Il gigante e la bambina

Sin dai suoi esordi, il da poco settantenne Steven Spielberg ha puntato su due aspetti fondamentali del linguaggio cinematografico: la drammaturgia e la tecnologia. E ancora oggi, pur non avendo più nulla da dimostrare, l'autore di E.T. si attiene a questa doppia «linea creativa» mettendo l'accento su uno o l'altro dei due aspetti a seconda dei progetti in cui si trova coinvolto. In questo senso, Il GGG - Il Grande Gigante Gentile tratto da uno dei più celebri romanzi dello scrittore britannico Roald Dahl (cfr. la scheda qui sotto) rappresenta il seguito dell'omaggio che il regista ha voluto rendere a Hergé e al suo Tintin con il film mozzafiato realizzato nel 2011 (Le avventure di Tintin - Il segreto dell'Unicorno), senza però dimenticare il fatto che nel frattempo Spielberg ha girato due opere di ambientazione storica e di grande spessore anche politico come Lincoln (2012) e Il ponte delle spie (2015). Un autore schizofrenico dunque? No, più semplicemente un uomo di spettacolo in grado di tenere ben vivo il bambino che sopravvive dentro ciascuno di noi ma anche di prendersi le sue responsabilità (e magari anche i suoi rischi da un punto di vista commerciale) quando c'è da fare discorsi seri e ponderati.Questo GGG è del resto un progetto che Spielberg accarezzava da tempo ma ha dovuto aspettare a lungo prima di poter dare il via alle riprese nell'attesa che fosse disponibile la tecnologia che gli permettesse di realizzarlo ai massimi livelli. Certo, perché se c'è qualcosa che non si può certo rimproverare al regista americano nel corso della sua ultraquarantennale carriera è il fatto di aver «raffazzonato» qualche effetto speciale alla bell'e meglio. E ciò fa sì che le sue opere del filone futuristico-fantascientifico – da Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977) in poi – invecchino molto più lentamente di altri film coevi proprio perché ciò che si vede sullo schermo punta ad essere il più simile possibile alle regole della realtà. Anche in questo caso, ad esempio, il fatto che il gigante interpretato da Mark Rylance (vincitore dell'Oscar per Il ponte delle spie) e la minuscola Sophie incarnata dalla bravissima Ruby Barnhill abbiano per davvero potuto recitare ed essere filmati insieme rende Il GGG molto più «naturale» di tanti altri progetti che fanno uso della tecnica della motion capture, mantenendo intatta quella dimensione di magia intrinseca allo spirito del racconto originale.