Concerti

I Gotthard «classici» infiammano Lugano

Esclusivo evento ieri sera al Palazzo dei Congressi promosso e offerto da AMAG durante il quale la band ticinese ha riletto le pagine più significative del suo repertorio affiancata dai 25 elementi dell’Orchestra da camera di Zurigo - FOTO e VIDEO
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Online
10.10.2019 06:40

Classicismo e hard rock sono due generi da sempre considerati agli antipodi: formalità e compostezza da una parte, sfrontatezza, adrenalina allo stato puro ed esagerazione dall’altra. Nonostante queste diversità i due generi, ormai da più di mezzo secolo, provano ad incontrarsi. Ed è soprattutto l’universo rock a cercare – con esperimenti più o meno riusciti – di coniugare la sua carica energetica e le sue istintive atmosfere con quelle più colte e ordinate dell’orchestra e delle sue partiture. Tra i tanti che hanno tentato questo difficile ed impegnativo matrimonio, sulla scia delle band inglesi come i Deep Purple che hanno sostanzialmente aperto questa via, anche i nostri Gotthard che da qualche stagione intrattengono un rapporto privilegiato con una delle più importanti orchestre da camera del paese, la Zürcher Kammerorchester. Assieme ai cui 25 elementi sono tornati ad esibirsi, ieri sera, in un esclusivo concerto al Palazzo dei Congressi di Lugano, organizzato ed offerto ad una selezionata platea dal gruppo di importazione e vendita di autoveicoli AMAG.

Una serata che ha ribadito come queste due anime artistiche così diverse possono non solo andare d’accordo ma anche arricchirsi vicendevolmente, dando un po’ più di compostezza e di rigore all’esuberanza del rock e, viceversa, scompigliare, vivacizzandolo, il tradizionale compassato modus operandi dell’orchestra. A cementare ancora di più questa fortunata unione la scelta, da parte di Leo Leoni e compagni, di presentarsi sulla scena con una strumentazione prevalentemente acustica e con una scaletta di quasi un’ora e mezza impostata prevalentemente sulle «ballad» della band. Dall’iniziale Heaven, proposta dalla sola orchestra alla stregua di una Ouverture, a canzoni come Remember It’s Me, Stay with me, C’est la vie al medley tra One life One Soul e alla riproposta (stavolta in versione completa) Heaven. Non sono tuttavia mancati brani all’origine più vivaci come Tell Me (eseguita con un ruffianissimo gioco di percussioni di sottofondo che strizzava l’occhio agli Stones di Beggars Banquet ), Tequila Symphony, Feel What I feel , Lift U Up (il cui inconfondibile riff ha scatenato cori da stadio) e Anytime, Anywhere che tuttavia nello speciale arrangiamento per orchestra hanno acquistato tratti più «gentili». E neppure un paio di storiche «cover» di brani degli indiscussi numi tutelari dell’ensemble ticinese (i Deep Purple, of course): Hush e soprattutto una Smoke On The Water trasformata in una deliziosa e conturbante ballad. Il gran finale non poteva che essere un ringraziamento: ai fan che hanno riempito il Palacongressi facendo sentire il loro affetto alla band dalla prima all’ultima nota, e agli organizzatori che hanno regalato loro una serata straordinaria che ci auguriamo non si debba aspettare ancora così tanto tempo per poter riascoltare. E allora Thank You che, tanto per chiudere in bellezza, i Gotthard hanno trasformato in un’interminabile suite durata oltre una decina di minuti.