La storia del Novecento vista dall’Asia

Nel saggio Dall’Asia al mondo. Un’altra visione del XX secolo (Einaudi), lo storico Pierre Grosser, che insegna relazioni internazionali all’École libre des sciences politiques (Sciences Po), offre una nuova interpretazione della storia geopolitica del XX secolo, corroborata dal lavoro di ricercatori giapponesi, vietnamiti e coreani, mostrando come Regno Unito, Russia e USA siano state, e siano tuttora, potenze asiatiche. Illustrando come la vittoria del Giappone sulla Russia nel 1905 sia stata decisiva per lo sviluppo delle alleanze che porteranno alla Prima guerra mondiale e come proprio in Asia – e specificamente in Manciuria – fu avviato il processo che porterà al secondo conflitto mondiale, l’autore illustra la dinamica degli eventi che nel 1945 videro il sorgere della Guerra fredda in Asia, continente nel quale l’ordine internazionale verrà ricomposto alla fine degli anni Settanta del secolo scorso. Portando alla luce episodi poco noti, Grosser dissolve criticamente l’interpretazione corrente, incentrata sul mondo euroamericano, evitando di sottoporre a processo l’eurocentrismo, o di avvalorare forme di asio-centrismo o terzomondismo. Lo abbiamo intervistato.
Professor Grosser, perché definisce l’Estremo Oriente il «tallone d’Achille del Trattato di Versailles»?
«La Cina è uscita insoddisfatta dal trattato di Versailles, non avendo recuperato lo Shantung (provincia orientale affacciata sul Mar Giallo – ndr) che i Giapponesi avevano occupato nel 1914 a spese dei tedeschi. Il presidente Wilson fu criticato negli Stati Uniti per non aver sostenuto a sufficienza i cinesi a Versailles e questa è un’importante ragione della mancata ratifica del trattato. Ciò non di meno i cinesi avevano firmato impegni con il Giappone e gli alleati su tale questione e Wilson non aveva pertanto le mani libere. Il Giappone era inoltre frustrato poiché Wilson e i “dominions” britannici si opponevano che la Carta della Società delle Nazioni includesse una clausola sull’eguaglianza razziale. Come l’Italia, Giappone e Cina sono dunque vincitori frustrati».

Lei sostiene che la Seconda guerra mondiale inizia in Manciuria. Può spiegare perché?
«Si presenta spesso la Seconda guerra mondiale come la congiunzione nel 1941 di due guerre indipendenti, una guerra cino-giapponese iniziata nel 1931 o 1937, e una guerra europea cominciata nel 1939. In realtà, ciò che avviene in Cina, e più specificamente in Manciuria negli anni Venti, ha un impatto globale. Il Giappone cerca di dominare la Manciuria dal 1928. Nel 1929 i sovietici vincono la guerra contro le forze cinesi in Manciuria. Il Giappone è preoccupato per le ambizioni sovietiche, ma constata che la Cina è militarmente debole e che la Società delle Nazioni non reagisce. Conquista la Manciuria nel 1931. L’URSS perde colà le sue posizioni per causa del Giappone, e non già della Cina. Stalin è preoccupato e lancia il riarmo. Prima dunque dell’arrivo al potere di Hitler. Ormai ha un nemico all’Est e uno all’Ovest».
Quali effetti ebbe per l’URSS e per l’impero Britannico il patto anti-Comintern stipulato tra Germania e Giappone nel 1936?
«Il patto anti-Comintern non fu una vera alleanza, legata ai teatri europei e asiatici. L’impero Britannico e l’Unione Sovietica hanno di fronte la stessa minaccia : la possibilità di una guerra, contemporaneamente, in Europa e in Asia. Per Londra la sfida è ancor più grande, perché esiste la sfida italiana nel Mediterraneo, che consente di far passare navi dalla Manica al Pacifico, e il timore di un’avanzata sovietica verso le Indie. Britannici e Sovietici non perverranno ad agire di concerto di fronte all’allineamento nippo-germanico».
Lei ha cercato di rivalutare il ruolo della Cina che, prima dell’Inghilterra di Churchill e in condizioni ben peggiori, rifiutò di arrendersi.
«In effetti, ci si ricorda soprattutto dei britannici che lottano da soli dal giugno 1940 al giugno 1941. Ma la Cina era del tutto sola contro il Giappone nel 1937, ed anche nel 1931, fino al dicembre 1941, malgrado l’aiuto sovietico, americano, e un poco britannico. Essa non ha ceduto alle proposte giapponesi di pace, malgrado l’occupazione di una parte del suo territorio e le inaudite violenze subìte dalla sua popolazione. Xi Jinping, nel suo discorso del 3 settembre 2015, ha affermato che la Cina si è battuta più a lungo degli altri vincitori (la Seconda guerra mondiale è chiamata “guerra dei quattordici anni”) e conta più morti. Ora la Cina ha “fissato” il Giappone che da quel momento in poi non ha attaccato l’Unione Sovietica di concerto con Hitler ed ha potuto mettere tutte le sue forze di fronte agli americani».


È corretto affermare che a causare la capitolazione del Giappone non furono solo le bombe atomiche americane, ma anche l’entrata in guerra dell’URSS?
«Di fatto, la storia dell’Asia è spesso scritta ignorando la Russia. Ciò è vero per l’apertura del Giappone negli anni 1850 e per le scelte strategiche nipponiche durante la prima metà del XX secolo. Ed è vero anche per la capitolazione giapponese. Le bombe atomiche americane hanno certo giocato un ruolo. Ma l’attacco sovietico dell’agosto 1945, che Tokyo considera come una violazione del trattato di neutralità nippo-sovietica dell’aprile 1941, mostra al Giappone che non può contare su Mosca per indurre gli americani a negoziare. E l’Armata Rossa avanza assai velocemente verso il Giappone. Stalin fu irritato che gli americani avessero il monopolio della bomba atomica e del Giappone».
Perché afferma che le architetture istituzionali dell’Europa sono la diretta conseguenza della Guerra di Corea combattuta fra 1950-1953?
«Nel 1949 la situazione sembrava stabilizzata ad Ovest con la firma del Trattato del Nord-Atlantico e la nascita della Repubblica Federale Tedesca. Ma l’irruzione della guerra di Corea nel 1950 preoccupa. La NATO diventa perciò una vera organizzazione militare, le spese militari europee aumentano assai rapidamente, e il riarmo tedesco diviene una necessità. La Francia propone un esercito europeo (Communauté européenne de Défense) per controllare tale riarmo. Di colpo, la RFT entra nella NATO nel 1955. La guerra di Corea ha quindi fissato le alleanze in Asia (Giappone, Corea del Sud, Taiwan) e in Europa».
La Guerra fredda fu solo una competizione bipolare USA-URSS?
«Lo scisma cino-sovietico negli anni Sessanta ha avuto conseguenze globali. Ha reso fragile il blocco comunista in Europa, favorendo le strategie nazionaliste. In Asia tale nazionalismo è forte al punto da portare a guerre fra Paesi comunisti (URSS-Cina 1969, Vietnam-Cambogia 1978, Cina-Vietnam 1979). Nel Terzo Mondo, si assiste contemporaneamente ad una rivalità cino-americana, una rivalità cino-sovietica, e una rivalità cino-indiana, la Cina radicalizzando il movimento afro-asiatico, di fronte al movimento dei non allineati. Potendo, per la prima volta, appoggiarsi contemporaneamente alla Cina e al Giappone, gli Stati Uniti fanno rivivere nell’Unione Sovietica la paura di una guerra su due fronti».