Musica

Giorgio Gaslini, il teorico della «musica totale»

A sei anni dalla scomparsa è stato pubblicato in questi giorni il catalogo delle opere di uno dei massimi esponenti italiani del jazz e della musica contemporanea del secondo Novecento
Giorgio Gaslini era nato a Milano il 22 ottobre 1929 ed è scomparso a Val di Taro il 29 luglio 2014.
Luca Cerchiari
09.12.2020 19:57

Bird lives!, Charlie Parker è vivo, campeggiava la scritta nei locali newyorkesi della seconda metà degli anni Cinquanta. Anche noi abbiamo avuto, per quanto diversissimo, un musicista in grado di sopravvivere nell’immaginario collettivo, di farsi evocare a distanza di anni: è il pianista, compositore, direttore d’orchestra e intellettuale Giorgio Gaslini, scomparso per un incidente a Parma nel 2014, nei cui dintorni viveva da tempo con la moglie Simona Caucia. Che in questi giorni ha annunciato la pubblicazione del catalogo delle opere del compositore, attivo per decenni tento nell’ambito del jazz quanto in quello della musica contemporanea in senso lato. L’impegnativo catalogo dell’opera gasliniana, per i tipi di Suvini e Zerboni, è stato curato da Maria Giovanna Barletta, già curatrice del Fondo Gaslini presso Villa Gomes di Lecco, ove sono disponibili documenti, lettere, composizioni, dischi e altre testimonianze della sua lunga e prolifica opera, ivi compresi i carteggi del con il poeta e scrittore Salvatore Quasimodo, premio Nobel 1959, rivelatori anche di una collaborazione tra i due nei termini di opere concepite nel comune interesse per le avanguardie e le trasformazioni della società contemporanea.

Un innovativo insegnante
Figlio di un giornalista africanista e fratello di un regista televisivo, Cesare Emilio, Giorgio Gaslini era nato a Milano nel 1929, dove aveva compiuto gli studi conservatoriali, avendo tra gli altri maestri Carlo Maria Giulini, e come compagni di studio Claudio Abbado e Vittorio Fellegara. Gaslini aveva debuttato giovanissimo come pianista e da subito aveva dimostrato un particolare interesse nei confronti del jazz, fatto proprio in alcuni piccoli gruppi tra i quali un trio col batterista Gilberto Cuppini e il clarinettista Gino Stefani. Il jazz moderno e d’avanguardia e la musica colta contemporanea sarebbero stati, negli anni Cinquanta, i due linguaggi coi quali Gaslini si misurò lungamente, trovando anche, ad esempio nell’opera Tempo e relazione (La Voce del padrone, 1957), interessanti punti di relazione. Ma l’onnivora e aperta disponibilità di Gaslini nei confronti della musica tutta lo avrebbe portato a cimentarsi anche con la pubblicità e con i nuovi media, come la televisione, per la quale curò, all’inizio degli anni Settanta, un programma di successo, Jazz al Conservatorio. Il titolo della trasmissione rifletteva l’incarico da poco ricevuto di insegnare, per la prima volta in Italia, la musica afro-americana in un Conservatorio, quello romano di Santa Cecilia, esperienza pilota che lo avrebbe portato, dopo anni di discussioni e talora di lotte contro le resistenze di un ambiente accademico sovente chiuso e provinciale, a far approvare il jazz come materia ufficiale di studio nei Conservatori a livello nazionale, adeguandoli ad una offerta già attiva da anni negli Stati Uniti e in qualche altro Paese europeo.

Non solo jazz
L’esperienza con il jazz, iniziata a fine anni Quaranta, si era ampliata e trasformata, per Gaslini come per altri musicisti di allora, in una militanza artistica e intellettuale e in un impegno nelle sue correnti più moderne, come il free-jazz, senza per questo trascurare altre linee, come il recupero del canto popolare. A metà anni Sessanta Giorgio Gaslini poteva vantare da un lato collaborazioni con prestigiosi musicisti internazionali come Gato Barbieri, Don Cherry, Jean-Luc Ponty e Steve Lacy, e, dall’altro, i riconoscimenti ottenuti in un ulteriore ambito, quello della musica da film. Non solo: essendo stato vicedirettore artistico e produttore alla Voce del padrone, Gaslini ebbe sempre una particolare attenzione per il documento discografico, al punto da fondare una sua etichetta indipendente, «I dischi della quercia», negli anni Settanta. Risale a quel periodo anche la sua attività di pubblicista e saggista, con un volume rimasto agli atti, Musica totale, edito da Feltrinelli. Negli anni successivi gli omaggi a Gaslini, con biografie e studi su di lui, si sono moltiplicati, parallelamente ad un’intensa attività concertistica in Europa, Asia e Stati Uniti, e a dialogare con strumentisti di vaglia quali Roswell Rudd e Anthony Braxton. Attorno a Gaslini è cresciuta una scuola di giovani impegnati a vivere in modo aperto e cosmopolita l’esperienza musicale, al di là degli stili e dei generi, e sempre pronti, come «gas-gas» (come Giorgio era affettuosamente chiamato, quasi a indicarne l’energia inesauribile), a sperimentare nuove forme di comunicazione sonora.

Il grande successo grazie all'horror

Personaggio di punta del jazz italiano (il primo ad essersi esibito negli USA), apprezzato fin da giovane in ambito classico (a soli 24 anni diresse un’orchestra nella quale c’erano Claudio Abbado al pianoforte e Luciano Berio ai timpani...), autore di oltre 90 dischi che spaziano da Schumann a Gershwin al free-jazz), Giorgio Gaslini deve la sua grande fama a tutt’altro genere, le colonne sonore: ne ha realizzate infatti oltre 40 tra cui quella di Profondo Rosso di Dario Argento il cui tema, suonato dai Goblin, è uno dei brani iconici del movimento «prog» italico, ennsima conferma di Gaslini musicista «totale».