Letteratura

Gianrico Carofiglio: «Macché legal thriller: il mio è un giallo psicologico»

La nostra intervista al celebre scrittore italiano protagonista, sabato 24 ottobre (ore 11), della prima «Colazione letteraria» della stagione 2020/2021 al LAC di Lugano
Gianrico Carofiglio, 59 anni, scrittore, ex magistrato ed ex politico italiano. (foto di Roberta Lovreglio)
Sergio Roic
23.10.2020 06:00

Gianrico Carofiglio, scrittore tra i più affermati e amati in Italia e non solo, sarà ospite domani , sabato 24 ottobre, alle 11.00 della prima «Colazione letteraria» stagionale del LAC di Lugano promossa in collaborazione con PiazzaParola. Lo abbiamo intervistato su ciò che lo ispira, sulla natura dei suoi thriller e sugli scrittori imprescindibili del passato: i classici.

Gianrico Carofiglio, a quarant’anni lei si scopre narratore e dà avvio a una fortunata carriera di giallista. È ritenuto il capostipite del “legal thriller” all’italiana per le storie dell’avvocato Guido Guerrieri. Che cosa ne pensa di questa etichetta che le è stata affibbiata?
«Innanzitutto, essere ritenuto capostipite di un genere che in Italia conta a tutt’oggi pochi esponenti non ha molto senso. Inoltre, dal mio punto di vista scrivo romanzi piuttosto di ricerca psicologica dei miei personaggi, a differenza, ad esempio, del ben noto “legal thriller” americano e di derivazione americana, tutto incentrato sulla trama e sulla suspense. I miei personaggi, Guido Guerrieri in primo luogo, evolvono nel corso di una storia, o di una serie di storie, si interrogano, crescono, maturano. È pur vero che in alcuni miei romanzi è riconoscibile anche una suspense di tipo giudiziario, ma ciò non si verifica sempre e, soprattutto, ciò non è necessariamente il “motore” della storia. Per quel che riguarda i miei inizi di scrittore, beh, ho sempre voluto scrivere, sin da bambino. A quarant’anni, con una carriera di magistrato avviata già da lungo tempo, ho cominciato a mettere su carta questa mia predilezione, che poi era un desiderio: confrontarmi col vasto mondo dell’immaginazione».

In seguito, lei ha inaugurato un’altra serie di romanzi, legata al maresciallo dei carabinieri Pietro Fenoglio, un piemontese trasferito nel Sud Italia. Qual è la molla che l’ha spinta a creare questo nuovo personaggio?
«L’ispirazione, in questo caso, è stata davvero di tipo particolare. Nel duecentesimo anniversario dell’arma dei carabinieri mi fu commissionato un romanzo poliziesco con protagonista un carabiniere. Dopo aver completato l’opera, Pietro Fenoglio crebbe dentro di me, si palesò per quello che era davvero, come accade ai personaggi degli scrittori che, una volta descritti e “messi in campo”, a volte sembrano voler vivere una loro vita quasi indipendente. Devo dire che la stessa cosa mi è successa anche con Guido Guerrieri, l’altro mio personaggio “seriale”, ho sentito che non potevo e non volevo separarmene: lui aveva ancora tante cose da dire».

Le due serie con protagonisti Guerrieri e Fenoglio contano attualmente nove titoli. I lettori possono aspettarsi delle nuove avventure di questo duo così fortunato?
«Ho in cantiere un altro Fenoglio, lo sto scrivendo e penso di completarlo in tempi medio-brevi. Per quel che riguarda Guerrieri, si tratta di un personaggio che ha bisogno di un lasso di tempo maggiore per approdare alla sintesi che poi finisce per trasformarsi in un romanzo. Ecco, a Guerrieri lascerò il tempo necessario per ridefinirsi in vista di un nuovo confronto con la realtà dei fatti e delle cose che ci circondano».

Parliamo ora della «colazione letteraria» di domani al LAC di Lugano, in cui parlerà dell’importanza dei testi classici della letteratura: che cosa sono davvero questi «classici»?
«Credo che ognuno, scrittore o lettore che sia, abbia i propri libri o autori “classici” di riferimento. Qui entra in gioco il gusto, la predilezione e magari anche la storia personale di chi legge. La scelta, anche solo il fatto di poter scegliere fra queste opere importanti, è essenziale. Bisogna poi dire che i “classici”, quando si tratta ad esempio di scuola e di insegnamento, perdono gran parte della loro forza e interesse nel momento in cui vengono imposti come lettura necessaria e imprescindibile. Ben altro è il percorso di scoperta e adesione a queste opere quando esso può essere compiuto in libertà, per libera scelta. La scuola dovrebbe suggerire, non imporre. Detto dell’importanza soggettiva dei “classici”, essi a mio avviso formano appunto una sorta di biblioteca personale che, non per nulla, può dare utili indicazioni sul carattere e sulle scelte di chi li ha letti e, in qualche modo, fatti propri».

Il personaggio

Gianrico Carofiglio (Bari, 1961) uno degli scrittori italiani contemporanei di maggior successo, è stato per molti anni un pubblico ministero impegnato nelle indagini antimafia. A livello politico, vanta anche un mandato come senatore in rappresentanza del Partito Democratico. Si rivela come narratore a partire dal 2002 col romanzo “Testimone inconsapevole” che presenta per la prima volta il personaggio dell’avvocato Guido Guerrieri. Insignito di numerosi e importanti premi durante la sua carriera ormai quasi ventennale, dai suoi romanzi sono stati tratti dei film e le vendite, nel mondo, hanno raggiunto i sei milioni di copie. Nel 2014 Carofiglio inaugura un’altra serie poliziesca, quella che riguarda il maresciallo dei carabinieri Pietro Fenoglio. Autore di parecchie altre prove narrative e cimentatosi pure nella saggistica, Gianrico Carofiglio, autore prolifico, è assurto a punto di riferimento della letteratura di intreccio psicologico e azione in Italia e oltre. Gli ultimi libri apparsi sono “La misura del tempo” (serie Guerrieri) e “La versione di Fenoglio” (serie Fenoglio), mentre per quel che riguarda la saggistica, è di quest’anno “Della gentilezza e del coraggio - Breviario di politica e altre cose” di cui tratterà anche nell’incontro di Lugano, moderato da Roberto Antonini. Ingresso gratuito ma con prenotazione obbligatoria su edu.luganolac.ch.