Rassegne

Lo Zurich Film Festival e la riapertura del Kosmos

Oltre che per varie anteprime europee e nazionali, la XIX edizione della kermesse svizzero tedesca si segnala per aver ridato vita a uno dei principali ritrovi per cinefili nella città sulla Limmat
© KEYSTONE / ENNIO LEANZA
Max Borg
02.10.2023 21:28

Se n’era parlato a inizio anno, durante la cerimonia d’apertura delle Giornate di Soletta, dell’impoverimento della scena culturale svizzera con la chiusura del Kosmos, le cui sei sale nella zona dell’Europaallee, a pochi metri dalla stazione centrale, erano la meta privilegiata dei cinefili zurighesi per il cinema d’autore internazionale e, negli ultimi anni di attività, anche per qualche blockbuster americano scelto con criterio (chi scrive ha visto per la prima volta The Suicide Squad di James Gunn proprio nella sala principale del Kosmos, nell’agosto del 2021). Chiuso per difficoltà finanziarie legate alla pandemia, il cinema è stato riaperto il 27 settembre, pochi giorni fa, per la preapertura del diciannovesimo Zurich Film Festival, che insieme alla Spoundation Motion Picture AG ha ridato vita all’edificio, ora noto come Frame, come il termine inglese usato per definire il «fotogramma», ma anche come il mensile che un tempo accompagnava la «NZZ am Sonntag» per una copertura approfondita delle uscite cinematografiche (ora la medesima impostazione sopravvive online sotto forma di newsletter). Una nuova avventura inaugurata da Early Birds, una sorta di Thelma e Louise della Svizzera interna, girato quasi interamente sulla Langstrasse da Michael Steiner, amico di vecchia data del festival il cui team artistico capitanato da Christian Jungen si occuperà anche della programmazione regolare del cinema.

Dopo questo evento speciale, con il film che ha occupato tutte e sei le sale di uno dei nuovi luoghi strategici della kermesse, l’edizione 2023 dello Zurich Film Festival vero e proprio si è aperta a suon di strani sogni con Dream Scenario, commedia americana che dopo il debutto a Toronto qualche settimana fa è stata presentata in anteprima europea lungo la Limmat. Un racconto volutamente, gloriosamente strambo, dove un quasi irriconoscibile Nicolas Cage diventa una celebrità perché appare inspiegabilmente nei sogni di chiunque, anche gente che non lo ha mai incontrato prima. Dream scenario è uno dei tanti momenti forti di questi primi giorni di festival, caratterizzati come sempre soprattutto da prime nazionali, internazionali o europee di pellicole molto attese già viste altrove: da Venezia, ad esempio, arrivano il bellissimo Poor Things di Yorgos Lanthimos, fresco di Leone d’Oro e a gennaio nelle sale; Enea, opera seconda del figlio d’arte Pietro Castellitto, che si è proposto di raccontare Roma Nord, dove lui è cresciuto, in maniera non caricaturale o denigratoria; e The Palace, la caustica commedia di Roman Polanski ambientata e in parte girata nel lussuoso Gstaad Palace, con un cast internazionale di cui fa parte anche il nostro Teco Celio, nei panni dello chef dell’albergo. Da Cannes viene il potente The Zone of Interest di Jonathan Glazer, sulla vita quotidiana di Rudolf Höss, comandante del campo di concentramento di Auschwitz, film che esce in una versione leggermente diversa da quella presentata sulla Croisette (l’aggiunta più evidente è la dedica nei titoli di coda a Martin Amis, autore del romanzo ispiratore, morto poche ore prima della proiezione in Costa Azzurra lo scorso maggio); e da Berlino arriva il thriller erotico Femme, folgorante esordio di Sam H. Freeman e Ng Choon Ping che allungano ed espandono la premessa del loro omonimo cortometraggio (girato apposta per dimostrare che avevano le doti artistiche necessarie per la versione più lunga) raccontando il rapporto tra due uomini in un contesto di mezze verità e omosessualità repressa. Un esercizio di genere che riflette sulla mascolinità (che è anche il tema di quest’anno della sezione #Hashtag, che in ogni edizione approfondisce cinematograficamente un diverso argomento d’attualità) e ha riempito le sale del Frame e del Corso, i due centri nevralgici dei tre concorsi (lungometraggi di finzione, documentari e Focus, quest’ultimo dedicato alle produzioni di matrice tedesca, austriaca e svizzera).

Concorsi per i quali anche il pubblico si fa giuria, con un apposito premio per il quale si può votare al termine di ciascuna proiezione, non più con il caro vecchio bigliettino cartaceo dove si spuntava la casella del titolo visionato, ma con un QR code che appare sullo schermo subito dopo i titoli di coda. In attesa di conoscere il nome del vincitore, che sarà annunciato nel corso della cerimonia di chiusura, la sera dell’8 ottobre.