Il sogno americano di Barnum

Dietro gli artigli e la rabbia di Wolverine, il supereroe degli X-Men che gli ha regalato la fama internazionale, Hugh Jackman nasconde un'anima musical di cantante e ballerino (già candidato all'Oscar per Les Misérables). Ed è stato lui a proporre l'australiano Michael Gracey (viene dalla pubblicità e debutta nel lungometraggio fiction) per la regia di The Greatest Showman, film travagliato che ha impiegato quasi dieci anni ad arrivare sugli schermi. Ma dopo il trionfale successo, l'anno scorso, di La La Land (tra l'altro gli autori delle canzoni sono gli stessi: Benj Pasek e Justin Paul), al cinema questo genere sta tornando in auge.
The Greatest Showman è un musical colorato e festoso ma è anche – blandamente e in modo romanzato – un biopic sulla vita di Phineas Taylor Barnum, celebre impresario di circo dell'Ottocento. Da figlio di un povero sarto a re dello show business; forse addirittura l'inventore dello showbiz moderno.Il musical, si sa, è il genere più dichiaratamente finto ma proprio per questo ideale per raccontare una vicenda come una fiaba. E The Greatest Showman è il luccicante racconto di un sogno che si fa realtà, nel tipico spirito americano