Alan Turing rivive, tra genialità e sofferenza

Mormorio dello scrittore Will Eaves è un omaggio alla figura del matematico Alan Turing, uno dei padri se non il padre dell’Intelligenza artificiale. Turing, che aiutò i britannici a decifrare il sistema tedesco «Enigma» durante la seconda guerra mondiale e contribuì fattivamente alla sconfitta del nazismo, non fu trattato secondo i suoi meriti nel dopoguerra. Anzi, fu perseguitato in quanto omosessuale e alla fine si suicidò. Il protagonista di Mormorio è Alec Pryor, un personaggio che rivive le fasi salienti della vita di Turing. Sballottato tra i suoi pensieri sull’intelligenza e la differenza tra quella artificiale e quella umana, e la vita vissuta tra sotterfugi e agghiaccianti esperimenti condotti sul suo corpo con immissioni ormonali e una psicoterapia invadente, Pryor/Turing cercherà di rimanere se stesso, ma il prezzo da pagare sarà altissimo. Il romanzo, in qualche modo sperimentale, è una libera cronaca della vita del matematico ma è pure un insieme di visioni e pensieri. «La mente condivisa e il campo della macchina devono essere cose inferiori, una coscienza d’infimo ordine, perché non possono fare a meno di connettersi. La coscienza di prim’ordine, della quale i nostri processi mentali individuali e i nostri desideri sono una parte, richiede una disconnessione dal gruppo», pensa Pryor. Come dargli torto.

Recensione apparsa su ExtraSette n. 15, 2020