Il caso

Il bimbo (ora trentenne) di «Nevermind» fa causa ai Nirvana

Spencer Elden, questo il nome dell’uomo, ha chiesto un risarcimento per i «danni permanenti» provocatigli dalla pubblicazione della copertina nel quale fu ritratto, neonato, completamente nudo - «La band ha violato gli statuti federali sulla pornografia infantile e non ha preso misure ragionevoli per proteggere il ragazzo»
© Shutterstock
Red. Online
25.08.2021 19:02

Manca meno di un mese al trentesimo compleanno di un album storico per il genere rock: parliamo di Nevermind, dei Nirvana. Pubblicato il 24 settembre 1991 dalla Geffen Records, l’iconico disco mostra in copertina un bimbo di 4 mesi che, nuotando nudo in una piscina, sembra rincorrere una banconota da un dollaro appesa a un amo da pesca. Nel corso degli anni, Spencer Elden - questo il nome dell’ormai trentenne - ha partecipato più volte a nuovi progetti con la band: pensiamo ad esempio al documentario Classic Albums: Nirvana - Nevermind pubblicato nel 2005 o alle rievocazioni (questa volta con il costume da bagno) della famosa copertina effettuate per il decimo, diciassettesimo e venticinquesimo anniversario.

Una collaborazione, con ogni probabilità, destinata a non proseguire oltre. Elden ha infatti fatto causa al fondo di Kurt Cobain e ai membri superstiti dei Nirvana per aver violato gli statuti federali sulla pornografia infantile e per avergli provocato «danni permanenti», sostenendo inoltre che i genitori non avrebbero firmato una liberatoria per l’utilizzo della foto. A ciascun imputato (17 in totale fra ex membri della band, case discografiche, direttori artistici e altri) è stata chiesta una somma pari a 150 mila dollari.

Ai tempi della pubblicazione dell’album, band ed entourage avevano inizialmente considerato di censurare i genitali di Elden, ma l’idea era poi stata accantonata. Kurt Cobain stesso avrebbe affermato che l’unico compromesso al quale sarebbe sceso sarebbe stato coprire i genitali del bambino con un adesivo recante la scritta: «Se sei offeso da ciò, devi essere un pedofilo represso».

La foto è dunque stata pubblicata senza censure, fatto che avrebbe provocato «stress e interferenze con lo sviluppo emotivo ed educativo» di Elden, scrive il suo avvocato Robert Lewis citato dai media statunitensi. «La vera identità e il nome legale di Spencer Elden sono legati per sempre allo sfruttamento sessuale commerciale che ha vissuto da minorenne». L’accusa è inoltre di «non aver preso misure ragionevoli per proteggere Spencer e prevenire il suo diffuso sfruttamento sessuale e il traffico di immagini».

Più volte intervistato negli scorsi anni, Elden aveva espresso un giudizio duplice sul servizio fotografico: se, da una parte, affermava di essere «contento» di essere stato coinvolto nel progetto, dall’altra traspariva un certo disagio per la sua involontaria notorietà. Nel 2016, scrive BBC News, aveva affermato di sentirsi «un po’ turbato»: «Quando vado a una partita di baseball e penso: ‘‘Tutti qui hanno probabilmente visto il mio pene’’, mi sento come se mi avessero revocato parte dei miei diritti umani».