«Joker»: il cupo mistero di un eroe negativo

«Volevo realizzare qualcosa di originale, di autentico e fare un film che lasciasse il segno resuscitando il mondo dei fumetti degli anni ’70, ma raccontando un “cattivo”: un personaggio che per buona parte della storia ne è l’eroe, sino al momento in cui si capisce che non si può più parteggiare per lui, anche se questa consapevolezza ci fa star male». Così Todd Phillips alla 76. Mostra del Cinema di Venezia che ha premiato con il Leone d’Oro il suo Joker magnificamente interpretato da Joaquin Phoenix. «Volevo creare un personaggio vero e complesso come certi protagonisti dei film degli anni ’70, da Taxi Driver a Chi volò sul nido del cuculo, da Serpico a The King of Comedy e così mi sono tuffato nel Joker e nel suo mistero».

All’inizio del film c’è solo Arthur Fleck, un ragazzo invecchiato con la sua maschera da joker, la sua fragilità, la sua confusione mentale, la sua voglia di piacere e di far ridere, la sua vita monotona e triste con la madre malata, mentre il mondo esterno lo sbeffeggia. Come potremmo non simpatizzare con lui, aspettando il suo riscatto? Ma quando Arthur scopre alcune illuminanti verità sul suo passato, ecco che la sua ombra miserabile sembra diventare di colpo immensa, impossessarsi di lui e trasformarlo nel Joker, finalmente libero di esprimere la sua rabbia e la sua eccitante follia con una violenza che è come un pugno nello stomaco. È una trasformazione lenta alla quale assistiamo affascinati, quasi felici per lui, anche se con un brivido capiamo che non potremo amarlo più. L’intelligenza e la novità di Joker sta nell’umanità del suo protagonista, ambiguo e profondo, malgrado sia un personaggio nato dai fumetti, al centro di un film di genere che però ne travalica l’abituale manicheismo per proporre una storia da comics sfaccettata, piena di colpi di scena e di sfumature psicologiche.


Basato su una storia originale scritta da Todd Phillips e Scott Silver il film si sviluppa con il ritmo di un thriller attorno all’origine e alla personalità del Joker, icona dei fumetti della DC comics, uno dei nemici di Batman, forse il più pericoloso. «Il Joker è famoso nei comics eppure esce dal nulla», ha sottolineato Todd Phillips, «tanto che lui stesso in un’avventura, racconta di non ricordare il suo passato perché gli piace immaginarlo sempre in un modo diverso. Perciò ci siamo sentiti liberi d’inventare, senza regole, né limiti, immaginando le cose più folli, prendendo spunto da vecchi album a fumetti come The Killing Joke, ma soprattutto dal film muto del 1928 che ispirò anche i disegnatori del Joker, The Man Who Laughs» («L’uomo che ride» basato sull’omonimo romanzo di Victor Hugo – ndr).



Joker di Todd Phillips è un abile gioco di specchi dove ci si chiede se quell’uomo truccato da Joker ed elegantemente vestito che balla e saltella aggraziato e allegro stile Singin’ in The Rain su quella stessa scalinata triste che un impacciato Arthur percorre a testa bassa tutti i giorni, sia lo stesso uomo, o piuttosto una proiezione onirica dell’infelice protagonista che alle volte pare sciogliersi come una medusa al sole sotto i colpi di un destino cinico e baro. Tutto nel film è un sapiente «trompe l’oeil» che richiama sequenze di altri film, storie e disegni di fumetti famosi, forse veri, o forse inesistenti, così come gli incontri fatali di Arthur con l’amore, o quelli con la sua nemesi Bruce Wayne e suo padre Thomas. I destini s’incrociano in una Gotham City fin troppo simile alle nostre città contemporanee, dominata dalla lugubre costruzione dell’Arkham Asylum, e rievocata per Todd Phillips dal production designer Mark Friedberg (collaboratore abituale di Martin Scorsese), sugli scorci di una New York cupa dei primi anni ’80: tra le strade del Bronx dove si trascina l’esistenza di Arthur e nel panorama di Times Square, che nel film diventa il vibrante palcoscenico del trionfo del Joker e della rivolta dei cittadini di Gotham stanchi di povertà, di corruzione, di sporcizia e di topi, i veri padroni della città assieme ai ricchi e ai criminali.
Ma chi è davvero il Joker? Il film di Todd Phillips racconta, descrive, suggerisce, ma lascia dietro di sé più domande che risposte. E, cosa insolita per un personaggio dei fumetti che entra con successo nel mondo del cinema, il Joker se ne va suggellando il suo mistero con una risata di gioia sfrenata e nessun sequel. Parola di Todd Phillips.