Letteratura

Jón Kalman Stefánsson: «Sono le emozioni a creare le storie, non viceversa»

Nostra intervista allo scrittore islandese tra i protagonisti - in streaming - degli Eventi Letterari Monte Verità di Ascona
Jón Kalman Stefánsson è nato a Reykjavík, 17 dicembre 1963. I suoi libri sono tradotti e pubblicati in italiano da Iperborea.
Mariella Delfanti
30.10.2020 19:50

Jón Kalman Stefánsson, protagonista sabato 31 ottobre (ore 14.00) in streaming degli Eventi Letterari Monte Verità di Ascona con un incontro dal titolo La luce che ci portiamo dentro, è uno dei maggiori scrittori europei. E pur se la sua voce ci arriva dalla lontana Islanda, non ci è né estranea, né esotica. Come in tutti i suoi libri anche nel recente Crepitio di stelle (ed. Iperborea) racconta storie remote con il linguaggio silenzioso ed esplosivo dell’anima umana. Che non ha confini perché alberga in ognuno di noi e, consapevolmente o no, si interroga sotto tutti i cieli sul senso della vita. Lo abbiamo intervistato.

Mr. Stefansson. Crepitio di stelle, uscito in Islanda nel 2003, è primo libro che ha scritto? E ha sentito il bisogno di rivederlo in occasione della pubblicazione in italiano?
«Non è stato il primo libro che ho scritto, ma il più importante. Di solito non rileggo gli scritti del passato, perché quando un libro è stato pubblicato è come un figlio che ha lasciato la casa e vive una vita propria. Però ricordo sempre l’atmosfera che circolava in quelle opere, l’impatto che hanno avuto sulla mia vita. E qui si è trattato di qualcosa di speciale».

Perché?
«Perché era la prima volta che affrontavo qualcosa di doloroso sepolto del mio passato, avvenimenti che hanno segnato la mia vita come persona e in particolare la mia infanzia».

Quindi si tratta di qualcosa di autobiografico?
«Sì, ma in senso largo, perché ho una pessima memoria, non ricordo esattamente le cose nel dettaglio. E soprattutto non le trascrivo mai così come sono avvenute, perché, quando mi metto a scrivere, i contenuti reali prendono immediatamente un’altra forma, nuovi personaggi iniziano ad apparire, e la vita vera diventa finzione. Sono le emozioni a dar vita alle storie, non viceversa».

IL LIBRO «Crepitio di stelle» (ed. Iperborea) è un grande romanzo sull’amore, la poesia e la memoria. Una storia famigliare che va dall’inizio del XX secondo fino ai giorni nostri e si snoda in tutta l’Islanda. Ricreando attraverso la scrittura i meccanismi della memoria, dove il tempo si dilata e si contrae sovrapponendo immagini, pensieri, sentimenti e luoghi, Jón Kalman Stefánsson intreccia i destini di quattro generazioni di donne e uomini, vite effimere come le nuvole nei cieli d’Islanda, la cui incessante ricerca di un senso – nella vita, nel bisogno di radici, nell’inesorabilità della morte e del desiderio – è assoluta ed eterna, come lo sono una conchiglia e un sasso: «Un giorno, prima o poi, li riporterò tutti e due sulla Snæfellsnes e li lascerò al loro posto: il sasso sulla collina, la conchiglia in mare. Grazie per avermeli dati in prestito, dirò».
IL LIBRO «Crepitio di stelle» (ed. Iperborea) è un grande romanzo sull’amore, la poesia e la memoria. Una storia famigliare che va dall’inizio del XX secondo fino ai giorni nostri e si snoda in tutta l’Islanda. Ricreando attraverso la scrittura i meccanismi della memoria, dove il tempo si dilata e si contrae sovrapponendo immagini, pensieri, sentimenti e luoghi, Jón Kalman Stefánsson intreccia i destini di quattro generazioni di donne e uomini, vite effimere come le nuvole nei cieli d’Islanda, la cui incessante ricerca di un senso – nella vita, nel bisogno di radici, nell’inesorabilità della morte e del desiderio – è assoluta ed eterna, come lo sono una conchiglia e un sasso: «Un giorno, prima o poi, li riporterò tutti e due sulla Snæfellsnes e li lascerò al loro posto: il sasso sulla collina, la conchiglia in mare. Grazie per avermeli dati in prestito, dirò».

È impressionante vedere come i temi fondamentali della sua produzione siano già tutti qui: la memoria, la perdita, il caso, il passare del tempo, il mistero dell’anima umana. Perché questo mistero?
«Guardi, ho scritto in totale tredici romanzi e malgrado siano tutti differenti, hanno al loro interno lo stesso un nucleo, in una parola, me. Lo può chiamare mistero dell’anima, o vita o finzione o letteratura: come persona e come scrittore cerco di capire perché esistiamo, se esiste uno scopo nella nostra esistenza o se è solo quello che noi le attribuiamo, che cosa significa essere uomini o che cosa dovrebbe significare. E il mistero del tempo, quella strana cosa che ci regala tutto ma ci toglie anche tutto. Sono queste le domande incessanti che mi pongo» .

E misteriose sono pure le donne dei suoi libri: sfuggenti, imprevedibili, coraggiose, determinate. Sono più forti degli uomini?
«Come scrittore mi sono sempre interessato al ruolo delle donne nella storia: più o meno oppresse, comandate dagli uomini. Il loro modo di avere un impatto sugli altri o nella società è sempre stato più complicato che per gli uomini che sono nati per decidere, per dare forma a ciò che ti circonda. Le donne no, devono trovare altre soluzioni. Per le personalità più forti questo significa essere differenti».

Il mondo che lei descrive nei suoi libri è rurale e frugale. Che cosa è rimasto di quel passato, a parte i fantasmi?
(Ridendo) «Certo i fantasmi viaggiano a tempo pieno! E in realtà noi islandesi non siamo 300mila, ma 3 o 4 milioni, perché contiamo anche i fantasmi... A parte questo, l’Islanda è cambiata molto negli ultimi decenni. Alla metà del secolo scorso era ancora è quella di trecento anni fa. Oggi siamo più ricchi, viaggiamo molto, allora eravamo un Paese chiuso, pochissimi andavano all’estero. Sotto molti punti di vista oggi viviamo in un altro Paese. Negli anni Settanta, di cui scrivo, a Reykjavík ci saranno stati tre o quattro ristoranti, oggi saranno duemila. Ma sa una cosa: noi come persone, non siamo cambiati. Ci vogliono secoli per cambiare un Paese, la sua forma, le sue radici. Siamo un po’ più confusi e stressati, la società è cambiata, ma non la gente».

La pandemia ha cambiato il suo approccio alla letteratura?
«È difficile da dire perché ci siamo ancora in mezzo e la letteratura ha tempi lunghi prima che i fatti di superficie scendano nel profondo. Non so che impatto avrà sulla mia scrittura la COVID, anche se ho appena terminato un romanzo ambientato durante l’ultima estate che lo include, ma come accenno semplicemente. La mia vita di tutti i giorni non ne è stata influenzata, a parte l’impossibilità di viaggiare cosa che mi manca molto. Ma la COVID ha messo a nudo le nostre debolezze, i nostri limiti e ci ha fatto vedere molto chiaramente come sono costruite le società e su quali fondamenti poggiano. Questa forse è una delle lezioni più importanti che ci ha lasciato».

Il personaggio

Jón Kalman Stefánsson è nato a Reykjavík nel 1963. Prima di diventare scrittore a tempo pieno ha svolto vari lavori tra cui quello di insegnante e bibliotecario comunale . Nel 1997 pubblica in Islanda il suo primo romanzo, ma è con Trilogia del ragazzo composta da Paradiso e inferno (2011), La tristezza degli angeli (2012) e Il cuore dell’uomo (2014), che si è imposto all'attenzione di tutto il mondo. La Trilogia, ambientata in un'Islanda ottocentesca arcaica, frugale, ha come filo conduttore un ragazzo che perde il suo migliore amico pescatore, morto di freddo per aver dimenticato la cerata prima di salire in barca, rapito da un verso del Paradiso perduto di Milton. Da allora ha ricevuto numerosi premi; nel 2005 con Luce d'estate: ed è subito notte ha vinto il Premio Letterario Islandese. Nel 2017, con il romanzo I pesci non hanno gambe è stato candidato al Man Booker International Prize e nello stesso anno è stato tra i nominati al Premio Nobel sostitutivo. Nel 2018 è stato tradotto Storia di Asta e da pochi giorni, sempre per Iperborea, è uscito Crepitio di stelle.