La nuova industria della rigenerazione delle lampadine fulminate
La rigenerazione delle lampadine elettriche
Si può ritenere che il problema della rigenerazione delle lampadine elettriche sia sorto quando Edison trovò la lampada ad incandescenza a filo di bambou carbonizzato (1878), che diede i primi risultati pratici, soddisfacendo le esigenze d’allora.
Infatti, poco dopo d’allora incominciano gli innumerevoli tentativi di diversi studiosi ed industriali per rigenerare le lampade consumate, onde trarre profitto da ciò che non aveva più alcun valore, eccetto il poco metallo che se ne poteva ricavare.
Quando si pensa che nella sola piccola Svizzera si consumano annualmente 4 milioni di lampadine elettriche, si può facilmente dedurre l’importanza della somma che si perdeva colla distruzione delle lampadine consumate.
All’estero diversi industriali già da tempo si occupano, con diversi sistemi, della rigenerazione delle lampadine, ottenendo un risparmio del 40 per cento circa sul costo delle lampadine nuove; da noi, per il momento, una sola fabbrica svolge la sua attività esclusivamente in questo senso.
Uno dei processi più semplici ed ingegnosi è il seguente. Per le lampadine ordinarie monowatt, la punta della pera viene tagliata ed al suo posto vien fatta un’apertura di circa otto millimetri, dalla quale vien tolto il vecchio filo abbruciato o rotto, e pulito internamente il vetro, con rapido processo chimico-meccanico; in pochi secondi la più nera delle lampade diventa nitida. Il nuovo filo vien poscia introdotto, già piegato e teso nel modo voluto, nell’interno della lampadina e congiunto ai fili di contatto, che devono essere intatti nelle lampadine da rigenerare. Si rifà il vuoto e si risalda l’apertura.
Per le lampadine mezzo watt, tolta la pera si allarga a caldo il forellino che ne risulta, fin che sia sufficientemente ampio da lasciar passare il castelletto, ripiegato, che sopporta il filo e che viene sostituito a quello vecchio, a mezzo saldatura, sull’asticina di vetro interna. La pulitura, l’introduzione del filo e la sua congiunzione coi fili di contatto, la chiusura dell’apertura si fanno come per le altre lampade; per queste però, invece di estrarre l’aria dalla pera, si introduce in essa un gas, generalmente l’argon.
Le lampadine così rigenerate sono perfettamente uguali alle loro consorelle nuove, e ciò sotto ogni punto di vista (durata, consumo energia, intensità luminosa).
Con questo sistema vennero già rigenerate milioni di lampadine in Germania; in Italia una fabbrica a Milano lavora da più di un anno con buon successo, ed altre fabbriche stanno organizzandosi in altri centri del Regno.
Non vi è dubbio che lo sviluppo di questa nuova industria abbia ad essere ben accetto dai consumatori di lampade, ed è bene che essi sappiano purchè una lampadina non abbia il vetro (ad eccezione della punta) e l’asticina interna del vetro rotti, essa può essere rigenerata con un beneficio che già fin d’ora rappresenta il 40 per cento del valore della lampadina nuova.
i. m.
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