Mostre

Franco Grignani tra estetica e percezione

Il m.a.x. museo di Chiasso si concentra su un maestro della cultura visiva del ’900
Franco Grignani nel suo studio milanese negli anni Ottanta.
Matteo Airaghi
Matteo Airaghi
15.02.2019 06:00

«L’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra». Questa splendida frase di Primo Levi ci è tornata in mente ascoltando la signora Manuela Grignani Sirtoli raccontare l’approccio instancabile ed entusiasta di suo padre Franco nella quotidiana ricerca verso l’assoluto della comunicazione visiva. Artista, grafico, fotografo, designer, quello di Franco Grignani (Pieve Porto Morone , Pavia, 1908- Milano, 1999) è un nome che d’acchito ai non addetti ai lavori potrebbe dire poco, eppure tutti almeno una volta nella vita abbiamo indossato la sua creazione più famosa. A lui infatti, che lo disegnò nel 1963, si deve un’icona del nostro tempo il marchio internazionale Pura Lana Vergine che con le sue sinuose linee bianche e nere oggi tutti istintivamente associamo a qualcosa di morbido. Un simbolo in perfetto stile Franco Grignani. La mostra del m.a.x. museo curata con passione e rigore (come si conviene alla figura di Grignani) da Mario Piazza e Nicoletta Ossanna Cavadini è un piccolo gioiello capace di svelare la portata complessa e multidisciplinare («sinestetica» verrebbe da dire) di un personaggio chiave nel mondo della grafica e dell’arte visiva del Novecento ed esalta quella cultura dell’approfondimento e dell’insegnamento di cui questa società ha così tanto bisogno. La mostra è il frutto della ricerca effettuata sull’Archivio privato Manuela Grignani Sirtoli, sul Fondo Lanfranco Colombo conservato al MUFOCO – Museo di Fotografia Contemporanea (Cinisello Balsamo-Milano che esporrà la sezione fotografica della mostra chiassese nel febbraio 2020), su Fondi specifici dell’Aiap Associazione italiana design della comunicazione visiva e del suo CDPG (Centro di Documentazione sul Progetto Grafico) e su importanti collezioni d’arte private italiane e svizzere. Dall’eco delle avanguardie storiche (il futurismo in primis) ai suoi successi nel mondo della pubblicità la mostra attraverso una ricca scelta di opere e materiale di archivio – che in parte è inedito – ripercorre l’evoluzione artistica di Franco Grignani, dalla sua iniziale sperimentazione fotografica alla grafica pubblicitaria e alla Optical Art. Evidenziando altresì la stretta relazione tra Franco Grignani e numerosi giovani grafici svizzeri, che hanno inteso la loro esperienza nel suo studio di Milano come un vero e proprio laboratorio di apprendimento e formazione professionale. In questo senso viene rilevato e consolidato negli anni un interessante «filo diretto» artistico con la Svizzera, lungo l’asse Basilea – Zurigo – Milano. Instancabile sperimentatore artistico, Grignani fu soprattutto un instancabile ricercatore dell’estetica legata alla percezione in tutti i campi di attività che lo videro indefessamente al lavoro. Perché sempre fu teso a catturare la natura nascosta delle forme e dedicò una vita di incessanti ricerche, indagando solitario le interazioni dei processi percettivi. Così ha usato la grafica per divulgare la sua arte, ha sperimentato la fotografia per cogliere le mille posture del movimento e ha usato l’arte per fissare tutto ciò in cicli pittorici tesi a conquistare la bellezza del vedere. «Sinestetico» anche nel riuscire con opportune sfasature di elementi del reale o del subreale nell’andare a toccare differenti livelli e percezioni emotive in contemporanea. A far leggere insomma ciò che l’occhio umano consapevolmente non legge. La sua «ipermodernità» ( per usare il termine che la direttrice Nicoletta Ossanna Cavadini utilizza nel ricco catalogo edito da Skira) si traduce anche nel suo fondere per tutta la vita scienza e umanesimo o nel suo perseguire il paradosso di una fotografia astratta indagando nuove frontiere della percezione visiva e non soltanto fino a sfiorare l’ossimoro di una sperimentale «fotografia astratta».

Nato nel 1908 vicino a Pavia, Grignani giovane appassionato d’arte nel 1933 espone alla «Grande Mostra Nazionale Futurista» di Roma insieme ad altri 200 giovani artisti chiamati da Filippo Tommaso Marinetti. Dopo gli studi al Politecnico di Torino (Facoltà di Architettura, dopo un’iniziale esperienza alla Facoltà di Matematica a Pavia), Grignani si trasferisce a Milano, dove si dedica alla progettazione di aree espositive e al graphic design: lavora, tra gli altri, per Fiat, Editoriale Domus e Borletti. Durante la Seconda guerra mondiale è docente in un corso di avvistamento aereo, esperienza che influenza le sue ricerche sulla percezione visiva. Nel 1942 sposa Jeanne Michot, che lo affiancherà nella realizzazione di grandi campagne pubblicitarie per Pirelli, Montecatini, Zignago, Necchi e molti altri. La sperimentazione artistica, arricchita dalle sue esperienze fotografiche, affianca l’attività di graphic designer, che si rivela la fonte di reddito fondamentale per finanziare la sua ricerca. Negli anni Cinquanta inizia una lunghissima collaborazione con Alfieri & Lacroix; diventa art director della rivista «Bellezza d’Italia», della Dompé Farmaceutici di cui sarà anche autore della comunicazione. È selezionatore, impaginatore e autore delle copertine di «Pubblicità in Italia». Nel periodo del pieno sviluppo economico italiano, Grignani lavora come grafico per la grande committenza: per clienti quali Pirelli, Arnoldo Mondadori Editore, Fiat, Ermenegildo Zegna; e in qualità di grafico disegna marchi (tra cui Camiceria Cinquini di Bergamo, Chemi, Galleria Peccolo di Livorno, Montesud, Solo Seta Sempre Seta, Aerhotel, Breda Nardi, Ceramiche Falcinelli, Centro Cultura Giancarlo Puecher, Galleria S.Fedele) e cura campagne pubblicitarie. Realizza centinaia tra annunci e pubblicità sul tema dell’arte della stampa, che rimarranno tra i capolavori della grafica italiana. Nella seconda metà degli anni Sessanta, con Giulio Confalonieri, Silvio Coppola, Bruno Munari e Pino Tovaglia fa parte di Exhibition Design, un gruppo di ricerca antesignano per il disegno industriale italiano, con cui progetta prodotti e oggetti di serie: dalle ceramiche Cilsa ai primi oggetti di design di Alessi, a tessuti per Driade e Tessitura Mompiano. Dopo aver cominciato a dedicarsi soprattutto all’arte, nel 1975 Grignani riceve dal Comune di Milano l’incarico per una mostra negli spazi della Rotonda della Besana: verranno esposte più di 150 opere. Nel 1980 la Nuova Accademia di belle Arti NABA gli propone di entrare nello staff docente: inizia una lunga esperienza di insegnamento che affianca l’attività di ricerca artistica. L’altissima qualità visiva delle sue opere è confermata da numerosi premi e riconoscimenti internazionali. Franco Grignani si spegne a Milano il 20 febbraio 1999 ma la sua eredità artistica polisensoriale rimane un esempio pressoché unico in tutto il Novecento di urgenza nell’indagine percettiva della materia invisibile.