Libri

Il lago negli occhi dello scrittore

Una passeggiata con Andrea Vitali nel nucleo della sua Bellano, alla scoperta dei luoghi descritti e narrati nei romanzi
©CdT
Leila Bakkers
25.10.2019 18:18

Una finestra vistalago non è solo il titolo evocativo di uno dei romanzi di Andrea Vitali, quello in cui racconta le vicende di Elena, la bella moglie di Eraldo Bonomi e dei quid pro quo che nascono in un paesino lacustre per un caso di omonimia. La finestra vistalago, così come quella vistamonte, anch’essa descritta nel libro, esistono davvero e si trovano a Bellano, comune italiano di 3.000 anime circa affacciato sul Lario che abbiamo visitato in compagnia dello scrittore, grazie a un’iniziativa di Forum Elle (www.forum-elle.ch), l’associazione femminile di Migros. «Qui ho tutto. Era inutile inventarmi una piazza, delle strade, un lago – ci spiega il romanziere, in piedi davanti alla sua auto nel posteggio della stazione del paese –. Per i miei libri avevo bisogno di un luogo da tenere saldamente in mano. E quale meglio di quello in cui vivo e che conosco? Bellano diventa così teatro naturale della vita umana e di quella immaginaria».

E se le sue storie sono di pura fantasia, oltre ai luoghi, ci confida Vitali, c’è un altro aspetto che viene preso in prestito alla realtà per finire nei suoi testi: è quello delle caratteristiche fisiche, che non di rado ha trovato nei suoi pazienti, nei 25 anni trascorsi a lavorare come medico di famiglia, o nelle persone incontrate per strada. Tra queste ne ricorda una in particolare: la signorina Tecla Manzi, dall’omonimo romanzo. «Avevo tutto: c’era la storia, c’erano i luoghi, ma qualcosa del personaggio mi sfuggiva. Finché un giorno l’ho incontrata, per davvero! Me la sono trovata davanti: per me era lei Tecla Manzi».

Pochi passi verso il centro paese e, con Andrea Vitali, ci imbattiamo nel maresciallo Ernesto Maccadò. O perlomeno nel suo alter ego. Perché Maccadò arriva dalla Calabria e vive in un altro contesto storico. Il luogotenente che si trova in carne ed ossa davanti a noi viene invece dalla Sicilia. Gli intricati casi passati fra le mani di Maccadò – come quello legato all’omosessualità di Doris Brilli – restano quindi una finzione, anche se inquadrata in questo territorio del tutto reale, con personaggi simili a quelli di cui si legge nelle pagine scritte da Andrea Vitali.

Qualche centinaio di metri e ci troviamo nel parco di piazza San Giorgio, non lontano dal cinema e dalle scuole che la nostra guida d’eccezione ha frequentato. E ne ricorda ancora i traumi: «Un giorno la maestra ci disse che saremmo andati in gita. Eravamo agitati, incuriositi e impazienti. Chissà quale avventura ci attendeva e quale fosse la destinazione? Senza preavviso, poi, alcune settimane più tardi, senza nemmeno un pranzo al sacco, la docente ci fece alzare e ci annunciò che saremmo usciti per un’escursione. Tutti, in fila, percorremmo la strada lungo l’ex cotonificio e, seguendo l’insegnante, risalimmo la scalinata: ci portarono all’Orrido di Bellano. Mezzo chilometro fuori da scuola. Poi tornammo a casa. Fu una tremenda delusione», racconta ridendo lo scrittore, consigliando anche di non prendere mai troppo sul serio i dispiaceri subìti, soprattutto quelli vecchi di anni.

Discorrendo di vita passata, Vitali ricorda la prima volta che ha impugnato la penna, al di là dei compiti di scuola. È stato per amore. O perlomeno quello che poteva sembrarlo, a 15 anni: «Erano le prime lettere alla morosa. Lei poi mi lasciò per uno con il motorino. Non c’era competizione. A quell’età con un motorino si poteva conquistare il mondo, e io non l’avevo. Ma non tutto il male viene per nuocere: l’ho rivista alcuni anni fa, e diciamo che non è invecchiata benissimo», sorride.

Il percorso prosegue verso la chiesa dei Santi Nazaro e Celso, la chiesa di Santa Marta e la sua piazza e le vecchie carceri, ora riattate e trasformate in appartamento. Qui Vitali ricorda il processo a un furfante, «poco più che un ladro di polli», dice, «impettito per l’improvvisa notorietà dovuta alla sua vicenda giudiziaria. Solo anni più tardi ho capito l’orgoglio di quell’uomo, che per una bravata si trovava finalmente al centro dell’attenzione. In fondo ho sempre ritenuto che i cattivi veri non esistono, che in tutti c’è un po’ d’umanità».

Lungo via Alessandro Manzoni, poi, altre tappe, tra cui la sede dell’ex circolo dei lavoratori, a cui la nuova amministrazione comunale ha ridato lustro; l’ex sede del PC, teatro di interessanti scambi di opinione, talvolta sboccati e poco diplomatici, in particolare durante i periodi elettorali; la cartoleria Pozzi, dove al gruppo di Forum Elle viene proposto uno spazio per far autografare i libri acquistati; l’elegante scalinata d’ingresso all’edificio in cui si trovava il circolo dei lavoratori, ora adibito a spazio per mostre ed eventi.

Lì, mentre le socie di Forum Elle e i loro accompagnatori tentano di scattare una foto di gruppo, arriva una donna. «Potremmo chiedere alla signora di aiutarci», suggerisce qualcuno. «Quella signora... è mia moglie», annuncia lo scrittore presentando Manuela al gruppo. Lei gentilmente accontenta chi desiderava immortalare quel momento con il proprio cellulare e, poi, al marito porge una busta. «È arrivato!». Contiene il nuovo romanzo, prossimo alla diffusione al momento del nostro incontro. Sotto un cielo sempre azzurro, è il titolo dell’ultima fatica letteraria pubblicata da Vitale, anche se in fase di ultimazione c’è già un altro romanzo, che potrebbe arrivare nelle librerie già nei primi mesi del 2020, e le idee per un volume successivo, dedicato alla figura della Befana negli anni del fascismo, sono già ben delineate.

Prima dei saluti, Andrea Vitali ci accompagna sul lungolago, dove ci mostra la caserma, sede di molte delle avventure del maresciallo Maccadò. E proprio la vista sul lago, poco prima, ha portato lo scrittore a chiederci quale fosse fra le tante, secondo noi, la famigerata «finestra vistalago». Inutile dire che nessuno ha indovinato. Andrea Vitali però, indicandocela sul lato di un caseggiato, ha confessato: «Per avere la vistalago bisogna affacciarsi bene in avanti, e mettersi in punta dei piedi. Però c’è, ve lo assicuro».