Recensione

«L’assassino cieco» riscrive la storia della letteratura

Il pluripremiato libro di Margaret Atwood, recentemente ripubblicato in italiano da TEA, offre quanto di meglio un romanzo post moderno possa fare
Un dettaglio della copertina.
Sergio Roic
13.01.2021 12:43

Ebbene sì, uno degli ultimi romanzi proposti nel 2020 nella rubrica dei libri di ExtraSette è anche il migliore. Margaret Atwood, scrittrice canadese assurta a notorietà internazionale per il suo Racconto dell’ancella, in L’assassino cieco, scritto nel duemila e ora ripubblicato in italiano in una nuova edizione TEA, ci offre quanto di meglio un romanzo postmoderno possa fare. Derrida, il padre del post-strutturalismo, avrebbe gioito se avesse avuto il tempo di leggerlo. Il romanzo è scritto a «scatole cinesi», con una serie di racconti che si intrecciano e si svelano nel corso della narrazione. La narratrice, Iris Chase, figlia di un industriale canadese, racconta infatti la sua vita attuale di anziana ma anche la sua giovinezza trascorsa in compagnia della sorella. Alla sorella, suicida alla conclusione della seconda guerra mondiale, è attribuito il romanzo L’assassino cieco, pubblicato da Iris sulla base di carte ritrovate. All’interno di queste due narrazioni scorre la fatale storia d’amore del rivoluzionario ricercato dalla polizia Alex Thomas per una donna della buona società canadese. E pure un’altra storia, ambientata sul pianeta immaginario Zycron, di cui è protagonista proprio un assassino cieco. Profondo, avvincente, costruito come si edifica una cattedrale dello scrivere, L’assassino cieco della Atwood vi condurrà in luoghi in cui solo la grande letteratura può accedere.

Editore TEA, 2020; 634 pagine.
Editore TEA, 2020; 634 pagine.

Recensione apparsa su ExtraSette n. 52, 2020

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