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Il mistero di João Gilberto e il sortilegio della bossa nova

Un documentario del regista franco-svizzzero Georges Gachot sulle tracce del grande musicista brasiliano
Lo scrittore Marc Fischer, con in mano la copertina di un disco di João Gilberto, nel film di Gachot.
Fabrizio Coli
01.02.2019 20:43

Che fine ha fatto João Gilberto? Qual è il mistero di quest’uomo, sparito dalle scene da anni? Il più grande artefice della bossa nova (con Carlos Jobim, Vinicius De Moraes e Carlos Lyra) vive da recluso, come se fosse scomparso dal mondo. Le sue canzoni sono conosciute ovunque, amate dappertutto. Eppure forse oggi nessuno lo riconoscerebbe se lo incontrasse per strada.

Parte da qui Where are you João Gilberto?, documentario di Georges Gachot, regista franco-svizzero, già autore di diversi lavori a sfondo musicale (Martha Argerich, Evening Talks, Maria Bethãnia. Musica è Perfume, oppure O Samba, film questi ultimi che lo hanno già portato in Brasile, una Paese che ha nel cuore). Domani, domenica 3 febbraio, Gachot presenzierà alla proiezione delle 16 al Lux di Massagno. Ad ispirarlo stavolta è Ho-ba-la-la n- Searching for João Gilberto (il titolo è una canzone di Gilberto), libro, scritto dal tedesco Marc Fischer e dedicato esattamente al mistero di cui sopra. Gachot parte da Rio per mettere in piedi la stessa indagine condotta dallo scrittore, suicidatosi poco prima della pubblicazione del suo libro e ossessionato dal chitarrista e cantante brasiliano. Indagine anche nel senso che il libro ha la forma di una improbabile detective story con Fischer che si fa chiamare Sherlock mentre la sua fedele interprete brasiliana è Watson. Il documentario racconta gli incontri del rdi Gachot prima di tutto con Watson, le visite - in un Brasile grigio e malinconico, poco da cartolina- a luoghi e personaggi visitati da Fischer (al cui archivio il regista ha accesso), compresa la cantante Miucha, seconda moglie di Gilberto recentemente scomparsa, il compositore Marcos Valle, il musicista João Donato, il manager Octavio Terceiro, ma anche gente comune come il ristoratore che cucina i pasti a Gilberto senza averlo mai visto o il barbiere. Una narrazione a più strati che rende il tutto un po’ complicato perché l’attenzione passa di continuo da Gilberto, a Fischer che ne segue le tracce, a Gachot che segue i passi di quest’ultimo. Di sicuro però il risultato è originale e molto accattivante. I personaggi intervistati bucano e la storia appassiona come le vicissitudini di Gachot. Arrivato fino a una camera d’albergo farà luce sull’enigma? Chi sta suonando dietro quella porta chiusa?

Come dicono le note stampa, questo è un road movie, surreale, poetico (e, aggiungiamo, divertente e pieno di momenti assurdi e scalcagnati) attorno allo spirito della bossa nova. Se poi uno va fare qualche ricerca in rete può scoprire di come Bebel, figlia dell’oggi 87.enne Gilberto, voglia farlo interdire, perché «incapace di gestire la sua vita da un punto di vista finanziario e amministrativo», di come sia confuso e ridotto in povertà da malintenzionati che approfittano della sua condizione, delle accuse dei figli all’ultima moglie di quarant’anni più giovane di averlo manipolato, del recente sfratto subito dal musicista. Ma Gachot non è interessato alla cronaca e la ignora, così come Fischer non era tanto interessato alla pura verità delle cose. Il punto è invece l’attrazione magnetica esercitata da un artista che tanto più è assente tanto più è presente. «João Gilberto è la nostalgia stessa», recita un’emblematica frase del film: è il sortilegio della bossa nova.