«Il Trono di Spade ha varcato i confini di libri e tv. È cultura popolare»

La materia la conosce a menadito. E su Il mondo de Il Trono di Spade ha anche scritto un libro, pubblicato nel 2015 da Sperling & Kupfer. Chiara Poli per lavoro si occupa di serie tv. Giornalista specializzata, autrice di saggi e romanzi, scrive sul portale MondoFox.it per Fox Italia . Oltre a questo è una autentica appassionata. La persona giusta per calarci nei meandri di una serie entrata nel cuore di milioni di spettatori. Piantandoci spesso una lama affilata.
Trono di Spade è una delle serie di maggior successo di tutti i tempi, emblematica dell’esplosione di popolarità presso il pubblico e di qualità produttiva dei prodotti seriali per il piccolo schermo. Qual è il segreto del suo successo?
« Ha tutte le caratteristiche che rendono le serie tv di culto. Il Trono, nello specifico, prima di tutto è un mix di generi. È vero che è ambientata in un mondo di stampo medievale, però c’è il sovrannaturale, c’è il romance, c’è l’intrigo politico, c’è il dramma familiare, l’avventura, tutta la parte di battaglie, ricostruita con un piglio da war movie storico. Questo mix può attrarre un pubblico molto vasto. Il fatto poi che la serie derivi da una saga letteraria che aveva già il suo zoccolo duro di fan l’ha fatta partire con un materiale amatissimo La seconda cosa fondamentele è che è una serie corale, ha tanti personaggi tutti molto ben caratterizzati, complessi, tutti credibili, che hanno una storia, un passato, un modo di agire preciso. Con tanti personaggi così ben fatti e così ben interpretati hai maggiori possibilità di identificazione. Identificazione che avviene in due modi: ci sono coloro che mentre guardano un episodio si estraneano, il classico intrattenimento senza pensare a niente dopo una giornata pesante; oppure c’è l’identificazione che si crea tramite l’empatia: mi appassiono talmente tanto alle vicende di un personaggio che quando lui soffre soffro anch’io, quando è in pericolo sono tesa. Si fa il tifo per qualcuno. Soprattutto adesso con l’ultima stagione ognuno ha il suo preferito, quello che vorrebbe vedere sul trono... e soprattutto che vorrebbe veder sopravvivere! C’è addirittura un giro di scommesse su questo. Sembra che certi bookmaker mettano in giro voci di finti spoiler per far salire le quotazioni. Una cosa delirante. Come serie di culto ha varcato i confini del libro e della tv per diventare cultura popolare, una cosa di cui senti parlare in autobus o in metropolitana».
Nel Trono si parte da una saga letteraria monumentale e non ancora conclusa, che nelle mani degli autori della serie tv Weiss e Benioff subisce degli inevitabili adattamenti. Quanto può imporsi un autore di serie su chi fornisce il materiale originale?
«È una questione di mezzi narrativi diversi. Innanzitutto ci sono tempi di sviluppo differenti: in un film io ho due ore, in un romanzo ho un tot di centinaia di pagine, quindi un tempo infinito, e una serie ha un tot episodi di una determinata durata. Nel momento in cui ho a disposizione un tempo ben determinato devo selezionare gli eventi. Comincio a scegliere le parti principali, quello che non voglio lasciare fuori, i punti salienti. Si fa una selezione dei personaggi perché è vero che ci vuole la serie corale ma nei romanzi di Martin ce ne sono talmente tanti che rischi che la gente non riesca più a seguirti. Devi lavorare sulle linee narrative in modo che siano comprensibili al largo pubblico. Il fantasy è difficile nel senso che ha un target di lettore piuttosto definito. Le donne per esempio non sono portatissime per il genere fantasy : Il Signore degli Anelli è una lettura tipica maschile. Devi dunque rendere il tutto universale dal punto di vista del genere per cui occorrono elementi che piacciano sia al pubblico femminile, sia a quello maschile. Così ci sono storie d’amore, intrighi, combattimenti, battaglie. Insomma bisogna compiere un processo che in sceneggiatura si chiama condensazione: condensare degli eventi, altri tagliarli e soprattutto fare una selezione dei personaggi. Ci possono essere anche aggiunte di materiale. Per esempio in The Walking Dead, che parte da una graphic novel, il personaggio di Daryl è stato creato per la serie tv, è chiaramente un personaggio televisivo, il classico bello e dannato che parla poco e piace al pubblico. Nella genesi di Trono di Spade Weiss e Benioff sono andati da George Martin dicendo: siamo fan sfegatati del tuo lavoro, ci piacerebbe fare un adattamento così e cosà e hanno sempre deciso comunque di sottostare alle indicazioni.L’adattamento è in linea di massima molto fedele».
A livello di linguaggio narrativo qual è il marchio riconoscibile della serie Il Trono di Spade, che elementi vi ritornano?
« Innanzitutto ci sono i colpi di scena che vengono strutturati in modo che tutto spinga verso una certa direzione e poi spam ! succede qualcosa che o elimina il personaggio e tu ti dici “ma come?” o cambia lo scenario o tira fuori una parentela. Poi c’è la tendenza a creare situazioni che si caricano, si caricano, si caricano fin quando esplodono. Il climax è costruito con un’attenzione e una cura incredibili, cioè non vengono colti come episodi lenti quelli che pongono le basi per un nuovo conflitto, un nuovo pretendente al trono, un nuovo amore, una nuova vendetta, perché sono talmente ben proporzionati che ti portano esattamente dove vogliono fin quando ti sbattono in faccia qualcosa che ti lascia completamente spiazzato. E l’ottava stagione sarà il trionfo di tutto ciò».
E quindi, da esperta e da appassionata, cosa si aspetta dal capitolo finale?
« Io mi aspetto un’ecatombe. Una strage. Mi aspetto le morti eroiche dei personaggi più amati e seguiti, mi aspetto una terribile vendetta contro gli infami (ride) i traditori, i bugiardi, o quelli che se lo meritano. Trono di Spade ha un codice morale rigidissimo. In tutte le serie tv c’è una serie di regole che creano l’orizzonte morale di riferimento. Se commetti un determinato tipo di crimine puoi fare quello che vuoi ma non c’è modo che tu ti redima, prima o poi vai a pagarla. Per esempio il tradimento del sangue è uno dei crimini che vengono puniti in maniera più severa. Prendiamo il personaggio di Theon, ha fatto una cosa molto grave e infatti l’ha pagata a un prezzo pesantissimo. Se il personaggio mi serve lo tengo lì facendolo però diventare un esempio. Se non mi serve invece lo elimino. Io spero solo con tutto il cuore che Tyrion Lannister si salvi!».