Il fumetto

Como tra i miti del passato e l'identità del presente

Abbiamo letto «Miti e leggende del Lago di Como» del nostro collega Dario Campione e dei grandi fumettisti Claudio Villa e Alessandro Piccinelli
© Etv
Paolo Galli
03.11.2024 20:00

I tasti della macchina da scrivere. Un ticchettio che sa di altri tempi. E poi la sua frase iconica: «Sono Dario Campione. E questo è CentoParole». È il podcast più regolare della nostra testata. E parla di libri, naturalmente. È bello pensare che, in questo preciso momento, in cui scriviamo queste parole, ma anche nel momento in cui voi le leggerete, lui probabilmente sarà alle prese con una nuova «fatica» da lettore. Li conta, i libri che legge. Perché per lui sono passione e sono orgoglio.

E sono anche una forma di nutrimento della sua professione. La sua penna - lo vediamo tutti i giorni sul Corriere del Ticino - arriva anche, se non soprattutto, da lì. E in questo caso la sua penna ha scritto altro: già, un libro. O meglio, un fumetto. Parliamo di Miti e leggende del Lago di Como (New Press Edizioni, 18 euro). 

«Un viaggio nel tempo, tutto a fumetti, alla riscoperta del territorio lariano: dal fantasma del Castello Baradello all'incontro della bella Ghita con il diavolo, dallo spettro della Villa Pliniana ai pirati del Medeghino, dalle streghe in fuga dalla Santa Inquisizione al mitico Lariosauro». Così viene presentato il libro, che è però anche qualcosa più di questo, qualcosa più dei miti e delle leggende che racconta (e che, salvo poche eccezioni, non conoscevamo). 

Più che altro è un modo per ricordarci cos'eravamo, certo, ma anche da dove veniamo. Come si è formato il nostro sentire comune, il nostro vivere e il nostro essere collettivo. Ritroviamo territori contesi, tra stati ma anche tra poteri, territori di frontiera che hanno modellato, lungo il passare dei secoli, la nostra identità. E diciamo «nostra» perché la frontiera è, per sua natura, condivisa. Le credenze pure. Le paure. I luoghi comuni. La caccia alle streghe che non è solo una realtà del passato - altro che miti e leggende - ma anche un'efficace metafora dei timori indotti del presente. I timori dell'altro, del diverso. 

Il tutto ben raccontato, dopo attente ricerche, nei testi da Dario Campione e nelle strisce da due disegnatori insubrici doc - di scuola bonelliana - come Claudio Villa e Alessandro Piccinelli. Villa è stato il primo copertinista di Dylan Dog e poi di Nick Raider. Dal 1994 lo è per Tex. Piccinelli dal 2016 è il copertinista di Zagor. Insomma, il meglio del panorama italiano attuale o giù di lì. E in questo caso non si sono risparmiati. Anzi, una certa libertà dei canoni di impaginazione li ha persino esaltati. Basti pensare, in particolare, alle tavole di Villa sulle streghe o a quelle di Piccinelli dedicate al contrabbandiere demoniaco incontrato dalla bella Ghita sulla strada tra Cernobbio e Moltrasio.

Nell'intervista che chiude il libro, Villa spiega: «Il fumetto è un sogno a occhi aperti perché nel disegno si rivivono le storie che sono un po' nei nostri sogni». In questo senso, operazione pienamente riuscita.

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