Il dono dell’intelligenza artificiale

L’uomo, alla fine, fece dono a se stesso dell’intelligenza artificiale. Poi si accorse che, forse, non si trattava di un dono. Infine capì che l’intelligenza è una: naturale o artificiale che sia la sua origine. Questo, in estrema sintesi, potrebbe essere il riassunto del nuovo romanzo del gettonatissimo scrittore inglese Ian McEwan, Macchine come me, se dimenticassimo che un romanzo in cima ai suoi propositi mette sempre il piacere di essere letto. Ecco, quindi, che la conferma giunge rapida: Macchine come me è da leggere, sia perché è spassoso e profondo, veritiero e futuristico, intrigante e completo, ma anche perché è ben scritto. La completezza è data dall’assunto coraggioso che vi è contenuto, quello, appunto, dell’intelligenza in quanto puro calcolo mentale senza graduatorie di origine e di «naturalezza». Il lato spassoso, invece, è dato dal triangolo amoroso tra Charlie, Miranda e l’androide Adam. La storia: Charlie è un trentenne londinese che passa il tempo a giocare in borsa online dopo «aver superato» la fase dell’impegno e dello studio. Miranda è una ragazza bellissima e ferita. Adam, l’androide, è tanto tanto intelligente da voler ambire ai premi dedicati esclusivamente all’uomo in carne e ossa. La suspense, sotto la sapiente guida di Ian McEwan, vi terrà occupati fino all’ultima pagina.

Recensione apparsa su ExtraSette n. 5, 2020