La riflessione

L’utopia di Salvatore Battaglia

Quasi vent’anni fa vedeva la luce il «Grande dizionario della Lingua italiana» della UTET – Un’opera monumentale, un assoluto punto di riferimento per la conoscenza dell’italiano che nella moderna editoria difficilmente può essere replicata ma la cui eredità non può andare perduta
Roberto Cotroneo
28.01.2021 06:00

Capita che quando si hanno molti libri ci si dimentichi che alcuni possono mancarti e possono esserti utili. La scorsa settimana avevo bisogno di controllare una parola italiana, una parola che inizia con le lettere «st»: straniamento. Da sempre ho nella mia biblioteca un’opera monumentale: il Grande dizionario della Lingua italiana della casa editrice UTET, detto «il Battaglia», dal nome del suo curatore, Salvatore Battaglia, lessicografo, filologo e italianista, nato a Catania nel 1904 e scomparso nel 1971. Il Battaglia «è» la lingua italiana. Un dizionario di 22 volumi, e ogni volume ha migliaia di pagine, con il testo disposto su tre colonne fittissime e in corpo tipografico assai piccolo. Per capirci non ci sono soltanto tutte le parole della nostra lingua, ma dove si trovano nella tradizione letteraria, in che opere sono state utilizzate, da quali autori e in che modo. È qualcosa di immenso. Potrei dire: qualcosa di commovente.

Un lavoro straordinario
Fu un lavoro straordinario quello di Salvatore Battaglia. Cominciò a pensarci nel 1950, discutendo del progetto con il presidente della casa editrice UTET, Carlo Verde, e dopo dieci anni il dizionario venne fondato: era il 1961. Dopo la morte di Battaglia continuò a lavorare al grande dizionario un altro critico e linguista: Giorgio Bárberi Squarotti. E l’opera venne completata nel 2002 con il volume 22. Per capirci: sono 22.700 pagine, 183.594 parole, vengono analizzate e citate 14.061 della letteratura italia-na, dalle origini a oggi, di 6.077 autori. La parola «straniamento», che avrei voluto cercare, e che appunto inizia con «st» è nel volume XX, ma io non possiedo i volumi XX, XXI, e XXII. Non saprei dire il perché. Così pochi giorni fa ho cercato di comprarli, ma la UTET, che oggi è di proprietà di un gruppo editoriale spagnolo, non ristampa da tempo l’opera, come non ristampa la sua collezione di classici, moltissimi ormai perduti (di molti non hanno più neppure le copie d’archivio). Ho cercato sul web. Nell’usato si trovano copie complete del dizionario ma non i singoli volumi. Mi sono così ricordato dei racconti leggendari sui redattori di questo dizionario, uomini meticolosi, che segnavano tutto su foglietti, su schede precise con una scrittura nitida. Persone che hanno maturato la propria pensione, e lavorato per tutta una vita alla casa editrice UTET per fare soltanto questo. Per ricordarci che in quelle 22 mila pagine c’è la nostra identità, la lingua che parliamo ogni giorno.

L’impegno della Crusca
Quanto è costato il Battaglia? Qualcosa di non immaginabile, un progetto antieconomico, qualcosa che oggi nessuno potrebbe permettersi. E oggi? Oggi quei volumi sono soprattutto nelle biblioteche, ma comprarlo è impossibile. Così mi ero rassegnato a non avere più la possibilità di consultare gli ultimi tre volumi. Finché non ho fatto una scoperta davvero bellissima, che conoscono in pochi, bella come un lieto fine. Ho scoperto che dal 9 maggio del 2019 tutti possono consultare il Battaglia, e possono farlo gratuitamente andando sul sito dell’Accademia della Crusca: la più prestigiosa istituzione linguistica italiana. La Crusca e la casa editrice UTET hanno fatto un accordo. Quest’ultima ha permesso all’Accademia di mettere online gratuitamente questo capolavoro della tenacia culturale italiana. Andando all’indirizzo internet www.gdli.it si può consultare tutta l’opera e persino scaricare le pagine del dizionario in formato PDF.

Un’operazione irripetibile
Devo dire che tutto è bene quel che finisce bene. Ma è ovvio che opere come queste non faranno mai più parte della progettualità editoriale italiana. Sono troppo costose per un’editoria che deve cercare di non essere in perdita e dove i grandi progetti non hanno più spazio. Il professor Battaglia oggi sarebbe stato considerato un utopista, con un’idea antieconomica e un po’ folle. Eppure continuiamo a consultare le pagine che lui ha voluto. E questa non può che essere considerata una grande ricchezza. Va anche detto che progetti come questi non sono più alla portata di imprenditori privati. Ma andrebbero incoraggiati da istituzioni pubbliche. Perché i dizionari non finiscono, vanno aggiornati e vanno rifondati quando è necessario. Sono passati vent’anni dalla conclusione del Battaglia. E in questi vent’anni ci sarebbero nuove pagine, qualche migliaio, certo, e ci sarebbero nuovi autori, nuove opere, e nuove parole. Chi raccoglierà il testimone e continuerà questo lavoro, prezioso e indispensabile? Chi avrà la forza e l’ostinazione per fare tutto questo? È difficile dirlo in un mondo che non riesce neppure a pensarla un’opera che dura per 50 anni. E forse è anche comprensibile. Ma senza voler essere dei nostalgici, va detto che è bello pensare che è esistito un mondo dove queste idee sono state possibili. Un mondo che non dobbiamo dimenticare, e che sarebbe giusto provare a imitare. Perché certo un mondo come quello era più giusto e più ricco.