Ma ha ancora senso credere all’oroscopo?

Lo diceva (e lo cantava) Alan Sorrenti. Noi siamo figli delle stelle. Ma è davvero così? Anzi, meglio: ha ancora senso, nel 2021, credere all’oroscopo e all’impatto degli astri sulle nostre vite? Sì, secondo l’astrologia. Antonio Capitani, fra i più noti divulgatori di previsioni, tempo fa spiegava: «A parole tutti dicono di non crederci, poi chiunque legge l’oroscopo. Per sé e per gli altri. Per sapere se l’amante lascerà la moglie o il marito di turno. È come la Democrazia cristiana negli anni Sessanta: nessuno la votava, ma intanto... E poi non è vero che l’astrologia non entra nelle vite delle persone, al contrario molte persone sono entrate nel lessico comune. Avere la luna storta, per esempio, ma anche avere un forte ascendente su qualcuno».
Una fonte di consolazione
Giornalista informatico e cacciatore di bufale, Paolo Attivissimo – va da sé – ha un’altra visione. «Perché la gente crede ancora all’oroscopo? Perché tutti noi, nella vita, andiamo in giro cercando di trovare qualunque indizio che ci guidi e ci dica cosa fare, che ci aiuti a scegliere» afferma. «L’oroscopo, per molti, è una fonte di consolazione. Un suggerimento. Penso, però, che pochi abbiano pensato seriamente alle implicazioni. Se effettivamente ci fosse un’influenza degli astri sulle nostre vite, allora dovremmo applicare l’oroscopo dappertutto». E qui casca l’asino: «Immaginatevi – prosegue Attivissimo – di recarvi in un ospedale e di sentirvi dire: guardi, il chirurgo oggi non la opera; sappiamo che ha un’urgenza ma lei è del sagittario e il chirurgo è dei gemelli per cui siete incompatibili. O ancora ad un colloquio di lavoro: lei è il candidato migliore, è qualificatissimo, peccato però che sia dei pesci mentre un nostro dirigente è dell’acquario; sa, a volte i segni d’acqua vanno in conflitto. E in farmacia, per dire, dovrebbero darci un analgesico per il mal di denti in base al nostro segno zodiacale. L’oroscopo è intrattenimento e tale resta, ma se il mondo funzionasse così dovremmo preoccuparci davvero».


Occhio alle truffe
In un certo senso, l’oroscopo generalizzato che leggiamo sui giornali è cosa buona e giusta. Quantomeno, è appunto intrattenimento. «Diverso – afferma Attivissimo – è il discorso dell’oroscopo personalizzato, a pagamento, qualcosa ai limiti della truffa. Sposarsi o acquistare casa, ad esempio, sono decisioni importanti. Ma vengono affidate a qualcosa senza fondamento». Se volgiamo lo sguardo al cielo e, idealmente, abbracciamo l’intero sistema solare, spiega Attivissimo, «volendo essere pedanti e pignoli notiamo che un effetto gravitazionale dei pianeti su di noi c’è». Ma da qui a pensare che vi sia altresì un’influenza ce ne passa. «È un effetto talmente infinitesimale che, in realtà, ha molta più influenza su di me la massa della persona che ho di fianco o della macchina che mi passa vicino mentre cammino. Scientificamente, insomma, non abbiamo nessun motivo per pensare ad un’influenza degli astri. Spiace, poi, che fenomeni celesti reali, bellissimi come il recente allineamento, puramente ottico, di due pianeti così belli come Giove e Saturno venga confuso con l’astrologia”. Di più, “molto spesso l’astrologia non si basa sulla reale situazione del cielo ma su com’era considerato lo stesso migliaia di anni fa. E così leggiamo oroscopi che non sono nemmeno allineati con la realtà osservabile del cielo».
Una superstizione socialmente accettabile
Come spiegare, però, il successo dell’astrologia e dell’oroscopo? E il fatto che, anche nel 2021, continui a influenzare le scelte di molte persone? «Credo che l’astrologia sia una specie di superstizione socialmente accettabile, come il bere in compagnia è una forma di alcolismo socialmente accettabile o come, in passato, lo era il fumare in compagnia. Perché lo facevano tutti. Poi, nel caso del fumo, abbiamo capito come stanno realmente le cose e aggiustato il tiro. La scienza ha già fatto tutto quello che è in suo potere per discreditare l’astrologia, forse dovrebbe essere verbalmente più manesca e prendere a schiaffi un giornalista quando confonde gli astrologi con gli astronomi. Già che ci siamo, la scienza potrebbe – scherzosamente – chiedere che vengano considerati tutti gli oroscopi, come quello Maya o quello cinese, e non soltanto quello occidentale. Perché altrimenti è discriminazione».


A caccia di supereroi
Può darsi, però, che la scienza abbia bisogno di personaggi trasversali. Capaci di passare per supereroi. Personaggi come Elon Musk, per intenderci. «Chiunque faccia divulgazione scientifica può essere d’aiuto» conferma Attivissimo. «Noi abbiamo disperatamente bisogno di buona scienza. Perché la nostra vita dipende dalla tecnologia, che si basa appunto sulla scienza. Non dipende dai sentimenti e dagli umori degli oroscopi. Forse, lo riconosco, ci servirebbe qualcuno che renda più interessante la comunicazione scientifica. Una comunicazione che per sua natura e necessità è noiosa e pedante. Deve esserlo, perché altrimenti rischia di essere imprecisa. Ci serve una generazione di divulgatore, dei nuovi Piero Angela, ma tanti youtuber ad esempio si stanno dando da fare. Il fatto è che la scienza sta combattendo questa lotta con le mani legate. L’astrologia dà risposte semplici, rapide. Dei pacchetti facilmente presentabili in televisione. La scienza invece dosa ogni parola. Se uno scienziato avesse fatto previsioni errate, come è successo a Paolo Fox quando presentò il suo oroscopo per il 2020, avrebbe chiuso la carriera seduta stante. Paolo Fox invece è ancora in televisione ed è appena uscito con un nuovo libro».
L’effetto Barnum
C’è da dire che, a furia di generalizzare, l’oroscopo ogni tanto ci azzecca. E porta le persone a credere. «Ecco, la scienza potrebbe dedicare più tempi a quelli che io chiamo pregiudizi cognitivi» chiosa Attivissimo. «Penso all’effetto Barnum». Un fenomeno che si verifica quando «qualcuno dice qualcosa di generico o di vago, come l’oroscopo, e noi adattiamo alla nostra situazione». Eccolo, il segreto del successo degli oroscopi: «Apparentemente le previsioni sono calzanti alla nostra realtà, ma è un meccanismo tutto nostro: siamo noi che lo facciamo calzare, scartando quello che non fa per noi e tenendo il resto. Quando vado nelle scuole, spesso dico agli allievi: c’è qualcuno di voi che ha un dolore alla gamba. E puntualmente si alza una mano. E quella persona mi dice: ma come ha fatto? Semplice statistica».