Le cave di Arzo sono un luogo di bellezza e di fatiche umane
Dopo il successo per certi versi sorprendente dello scorso anno (ma nemmeno troppo, se pensiamo alla qualità di quanto proposto e alle straordinarie energie messe in atto), torna anche quest’anno, da domani, giovedì 6 a domenica 9, CAVA. Uno spettacolo site specific, che si fonde nella meravigliosa e fiabesca cornice delle cave di Arzo rendendo possibile, per il pubblico itinerante, una completa fusione con il luogo e con la sua storia. Quest’anno saranno più di 100 le persone coinvolte nello spettacolo, fra cui 11 danz’attori e danz’attrici, 40 musicanti e 40 coristi/e. Una macchina poderosa - cui va aggiunta l’immancabile presenza di Gardi Hutter, che stupirà il pubblico con nuove e diverse incursioni – messa in moto anche grazie al grande lavoro di produzione e organizzazione svolto in collaborazione con l’associazione CAVAVIVA. Per avere qualche anticipazione sullo spettacolo abbiamo sentito il regista dello spettacolo, Juri Cainero, fondatore della compagnia Onyrikon.
Lo spettacolo CAVA ha avuto parecchi riscontri, l’anno scorso. Per questo avete deciso di riproporlo anche quest’anno? Che cosa ci sarà di diverso rispetto all’edizione passata?
«Sicuramente l’anno scorso molte persone ci hanno comunicato la loro emozione e il loro entusiasmo ancora per parecchio tempo dopo il debutto; oltretutto, visto il grande lavoro svolto, sarebbe stato davvero un peccato proporlo una sola volta. La struttura e l’essenza dello spettacolo rimarranno invariate, ma stiamo lavorando a diverse migliorie e sorprese per quest’anno. In particolare vorremmo, sul finale festivo, coinvolgere ancora di più il pubblico, in maniera da rendere più permeabile la frontiera fra spettatore e attore. Stiamo lavorando a un brano collettivo, con il coro Goccia di Voci e i corpi musicali di Brenno Useria e di Bisuschio - quest’anno a CAVA si unisce anche il versante italiano della montagna. In questo modo vogliamo dare ancora più forza e valore alla collaborazione e all’incontro artistico. Stiamo inoltre rielaborando gli interventi di Gardi Hutter, in modo da renderli sempre più divertenti, ma soprattutto più integrati alla tessitura dello spettacolo. Più onirici».
Con la compagnia Onyrikon avrete sicuramente creato spettacoli in altri luoghi: che cos’hanno di speciale le cave di Arzo?
«Io sono cresciuto a due passi dalle cave, che per me sono sempre state un luogo magico e un po’ misterioso. Trovo che lì si manifestino in modo eclatante sia la bellezza che la ferita: da una parte ricordano infatti l’ingegnosità e la tenacia degli uomini che vi hanno estratto per secoli la pietra, dall’altra la nostra violenza verso la natura. Questa duplice e contraddittoria sensazione è materia preziosa per un teatro che anela a toccare la profondità della natura umana. Inoltre i colori sono una delizia per i sensi, il rosso, il giallo, il grigio, il viola della breccia si mescolano al verde vivo della vegetazione, che lentamente sta riassorbendo e trasformando l’impronta dell’uomo. Il tempo sembra scorrere a più velocità e direzioni contemporaneamente, lì. Un paesaggio così è una perla per una compagnia come Onyrikon che lavora site specific».