Cinema

L’ironia un po’ malinconica di Aldo, Giovanni e Giacomo

«Il Grande Giorno» segna l’atteso ritorno in sala dello storico trio con una intelligente commedia famigliare intrisa di risate, trappole, riflessioni e quel gusto dolce-amaro che da sempre caratterizza lo stile dei comici lombardi
Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti (da sinistra) hanno debuttato al cinema nel 1997 con «Tre uomini e una gamba». © Aliocha Merker
Max Armani
21.12.2022 06:00

Sono tornati! Con Il Grande Giorno, così s’intitola il loro ultimo film, ritroviamo al cinema Aldo, Giovanni e Giacomo, anche se a dire la verità non se ne sono mai andati, anzi, con i loro sketch, gli spettacoli teatrali, i film su YouTube, i video su Instagram, non ci hanno mai lasciato soli distraendoci dalla quotidianità con quella loro comicità così speciale tutta giocata tra il surreale delle situazioni e la concretezza dei loro personaggi e viceversa, il tutto condito con un pizzico di follia. Si becchettano tra di loro, si odiano, si amano, si prendono in giro e siccome ci assomigliano come gocce d’acqua grazie a loro mastichiamo amaro, ma ci ridiamo sopra, sia che a tormentarci sia il cattivo carattere del nostro vicino di casa, o le malignità di qualche amico, o le nostre manie di grandezza frustrate, magari al matrimonio di uno dei nostri rampolli.

Imprecazione leggendaria

E Il Grande Giorno racconta proprio un matrimonio, quello della figlia di Giovanni con il figlio di Giacomo, che dopo aver creato con successo la Segrate Arredi rinomata ditta che fabbrica divani, adesso grazie ai loro figlioli, stanno per diventare parenti. Per l’emozionato e generoso Giovanni che ha organizzato «l’evento nuziale» di tre giorni in una sontuosa villa in un’isoletta in mezzo al lago di Como, con tanto d’invito ai clienti più importanti, è il «loro» matrimonio, ma per Giacomo, più parsimonioso sul versante finanziario come su quello affettivo, è un incubo che si traduce solo in un’agitazione indicibile. Così nella prima sequenza sul battellino che lo porta all’isola, Giacomo sbotta in una sonora e altisonante imprecazione, stile Eli Wallach nel film di Sergio Leone Il buono, il brutto e il cattivo e quando gliene abbiamo chiesto il perché Giacomo Poretti ridacchiando ha chiosato: «Ma no, non è mica un western! No, era solo per fare un po’ di scena, una sorta di rullio dei tamburi per presentare il mio personaggio che soffre la barca, soffre per tutte quelle spese che lui un po’ tirchietto fa fatica ad approvare. Lui è soprannominato “vomitino”, ma non è certo un cattivo!».

«Ma sì che lo sei», gli ha fatto eco Giovanni (Storti) con l’occhietto brillante delle grandi rivelazioni. «È la storia del film ci mostra di che pasta sei fatto! Quanto ad Aldo, qui è nei panni del guastatore. Niente gli resiste». Aldo ammicca ridendo. Infatti in questo film anche se appare ancora nei panni dell’uomo del Sud, stavolta si mostra sicuro di sé, chiassoso, ma vitale: «Sono felice, e perciò esuberante e molto invidiato – spiega – perché sono il nuovo compagno, pieno di energia positiva anche se un po’ naïf, della mamma della sposa, la bella Margherita (Lucia Mascino) ex moglie di Giovanni e, anche se causo un po’ di trambusto con la mia sbadataggine, conquisto tutte le donne presenti. Sono irresistibile».

Situazioni archetipiche

Insomma Aldo, Giovanni e Giacomo e il loro regista storico Massimo Venier che ha diretto anche il precedente Odio l’estate che nel 2020 totalizzò più di sette milioni e mezzo d’incasso, hanno deciso che era venuto il momento di cimentarsi con un argomento principe per il cinema: il matrimonio. «È vero ci sono centinaia, anzi migliaia di film sul tema del matrimonio perché è un po’ come il Natale», racconta Giacomo. «Sono due di quelle situazioni desiderate e detestate al contempo e quindi i meccanismi comici e le riflessioni che si possono fare sono tante. E questo argomento è stato per noi davvero la chiave di volta per raccontare non solo quell’evento specifico, ma la storia dei personaggi presenti». Tuttavia lo spunto è stato un vero matrimonio come è venuto fuori in conferenza stampa, quello della figlia di Giovanni: «Proprio così – ha confermato l’interessato – ma è stata solo l’idea iniziale. Come papà della sposa, nella realtà, ho esagerato solo sui fuochi d’artificio che sono la mia passione. E comunque, partendo da lì, abbiamo deciso di cercare di spiazzare leggermente il nostro pubblico e abbiamo giocato sia con le situazioni che con i nostri personaggi, e anche se non abbiamo fatto un vero scambio di ruoli io e Giacomo ce li siamo giostrati in modo diverso».

Il lato oscuro della festa

A detta di Giovanni e Giacomo è stato poi Aldo ad accennare a quello che potremmo definire «il lato oscuro» della festa di matrimonio, ossia quella «suspense» che si ritrova anche in Il Grande Giorno di cui non c’è mai traccia né nel menù e neppure nel programma di questi eventi: «Nella coppia, ci sono sempre quelli che arrivati al “momento di non ritorno”, incastrati tra il Sì e il No, magari dicono Sì, ma con una faccia che è il massimo dell’incertezza. Certo bisogna pensarci bene prima di sposarsi, ma malgrado tutto credo che i dubbi, siano inevitabili». È quel dolce-amaro che è il retrogusto classico dei tanti film sul matrimonio e che ne Il Grande Giorno è un sottile profumo di malinconia che in fondo è da sempre uno degli ingredienti dei film di Aldo, Giovanni e Giacomo. «Sia in Odio l’estate sia in questo ultimo film, ma anche in Chiedimi se sono felice è quella nota – spiega Aldo – che arricchisce la storia e ne fa venir fuori l’anima. Per cui il film, pur restando comico ha però quelle leggere dissonanze che sono tipiche dei sentimenti». «Anche perché noi siamo così», aggiungono quasi all’unisono Giacomo e Giovanni. «Non fingiamo, anche se portiamo i nostri personaggi sullo schermo, cerchiamo di essere il più possibile semplicemente noi stessi. La rappresentazione della realtà è la nostra caratteristica anche perché ci sarebbe proprio difficile essere differenti da come siamo, o interpretare noi stessi recitando dei ruoli».

Una festa faraonica con l'imprevisto dei sentimenti

Il Grande Giorno è la storia della festa di matrimonio di Elio (Giovanni Anzaldo) e Caterina (Margherita Mannino), evento intimo e faraonico immaginato da Giovanni (Storti), padre della sposa, temuto dal consuocero, nonché suo socio e amico da sempre Giacomo (Poretti), detto Giacomone: piccolo, irritabile e taccagno. La cornice è lussuosa; il celebrante è il raffinato cardinal Pineider (Roberto Citran); camerieri e chef sono diretti dal «Riccardo Muti del catering» (Pietro Ragusa); la torta arriva da Vienna; il vino è sopraffino; i fuochi d’artificio imperiali: settantamila euro di scintille colorate. Tuttavia quando c’è di mezzo la famiglia, i sentimenti e soprattutto Aldo (Baglio), tutto diventa drammatico, ma con Aldo Giovanni e Giacomo anche comico. Ben recitato, amabile, spumeggiante Il Grande Giorno ci irretisce con garbo tra le mille trappole dell’evento nuziale, ma la storia più che mai realistica non scatena il loro humour surreale e così i tanti meccanismi comici del trio non riescono a tenere sempre a bada quella tenera malinconia che è la caratteristica del gruppo.