La recensione

Le mille trasformazioni di Michele Salvemini

Nel concept album «Exuvia», Caparezza mescola come sua abitudine hip hop e pop, rap e rock in un lungo e articolato racconto autobiografico pensato e realizzato come «una riflessione sul mio passato, sul mio presente e sul mio futuro tra passi avanti, passi falsi, passi indietro»
Michele Salvemini (48 anni) in arte Caparezza.
Alessio Brunialti
26.05.2021 21:56

Michele Salvemini in arte Caparezza è, al tempo stesso, un artista del presente, del futuro e del passato. Del presente perché è uno dei migliori esempi di una contemporaneità che travalica i generi, mescolando hip hop e pop, rap e rock, miscelando tutto senza porsi confini con uno spirito che non sarebbe dispiaciuto a quel Frank Zappa da cui ha consapevolmente ripreso parte del look. Ed è una bella via per il futuro: non cantautore, rapper, cantante, star, ma artista che interpreta quello che vede e sente intrecciando testi e musiche senza porsi condizioni. Ma è anche un uomo del suo tempo, vicino al mezzo secolo di vita e, in quanto tale, cresciuto con i dischi. E pensa in dischi e l’ultimo Exuvia non fa eccezione. Nell’era dell’ascolto liquido e distratto, degli album che tornano a essere delle raccolte di potenziali singoli, se ne esce con un nuovo concept strutturato come un piccolo film per le orecchie, con tanto di intermezzi. Ed è, per certi versi, un sequel e anche una, forse involontaria, celebrazione.

LA TRACKLIST DEL DISCO Canthology (feat. Matthew Marcantonio) – 3:49Fugadà – 3:43Una voce (skit) – 0:29El sendero (feat. Mishel Domenssain) – 3:49 Campione dei novanta – 4:31 La matrigna (skit) – 0:28Contronatura – 3:56Eterno paradosso – 4:31Marco e Ludo (skit) – 0:35La scelta – 4:35Azzera pace – 4:06Eyes Wide Shut – 5:09Ghost Memo (skit) – 0:19Come Pripyat – 4:21Il mondo dopo Lewis Carroll – 3:28Pi Esse (skit) – 0:32Zeit! – 3:48La certa – 3:40Exuvia – 4:45
LA TRACKLIST DEL DISCO Canthology (feat. Matthew Marcantonio) – 3:49Fugadà – 3:43Una voce (skit) – 0:29El sendero (feat. Mishel Domenssain) – 3:49 Campione dei novanta – 4:31 La matrigna (skit) – 0:28Contronatura – 3:56Eterno paradosso – 4:31Marco e Ludo (skit) – 0:35La scelta – 4:35Azzera pace – 4:06Eyes Wide Shut – 5:09Ghost Memo (skit) – 0:19Come Pripyat – 4:21Il mondo dopo Lewis Carroll – 3:28Pi Esse (skit) – 0:32Zeit! – 3:48La certa – 3:40Exuvia – 4:45

Se il precedente Prisoner 709 parlava di prigioni, soprattutto mentali, qui c’è l’evasione da quella cella, la fuga che lascia, però, sempre qualche strascico. Quella è l’exuvia, ovvero quello che un insetto lascia dietro di sé dopo avere compiuto la muta. E si parte dall’inizio, da quando non esisteva Caparezza, ma Mikimix, il giovane francamente poco convincente (cercate i video su YouTube per ritrovarlo irriconoscibile, con i capelli rasati e un immagine che rimanda più al primo Elio che a Zappa). «Forse l’exuvia più plateale della mia vita artistica», ha raccontato. «A lungo mi sono vergognato di Mikimix. È stata una partenza sbagliata, un passo falso dal quale ho faticato a riprendermi. Stava nascendo il rap italiano, ma io andavo in una direzione diversa dagli altri. Se sono qui, però, lo devo anche a quel passo sbilenco e dopo più di 20 anni ho diritto di riappacificarmi con il passato, anche verso il futuro». L’ultima tappa, quella inevitabile, quella certa, anzi, La certa, è la morte, l’ultima exuvia. In mezzo ce ne sono tante, perché, a ben pensarci, se ogni brano finito prelude a una nuova canzone, allora quel brano stesso è un exuvia, quello che rimane. E lui stesso, presentando un lavoro denso, complesso, a tratti doloroso nel suo autobiografismo anche impietoso, a considerare ogni pezzo come «una riflessione sul mio passato, sul mio presente e sul mio futuro e racconta passi avanti, passi falsi, passi indietro». Autoreferenziale? Certo, ma quale artista non lo è, anche quando finge di prendere le distanze da sé. E la celebrazione? Mentre lavorava al disco, Fellini ha compiuto 100 anni. Altrove. E Caparezza si ispirava leggendo la sceneggiatura de Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet, un film che esisteva solo nella mente del regista, una «non exuvia» per ispirare tutte le altre.