Cent'anni fa

Il carovita è ancora qui, è tornato bello fresco come un sorbetto d'agosto

Le notizie del 16 novembre 1924
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Nicola Bottani
Nicola Bottani
16.11.2024 06:00

La Nota
Facciamo gli scongiuri; è ancora qui. Lo credevamo proprio partito per sempre; quando se ne andava (e ce n’è voluto a metterlo fuori dell’uscio), lo abbiamo accompagnato con una processione di moccoli e con una pioggia di auguri di buon viaggio senza ritorno. E lui ci ha lasciato tirare un po’ di respiro e poi, fresco come un sorbetto di agosto, lemme lemme è tornato.

Primi ad avvisarci del ritorno sono stati i prestinai: «Sa, il prezzo del pane aumenta». Poi i pastai: «Si aumenta il prezzo delle paste alimentari, delle farine e di tutti gli accidenti affini». Poi il droghiere, poi l’erbivendolo, poi la donnetta del mercato tirchia e rustichetta quando la merce è scarsa e i compratori sono abbondanti, poi il venditore di stoffe, poi il salumiere, il farmacista, lo spazzacamino, il lattivendolo («Lei, poi, esagera, perché l’acqua potabile non è affatto aumentata»); tutti, l’uno dopo l’altro, ci hanno dato l’allegro annuncio che il Caro viveri, quel caro Caroviveri, è tornato.

Si attendeva forse il dolce ospite che noi gli facessimo chissà quali festose accoglienze, che erigessimo archi di trionfo sul suo passaggio. Aspetta! Se si fosse trattato della partenza, avremmo anche seminato le strade di rose e di fronde, avremmo steso sul suo passaggio i più belli fra i nostri abiti per fargli da tappeto; ma per il suo ritorno siamo qui tutti con gli occhi fuori dell’orbita, con un prurito nelle mani, con una voglia pazza di sbattergli l’uscio in faccia e di farlo ruzzolare giù dalle scale.

Ma lui, il Caroviveri, non si scompagina; viene avanti fresco, calmo, sereno; pianta le sue brave tende in casa nostra; ci fa sentire da mattina a sera e da sera a mattina il suo dolce peso; riempie le magre ore della nostra giornata delle sue delizie; si fa sentire ad ogni minuto, ad ogni passo, ogni volta che mettiamo le mani al borsellino anemico, la sua insopportabile presenza, ed è sempre lì quel caro e dolce Caroviveri, con l’aria mezzo stupida e mezzo ironica di uno che aspetti una parola di benvenuto da gente che lo ha già mandato al diavolo ancora prima di vederlo.

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