Kenneth Branagh è un Poirot d’alta classe

Se c’è un personaggio che in questo momento si può definire «sulla cresta dell’onda» nel panorama del cinema mondiale, questi è Kenneth Branagh. Il 61.enne attore e regista nato a Belfast, noto per le sue interpretazioni shakespeariane poi diventate anche film a partire dalla fine degli anni Ottanta, non ha mai disdegnato le grandi produzioni hollywwodiane e non ha mai nascosto di voler diventare il nuovo Laurence Olivier, che del resto interpretò una decina d’anni fa nel film Marilyn di Simon Curtis. Nei giorni scorsi Branagh si è visto assegnare ben 7 candidature agli Oscar (tra cui quelle per il miglior film e la miglior regia) per il suo film autobiografico Belfast, mentre dopo non pochi passi falsi, anche la sua carriera come regista di megaproduzioni hollywwodiane sembra aver imboccato la strada giusta da quando, nel 2017 con Assassinio sull’Orient Express, ha iniziato ad esplorare il ricco e affascinate universo di Agatha Christie, le cui trame non hanno preso nemmeno una ruga. L’uscita (programmata da circa due anni ma più volte rinviata causa pandemia) di Assassinio sul Nilo non fa che confermare le ottime impressioni del primo film, di cui molto probabilmente bisserà anche il successo al botteghino.
Sorprendente sintonia
Branagh mostra una sorprendente sintonia con il mondo della più celebre giallista di tutti i tempi. La Christie non è Shakespeare ma l’attore e regista riesce ad arricchire i suoi precisissimi intrighi con una dimensione epica. Da una parte, ciò nasce dalla libertà con cui vengono trattati gli elementi narrativi che non influiscono direttamente sulla risoluzione dell’enigma da parte del detective Hercule Poirot (interpretato con grande classe dallo stesso Branagh). Dall’altra, è fondamentale la cura delle immagini, capaci (grazie anche all’uso intelligente degli effetti speciali più sofisticati) di esaltare gli scenari naturali e i monumenti che fanno da sfondo alla vicenda. In Assassinio sul Nilo, lo sceneggiatore Michael Green si permette così di inserire un prologo bellico e un epilogo romantico che ci svelano i retroscena della personalità di Poirot, mentre anche la trovata di trasformare il personaggio di Salome Ottenbourne in una cantante blues è a dir poco geniale e permette al film di procedere a un ritmo sincopato dall’inizio alla fine. C’è poi il Branagh grande direttore di attori che non sbaglia una mossa né a livello di casting, né a livello di atmosfere.
L’amore e il denaro
Insomma, come ci insegna (e ci ripete a profusione) la grande Agatha Christie, dietro ogni delitto c’è l’amore o il denaro o entrambe le cose. Lo sappiamo tutti, crediamo di capire quel che si svolge negli angusti spazi del piroscafo Karnak tra un marito povero e bello (Armie Hammer), una moglie ricca e annoiata (la strepitosa Gale Gadot) e una fidanzata tradita e pronta a tutto (Emma Mackey). Dietro le apparenze si cela però ben altro e alla fine - come sempre - la dimensione del dramma viene attutita dalla soddisfazione quasi infantile di aver districato il mistero.