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La magia visiva di draghi e vichinghi

«Dragon Trainer - Il mondo nascosto», terzo episodio della fortunata saga d’animazione
Il vichingo Hiccup e il suo drago, Sdentato (Foto Universal Pictures)
Marisa Marzelli
01.02.2019 06:00

Con il terzo e ultimo capitolo si chiude la saga fantasy dei draghi prodotta dalla DreamWorks Animation. Il grande successo del primo Dragon Trainer (2010) aveva innescato la serializzazione con Dragon Trainer 2 (2014) e ora Dragon Trainer – Il mondo nascosto, costato 129 milioni di dollari (molto ben investiti). La storia è tratta dalla serie di libri per bambini della scrittrice Cressida Cowell, alla regia c’è sempre il canadese Dean DeBlois e nella versione originale le voci appartengono a star come Cate Blanchett, F. Murray Abraham, Gerald Butler, America Ferrara. Steven Spielberg ha dichiarato che, pur trattandosi di un cartoon, in base alle riprese, alle scenografie e all’uso delle luci sarebbe stato in grado di girare dal vivo ogni inquadratura.

Non c’è dubbio che l’aspetto tecnico e la resa visiva sono i punti di forza di un emozionante favola costellata di scene di massa, battaglie, azione, paesaggi stupefacenti ma anche cura dei dettagli. Insomma, la creazione di un universo mitico dove vichinghi e draghi vivono in armonia. Il giovane Hiccup si avvia a diventare capo del villaggio di Berk, spalleggiato dalla fidanzata Astrid, dalla madre Valka (entrambe eroine guerriere, com’è oggi abituale nell’animazione a stelle e strisce) e dalla variopinta banda di amici strampalati. Il suo destriero e miglior amico è sempre il drago Sdentato. Ma si fa strada una minaccia. Rappresentata dal cattivo della situazione, il cacciatore di draghi Grimmel, interessato in particolare Sdentato.

Il plot è indipendente dagli altri capitoli, però ormai è venuto meno l’effetto sorpresa. È inevitabile nel caso delle serializzazioni e la sceneggiatura supplisce inserendo tanti spunti diversi, anche troppi.

La trama procede per accumulo di situazioni e gag anche inessenziali. Va aggiunto che il film si rivolge con particolare attenzione ai bambini e quindi propone emozioni ma anche tanta comicità fisica, smorfie dei draghi e battute semplici per divertire. La novità è l’arrivo di una draghessa bianca che subito attira le attenzioni di Sdentato. Il corteggiamento occupa una parte consistente e insistita nel film. Una lunga sequenza, in particolare, vede i suggerimenti amorosi forniti di nascosto da Hiccup al suo drago, come in Cyrano di Bergerac. Citazione colta, comunque fuori dalla portata culturale dei bambini americani. Invece tutto il resto della storia, resa narrativamente in modo chiaro e piano, è costruita sul modello del classico racconto di formazione (non solo del giovane capo vichingo ma anche del suo drago alfa); non mancano l’esaltazione dei principi su cui si basa una saggia comunità (le responsabilità, il fare gruppo, il valore dei sentimenti, della famiglia, ecc.) e una forte impronta ambientalista (la stirpe dei draghi come... balene da proteggere). Tutto prevedibile, senza quello scatto di originalità in più che avrebbe fatto la differenza. Quanto all’antagonista, il cattivo, questo Grimmel cacciatore di draghi non è male, ma nemmeno troppo minaccioso: certi cartoni Disney d’epoca erano più inquietanti. Ma i tempi cambiano e qui tutto è politically correct. Suscitando l’entusiasmo dei critici americani che ne hanno parlato in anteprima, dato che nelle sale USA il film uscirà solo il 22 febbraio.