Musica

«Il concerto è un momento magico in cui condividere le emozioni»

Nostra intervista ad Irama, campione assoluto di vendite in Italia nell’ultimo anno che con il suo #giovanipersempre Tour farà tappa martedì 2 e mercoledì 3 aprile al Palazzo dei Congressi di Lugano
Red. Online
23.03.2019 06:00

In poco più di un anno ha pubblicato tre album che hanno tutti raggiunto la vetta della classifica italiana. Ed è stato uno dei protagonisti del recente festival di Sanremo dove, pur non vincendo, la sua canzone La ragazza con il cuore di latta, ha ottenuto uno dei maggiori riscontri commerciali. Anche sul fronte “live” le cose per il 23enne cantautore toscano Filippo Maria Franti, in arte Irama, stanno andando alla grande: il suo #giovanipersempre Tour sta infatti facendo registrare una infinita serie di sold out. In Italia ma anche qui da noi: la sua “prima” svizzera – in programma martedì 2 aprile – ha infatti esaurito i biglietti in pochissime ore tanto da costringere gli organizzatori della GC Events ad aggiungerne immediatamente un’altra il giorno successivo, mercoledì 3 aprile (prevendite in corso su www.mediatickets.ch) sempre al Palazzo dei Congressi di Lugano.

Allora Filippo, stai vivendo un momento magico. E questo nonostante un Festival di Sanremo al quale (come si dice in gergo ecclesiastico) sei entrato da Papa uscendone da... vescovo. Nel senso che alla viglia tutti ti davano favorito per la vittoria mentre invece...
«Mi piace questo tuo modo di vedere le cose (ride – ndr). Però ti garantisco che essere uscito da Sanremo senza una vittoria non ha rappresentato per me un dramma. La cosa importante, infatti, era che la mia canzone arrivasse a tante persone. Ed è fondamentalmente per questo che sono andato a Sanremo, che è un palcoscenico straordinario: un gigantesco megafono che ti consente di raggiungere un pubblico vastissimo ed intergenerazionale. Certo c’è poi l’elemento gara, la competizione in cui tutti sperano di imporsi – nessuno credo partecipi a Sanremo per perdere, tanto meno io – però dal mio punto di vista non è la cosa più importante. Importante è che la mia canzone sia arrivata a tantissima gente. Ed è accaduto: La ragazza con il cuore di latta ha infatti ottenuto in pochi giorni il disco di platino, ai concerti la cantano tutti».

Obiettivo raggiunto quindi...
«Non me la sento di parlare di obiettivi riguardo la musica. Gli obiettivi preferisco fissarli in altri ambiti della vita. La musica per me è raccontare delle cose, condividere delle esperienze, delle sensazioni con gli altri. E questo deve essere fatto nella più ampia libertà: se si fissano degli obiettivi, poi giocoforza per perseguirli bisogna incanalare la propria creatività da qualche parte. E io amo troppo la musica per imbrigliarla, per chiuderla in qualsiasi angolo».

Rispetto a molti altri Paesi, in Italia i testi delle canzoni sono davvero importanti. Se da noi un brano ha un testo ridicolo viene giudicato ridicolo, indipendentemente dalla sua struttura musicale e dal suo genere

Parli della tua musica come un’espressione spontanea della creatività. Che però qualche riferimento deve pur averlo. A tal proposito qualcuno ha parlato di te come un artista che è partito dalla tradizione cantautorale per arrivare all’hip hop. Ti riconosci in questa affermazione?
«
Non particolarmente soprattutto perché dall’universo hip hop sono molto lontano. L’hip hop nasce da contesti “urban”, dalla realtà di strada, che non è propriamente la mia. Dell’hip hop – soprattutto dalla sua radice del rap – ho preso principalmente l’uso della metrica. In egual misura dalla musica d’autore ho preso il piacere di un certo utilizzo della parola, del linguaggio, che ritengo sia, da sempre, uno dei grandi pregi della canzone italiana».

Puoi spiegarti meglio?
«L’italiano è una delle lingue più ricche e articolate che esistano. Abbiamo infatti mille sfumature per raccontare ogni singola cosa, ogni emozione. Ed è proprio la lingua ad aver fatto nei secoli la fortuna del nostro Paese. Lingua che ha avuto e continua ad avere una grande importanza anche nel mondo della musica. Rispetto a molti altri Paesi, da noi i testi delle canzoni sono davvero importanti. Se un brano ha un testo ridicolo viene giudicato ridicolo, indipendentemente dalla sua struttura musicale e dal suo genere. Questo valeva una volta, valeva nell’epoca dei cantautori ed è importante anche quest’oggi».

Analisi estremamente interessante. Che però molti contestano soprattutto riguardo alla musica proposta dalle attuali giovani generazioni, giudicata in massima parte porcheria, specie se paragonata a quella del passato....
«Credo che ritenere che il passato molto meglio del presente, sia tipico di ogni generazione. Mi viene in mente il film Midnight in Paris di Woody Allen in cui il protagonista si ritrova catapultato negli anni Venti che lui ritiene fossero stati, artisticamente, una sorta di età dell’oro. Salvo poi scoprire che coloro che ci vivono pensano che la vera età dell’oro sia stata quella prima di loro...»

Torniamo allora alla contemporaneità. Come giudichi l’attuale scena musicale italiana?
«Eccellente. Ci sono tanti giovani che stanno facendo tanta musica, siamo zeppi di genere molto diversi tra loro che evidenziano moltissima creatività. Secondo me è un momento d’oro della cui importanza ritengo ce ne accorgeremo più avanti. Adesso però non è il momento sedersi a fare bilanci. È il momento di fare, di sfruttare la tanta energia che c’è nell’aria. Poi quando saremo più vecchi tireremo un bilancio».

Irama sul palco durante una recente tappa del suo #giovanipersempre Tour
Irama sul palco durante una recente tappa del suo #giovanipersempre Tour

Parliamo ora dell’universo dei talent, che tu hai frequentato parecchio: da Sanremo Giovani nel 2015 ad “Amici” del 2018, allo stesso Festival Sanremo. Molti definiscono queste competizioni artistiche la morte della musica. Tu credo veda le cose diversamente...
«Non ho mai avuto alcuna forma di preclusione nei confronti dei talent e dei concorsi in generale. E ritengo che chi li discrimini abbia una visione un po’ becera del mondo musicale e artistico. Sono infatti convinto che non è importante – nella musica come nella vita – dove presenti le tue cose, ma cosa presenti. E che ciò avvenga all’interno di un talent o di un concerto in un club, non fa la minima differenza. Non dimentichiamo inoltre che la musica è arte. Dunque ogni contesto che ti permette di manifestarla è positivo, non può essere considerato la sua tomba o la sua morte”.

Hai citato i concerti: cosa stai proponendo all’interno del #giovanipersempre Tour che arriverà anche a Lugano?
«Parecchie cose, soprattutto perché ritengo la dimensione del concerto sia magica, un magico momento in cui ritrovare l’unità tra le persone. Nei miei show ci sono tante cose, molteplici sfumature, vengono toccati vari generi, si spazia tra il pop, il rock, c’è addirittura un pezzo punk, ma anche momenti più intimi. Il tutto ovviamente suonato rigorosamente dal vivo, senza alcunché di artefatto e animato dalla voglia di comunicare, di dialogare con le persone che vi assistono».

Un ultimo accenno alla tua discografia: hai pubblicato tre dischi in meno di un anno. Intendi continuare con questa tua bulimia produttiva?
«(ride) È vero, negli ultimi tempi ho proposto tanta musica. Adesso è dunque il momento di suonarla. Poi probabilmente mi fermerò ritagliandomi degli spazi per scrivere. Ma quando ciò accadrà non sono in grado di dirlo. Non sono un buon programmatore in questo senso, anzi faccio un po’ schifo. Diciamo che quando sentirò che c’è qualcosa di davvero importante da scrivere e da incidere lo farò. Ecco, in questo senso, voglio lasciare molto spazio alla spontaneità, alla magia della musica».