Musica classica

Kit Armstrong, un talento tra razionalità e feeling

Martedì 20 ottobre torna al LAC di Lugano una delle più straordinarie figure del pianismo internazionale
Kit Armstrong, classe 1992, è pianista e compositore eccezionalmente dotato per la matematica, le scienze e le lingue. © JF-Mousseau
Zeno GabaglioeRed. AgendaSette
18.10.2020 10:50

Nel giugno di due anni fa già aveva colpito nel segno, con un meraviglioso recital al LAC di Lugano. Ora il giovane pianista americano (28 anni) Kit Armstrong torna nel cartellone di LuganoMusica – martedì 20 ottobre alle 20.30 – per un recital che spazia tra grandi classici (Mozart e Bach) e autentiche riscoperte (il compositore rinascimentale William Byrd). Lo abbiamo incontrato per farci guidare verso questo suo atteso concerto.

A un artista-performer che fa del contatto col pubblico la propria ragion d’essere, la domanda inevitabile è: come sta vivendo questo delicato periodo?
«Ero in Europa – nella mia casa in Francia – già a marzo, quando la pandemia ha cominciato a diffondersi, ben prima che negli Stati Uniti. Ho vissuto da subito le inevitabili conseguenze del confinamento, ma ho avuto la fortuna – in un certo senso – di poterle mitigare con la presenza digitale dalla mia sala-concerto».


Sala che è la chiesa Sainte-Thérèse-de-l’Enfant-Jésus a Hirson, nel nord-est della Francia. È un aspetto perlomeno curioso, che un musicista giovane e in carriera abbia deciso di «adottare» una simile struttura. Che cosa l’ha spinta a farlo?
«Una decina d’anni fa avevo saputo che una bella chiesa Art Deco era destinata alla demolizione. L’ho visitata e ho pensato sarebbe potuta diventare un centro culturale – per la musica, ma anche per le arti visive o per degli approfondimenti – e quindi ho deciso di rilevarla. All’inizio del confinamento di quest’anno ho compreso che quello spazio poteva diventare un più ampio centro di irradiazione positiva, e con i mezzi tecnologici quest’intuizione si è avverata».

In che modo?
«Con delle dirette quotidiane su YouTube intitolate Musique ma patrie in cui suonavo e raccontavo la musica. E appena i contatti umani sono tornati possibili, ho direttamente appurato che quell’energia trasmessa dal digitale era un’energia reale, con persone – degli “abbonati digitali” – che nel mese di settembre sono venute alla chiesa ad ascoltare per la prima volta un concerto di musica classica».

Lei oltre a essere un musicista è anche un uomo di scienza, con un master universitario all’Università Pierre e Marie Curie di Parigi. Questo suo aspetto più razionale l’ha forse aiutata a meglio gestire i momenti più caotici della crisi pandemica?
«Io ho studiato matematica, non biologia o medicina. Quindi – a differenza di molti altri – mi sono sempre astenuto dal dare opinioni o prender posizione su una materia che non conosco, qual è la COVID-19. In ogni caso sento di avere un approccio razionale alle cose, non istintivo. E per tutto il resto – cioè per i sentimenti più profondi – è la musica classica a darmi, e ad avermi dato, immagini e sensazioni necessarie a vivere».

A proposito di profondità: nel programma che presenterà a LuganoMusica suonerà dei preludi di Bach derivati da corali liturgici. Crede che per ben interpretare questo genere di pagine – anche in una sala da concerto – sia necessaria un’attitudine religiosa?
«Non sono credente, nel senso che non pratico nessuna religione. Però penso che le opere d’arte nate e create in epoche in cui l’appartenenza religiosa aveva connotazioni diverse – sociali, filosofiche o professionali – offrano ancora oggi dei valori universali fondamentali, che attraverso l’interpretazione rivelano fondamentali verità interiori».

Scoprite di più su questo e gli altri eventi in programma fino al 23 ottobre sfogliando il numero 42 della rivista ExtraSette, disponibile anche sull’APP CdT Digital.
Per inserire nell’agenda di ExtraSette la segnalazione di un evento, scrivere a [email protected].

Alla scoperta di William Byrd