Musica

Guccini: «Sono il primo della famiglia ad arrivare a 80 anni»

Domani il cantautore emiliano taglierà un importante traguardo: «Ho ricevuto tante telefonate dai miei amici, ho avvertito davvero un grande affetto. Festeggiamenti? Starò nella mia Pavana e andrò a cena con mia moglie»
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Ats
13.06.2020 14:33

Francesco Guccini compie 80 anni il 14 giugno nella sua Pavana, tra i monti dell’Appennino Tosco-Emiliano. Un compleanno in famiglia, come avviene da qualche anno a questa parte, anche a causa dell’emergenza Covid-19.

«Io sono nato 4 giorni dopo l’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale e oggi sono il primo Guccini in famiglia ad essere arrivato a compiere 80 anni», ha dichiarato il cantautore all’ANSA.

«Ho ricevuto tante telefonate dai miei amici, ho avvertito davvero un grande affetto e non posso che esserne lusingato. Festeggiamenti? Nessuno in particolare. Starò nella mia Pavana, dove passerò anche l’estate e andrò a cena con mia moglie. D’altronde il momento che stiamo vivendo, questa assurda pandemia, non ci permette di fare diversamente».

Cantautore e scrittore di successo (è nella cinquina finalista del Premio Campiello con «Tralummescuro»), occasionalmente attore, Guccini è stato anche docente di lingua italiana presso la sede bolognese dell’università americana «Dickinson College» e giovane giornalista per la «Gazzetta di Modena».

Da «Folk beat n.1» del 1967 a «L’ultima Thule» del 2012, sono sedici gli album registrati in studio dal cantautore, a cui si aggiungono otto dischi live, quattro raccolte e una carriera di esibizioni dal vivo che, in quarant’anni, ha toccato quasi cinquecento concerti. Come scrittore pubblica ventiquattro libri, otto dei quali scritti assieme a Loriano Macchiavelli in un fortunato sodalizio che va avanti orma da 23 anni.

«Incontro», «Eskimo», «Farewell», «Il Vecchio e il Bambino», «L’avvelenata», «Autogrill», Amerigo», sono solo alcuni dei successi di Guccini che hanno trovato interlocutori in tutte le generazioni: dai suoi coetanei, ai figli, fino ai nipoti, ciascuno alla ricerca di qualcosa di diverso, trovando nelle parole e nella musica dell’artista uno spazio proprio e privato.

E’ stato considerato a lungo il cantautore «politicizzato» per eccellenza, un giudizio che lo stesso Guccini ha sempre respinto e a cui hanno contribuito le risonanze che si sono sempre colte fra le parole delle sue canzoni e le vicende e le occasioni, storiche e politiche, di decenni cruciali della vita civile.

Testi come «La Locomotiva», «Cirano», la stessa «Auschwitz» o «Dio è morto» hanno sempre solleticato le corde di chi ha cercato di etichettare la produzione musicale di Guccini. «La Locomotiva - come sottolinea lo stesso Guccini - non è una canzone politica, è una canzone che diventa politica. Nasce come un brano che ricorda la storia di Pietro Rigosi, un anarchico di fine ottocento. Una bella storia da raccontare che mi è capitata per caso tra le mani ma che non è mai stata presentata come una canzone politica. Ho sempre scritto canzoni esistenziali, mai politiche».

L’impegno politico di Guccini consiste, dunque, nel suo modo di raccontare storie particolari elevandole a significati universali. Politico è Guccini nel suo perenne invito al dubbio, alla possibilità di osservare la realtà e il mondo da un altro punto di vista. Il «ma», il «forse», «l’oppure» che attraversano molti dei suoi testi servono a mitigare, a togliere ogni enfasi alle sue affermazioni, proponendole, al contrario, come pensieri sempre suscettibili di nuove e diverse interpretazioni.