto globale, mentre scriviamo queste righe dietro ad Apple (2.248 miliardi, quasi il quintuplo), Saudi Aramco, Microsoft, Alphabet, Amazon (la più piccola fra quelle sopra i mille miliardi), Tesla, Berkshire Hathaway, UnitedHealth, Johnson & Johnson e Tencent. E come spesso avviene, anche in settori molto lontani dal tech, la paura portata da grosse perdite ha indotto i dirigenti a fare risparmi su cose minime, ad esempio è stata eliminata la gratuità della lavanderia per i dipendenti: per il mercato un segnale peggiore dei miliardi di capitalizzazione persi, perché quelli vanno e vengono ma l’immagine della società no. Prossima tappa semi-annunciata un taglio ai Meta Days, cioè le ferie retribuite. Tutte cose che accadranno senza Sheryl Sandberg, che un mese fa ha annunciato le sue dimissioni da Chief Operating Officer dopo 14 anni da braccio operativo, ma soprattutto politico, di Zuckerberg. Lei, capace di muoversi nel vecchio mondo (ha grandi ambizioni politiche, per qualche tempo ha sognato di essere al posto di Kamala Harris), il Metaverso non lo ha proprio capito.
L'età: un'ossessione
L’ossessione di Zuckerberg non sono comunque i soldi, ma l’età degli utenti di Facebook. Per questo Meta si è messa negli ultimi mesi ad inseguire non soltanto la vita virtuale del futuro ma anche quella del 2022, cioè Tik Tok: da qui l’enfasi su Reels, i video brevi di Instagram. Non che i giovani spendano più dei vecchi, anzi, ma il problema è che gli adulti esistenti sul pianeta difficilmente porteranno Facebook, inteso proprio come piattaforma, molto oltre i 2 miliardi di utenti attuali. TikTok ha superato Facebook nel numero di minuti che i suoi utenti (un terzo di quelli di Facebook…) trascorrono con l'applicazione ogni giorno e non è fantatech ipotizzare che nel mirino ci sia YouTube. Reels è quindi soltanto uno strumento per resistere nel presente, così come i visori e gli smart glasses (i RayBan Stories), ma resistere significa arrivare oltre il 2030 visto che lo stesso Zuckerberg prevede che l’operazione Meta non generi utili prima di una decina di anni.
Intelligenza artificiale
Dalla parte di Meta c’è che le vie della microtargetizzazione pubblicitaria sono infinite, con buona pace delle mosse di Apple e Google. Una delle nuove frontiere è quella dei negozi virtuali, tipo eBay, in modo che l’inserzionista faccia rimanere la propria clientela all’interno del mondo di Menlo Park. Gli stessi visori e cuffie di nuova generazione, se prodotti da Meta (e quindi con un proprio sistema di protezione della privacy), permetteranno di raccogliere informazioni più utili dei messaggi a vecchi compagni di scuola. Addirittura anche le emozioni, senza per forza fare i soliti discorsi sull’intelligenza artificiale. Di sicuro tutto ciò che Zuckerberg ha fatto, a partire da Facebook, è da imprenditore straordinario più che visionario: spesso ha rielaborato idee di altri (in fondo la stessa accusa mossa a Steve Jobs e Bill Gates), e pensando alla Second Life di quasi vent’anni fa il discorso vale anche per il metaverso, ed ancora più spesso ha comprato aziende basate su un’idea vincente, da Instagram a WhatsApp.