Il toro che non voleva combattere

Il film d'animazione "Ferdinand"
Max Armani
27.12.2017 00:22

Il film d'animazione di questo Natale, per il pubblico dei bambini, ossia Ferdinand per la regia di Carlos Saldanha (autore di spicco sia della serie Era Glaciale, che di quella di Rio), è sì, divertente e scanzonato, ma è anche ispirato ad un racconto del 1936 che, preoccupò non poco i governi dei paesi delle due sponde dell'Oceano. Pubblicato per la prima volta in America, The Story of Ferdinand, quasi una fiaba, scritta da Munro Leaf per accompagnare i bei disegni di Robert Lawson, non venne vista da tutti come un racconto che incoraggiava le persone a «farsi accettare per quello che sono», ma accusata di mettere in risalto dei valori discutibili, come pure di «corrompere le giovani generazioni americane». Ferdinand di Carlos Saldanha allarga gli orizzonti della favola originale e la trasforma in una sceneggiatura complessa, dove si moltiplicano i personaggi e i punti di vista sul protagonista, la cultura «machista», la corrida, la società, la cultura spagnola, il ruolo del torero e così via. Ferdinando, Toro bellissimo, che possiede tutti i requisiti stabiliti dalla tauromachia, alla fine non riuscirà ad evitare il confronto con il torero, nella Plaza de Toros di Madrid. Ma lo farà a modo suo. «Io ero entusiasta del libro e del messaggio che proponeva, per me estremamente attuale perché dimostra, che nessuno deve essere giudicato dalle apparenze, neppure un toro grande, grosso e potente che se volesse potrebbe uccidere il torero, ma il nostro Ferdinand non ci pensa neanche, lui non vuole proprio combattere», – ci ha raccontato Saldanha che abbiamo incontrato a Roma alla presentazione del film- «Tuttavia siccome era la prima volta che facevo un film ispirato a un libro, e un film d'animazione richiede almeno quattro anni di lavoro, prima di cominciare ho voluto incontrare la famiglia degli autori originali, per capire quanta libertà avrei potuto avere all'interno della storia e come mai quel racconto avesse suscitato tante controversie. E mi hanno spiegato che il libro aveva provocato sentimenti e reazioni contrastanti non solo per il messaggio pacifista, ma anche perché c'era chi aveva identificato nel torero, o nel pubblico della corrida, l'oppressore del momento; e chi vedeva nella sensibilità del toro, un messaggio di ribellione. Potevo, anzi dovevo, raccontare tutto questo ed ero libero di aggiungere nuove parti della storia, mantenendo lo spirito originale e i sentimenti e le sensazioni che comunicava». Particolarmente curati e belli, il disegno e l'animazione di Ferdinand e del torero, che, nell'aspetto e nelle movenze, rappresentano bene «l'anima spagnola» e l'antico rito del duello «uomo-toro». Molte le gag, i personaggi azzeccati e le sequenze che hanno richiesto dei veri e propri virtuosismi tecnici, come quella di Ferdinando in cristalleria, o quella dei cavalli lipizzani, che però poco c'entrava con la storia. Ferdinand è un film godibile e buffo, anche se stilisticamente e narrativamente discontinuo, sempre diviso tra la storia di Ferdinand e la nostalgia del racconto di gruppo stile Era Glaciale, che è la chiave dell'inseguimento finale.

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