“Mai pensato di gettare la spugna”

PARLANO I BLUES BROTHERS - Dopo il Guinness Maxi B. e Michael Casanova si confidano in questa intervista esclusiva al Corriere del Ticino
Gianni Righinetti
20.02.2018 06:00

MELIDE - Mercoledì 14 febbraio poco dopo le 16 hanno lasciato gli studi di Radio3i dopo che la loro impresa, 100 ore, 2 minuti e 20 secondi di diretta radiofonica praticamente ininterrotta, è entrata nel libro del Guinness World Record. Hanno terminato la maratona esausti e stremati, ma anche fieri. Poi, comprensibilmente, si sono ritirati per l'esigenza di riprendersi e riposare. Ora, a bocce ferme e a mente lucida, il Corriere del Ticino ha incontrato i protagonisti Maxi B. e Michael Casanova per una chiacchierata a tutto campo. Le emozioni, le sensazioni e l'incredibile sostegno del pubblico.

Quanto avete dormito dopo aver superato il record delle 100 ore di diretta radiofonica?Maxi B. «Ho dormito 5 ore per notte, rispetto alle 7-8 usuali. È stata difficile e lo è ancora ora. Ci vuole tempo e pazienza prima che il corpo e la testa riescano a riprendere il ritmo giusto. Ogni tanto di giorno mi viene sonno, ed è una sensazione che mai avevo provato prima».Michael «Appena lasciato lo studio di Radio3i ed essere arrivato a casa ho dormito 3- 4 ore prima di mettermi a tavola per cena. Poi ho tentato di coricarmi di nuovo, ma quella notte a Bosco Luganese sono suonate le sirene d'allarme che mi hanno tenuto sveglio fino all'alba: il miglior sceneggiatore non poteva scrivere un copione più avvincente per il mio rientro a casa. Credevo davvero scoppiasse la guerra, ero stanco e debole. Poi il giorno dopo mi sono arrivare le scuse di Norman Gobbi».Cosa avete fatto negli ultimi giorni? Maxi B. «Ho avuto visite a casa, ho ospitato amici intimi trascorrendo un po' di tempo in compagnia. Per il resto tanto riposo, mi sono sentito svuotato e di avere bisogno un po' di tranquillità. Ma mi conoscono, non durerà a lungo anche se la radio non l'ho più ascoltata, soprattutto per non imbattermi nelle canzoni sentite nelle 100 ore di diretta». Michael «Io sono rimasto molto a casa, spesso coricato. Ho fatto una passeggiata di una ventina di minuti ed ero esausto, neanche avessi scalato l'Everest. Il tentativo è di recuperare il corpo e la mente. Domenica mattina per la prima volta mi sono svegliato felice, senza quegli sbalzi d'umore che si sono manifestati nei giorni passati. Ora si tratterà di fare in modo che reagisca anche il fisico, un fatto che a me, già ansioso per natura, un po' preoccupa».

Ora che siete riposati e un po' più lucidi, vi rendete conto di quello che avete fatto? Maxi B. «I ricordi lucidi di tutto quanto abbiamo detto non li ho. Anche perché, e ne andiamo fieri, la nostra diretta è stata spontanea e senza nulla di preconfezionato. Siamo stati noi stessi e nessuno ci ha preparato un copione. Abbiamo gestito le 100 ore come facciamo solitamente nelle nostre trasmissioni radiofoniche, in maniera spontanea e genuina, come d'altronde è lo spirito di Radio3i. Ognuno di noi tiene per sé le cose che gli accadono, in maniera da sorprendere l'altro e animare il dialogo. Il pubblico ha gradito e anche con gli ospiti tutto è stato spontaneo. Ma sapevamo cosa ci attendeva».

In che senso?Maxi B. «L'idea ci è venuta molto tempo fa, e prima di proporla ci abbiamo riflettuto a lungo, perché la prospettiva di non dormire per alcune notti di seguito non era uno scherzo. Anzi, dormire solo pochi minuti è forse anche peggio. Il momento in cui ti svegliano è come se ti strappassero qualcosa di tuo, di intimo». Michael «Confermo, ci abbiamo pensato a lungo noi due. Poi per curiosità sono andato a rivedere alcuni passaggi per capire come si percepiva quanto accadeva in studio. Non mi capacitavo all'idea che tantissime persone restassero incollate alla TV ad ascoltarci e non cambiassero neppure canale quando passava la musica. Tutti restavano lì incollati, incredibile».

Con il passare dei giorni la percezione del primo reality ticinese che dimensione assume?Michael «Mi sto rendendo conto che quanto abbiamo fatto, piccolo o grande non spetta a me giudicarlo, non è successo per caso. Come ha detto Maxi l'idea è nata ad agosto quando stavamo lavorando al programma TV "In Ticino non c'è mai niente da fare" ed eravamo in ansia perché era tutto nuovo da inventare. Così ci siamo messi in testa di abbattere dei guinness per il programma».

Ma allora siete dei feticisti dei guinness?Maxi B. «Forse sì, sono molto divertenti». Michael «Abbiamo seguito i mondiali di calcio del 2014 solo facendo affidamento ai guinness. Ad esempio prendendo quelli di una nazione, quelli di un'altra e poi incrociandoli formulando dei pronostici». Maxi B. «Non stiamo bleffando. In Russia spaccano le angurie con la testa e gli svedesi mangiano il salmone. Da questi due elementi ci siamo cimentati nel formulare dei pronostici in maniera scanzonata e, man mano, i guinness sono entrati nella nostra testa». Michael «Io da subito ho avuto in mente qualcosa di estremo, ma mia mamma si era spaventata. Ricordo come fosse ora. Eravamo in cucina ed è lì che è partita la prima scintilla quando mamma mi ha detto perché non facevo qualcosa legato alla radio. La lampadina si è accesa, ho chiamato subito Maxi, ci siamo chiusi nel nostro stanzino (ndr. un localino di pochissimi metri quadrati nella sede di Melide) e abbiamo iniziato a pensare cosa fare esattamente. È in quel piccolissimo stanzino con poca aria che nascono le nostre idee. Compreso il nostro record».

Dall'idea di affrontare il record, alla sua realizzazione. Cosa vi è frullato per la testa in questi mesi?Maxi B. «Sono orgoglioso nel dire che tutto il processo di realizzazione lo abbiamo fatto noi due. Non abbiamo solo lanciato la proposta assegnando poi ad altri il compito di confezionarla. È stato tutto un fai da te. Abbiamo chiamato noi il giudice per conoscere le regole e chiedere l'enorme incarto fatto di norme e cavilli, lo abbiamo tradotto dall'inglese. Poi ci hanno dato una mano anche i fantastici amici di Radio3i e Teleticino. È davvero bello lavorare per questa squadra».

Privarsi del sonno però non è uno scherzo.Maxi B. «Certo che no e anche la dottoressa da cui siamo stati lo ha detto chiaramente. Può essere anche una forma di tortura per fare parlare chi non vuole svuotare il sacco. In realtà noi la parola non l'abbiamo mai persa».

Maxi, tu sei stato il primo ad andare in crisi. Cosa ricordi di quei minuti?Maxi B. «In quel momento non pensavo di essere in radio, ma a una conferenza stampa, e ho pianto perché mi sentivo sotto pressione davanti a microfoni e giornalisti che mi tempestavano di domande. Era il panico, ma dei possibili sbalzi d'umore ci avevano avvisato. Eravamo a metà della maratona e Michael è stato bravissimo, mi ha sollevato l'umore, unitamente a Matteo che ci ha sempre sostenuto. Si vede che avevo bisogno di sfogare in quel mondo il mio stato emotivo. A parte quel momento di difficoltà me la sono cavata».

E quando mancavano otto ore è andato in tilt Micheal.Michael «La mia è stata una crisi fisica, (ndr. ci confida Micheal parlando anche di problemi conosciuti dopo aver lasciato l'attività calcistica) prima di iniziare il Guinness ero molto preoccupato, ma la volontà di mettersi in gioco è stata più forte di tutte le difficoltà che provavo. Ho sentito il cuore che batteva forte e credo che di fronte alla tensione cumulata è subentrata la paura, un sentimento umano».

Avete mai pensato «ora mollo, ma chi me lo fa fare»?Michael «No, non mi è mai capitato nelle lunghe ore trascorse in studio».Maxi B. «Confermo e credo che sia anche perché durante il Guinness abbiamo parlato tanto, incoraggiandoci a vicenda. Ci siamo ripetuti quale era la nostra motivazione. Non era solo per il Guinness, ma era il nostro progetto, e dopo averlo creato non potevamo abbandonarlo prima di arrivare in fondo». Michael «Vi svelo che sul nostro calendario del 2018 quei quattro famosi giorni erano segnati in rosso da tempo. Avevamo in testa questo reality e abbiamo chiesto che la nostra voce fosse attiva come sfondo anche quando passavano le canzoni, ma tecnicamente questo non è stato possibile».

Veniamo all'incredibile sostegno del pubblico. Quali e quante le emozioni? Michael «Tantissime davvero, un affetto indescrivibile, a tratti commuovente. Al punto che su questo tema mi mancano le parole». Maxi B. «Non ci aspettavamo tanto, ma il pubblico è stato fondamentale, fantastico. Il nostro stanzino è pieno zeppo di regali: pelouche, champagne e cioccolatini. Il rapporto con pubblico è stato straordinario, come si dice nello sport, l'uomo in più. Ci hanno seguiti sostenuti e coccolati. Una volta ancora grazie a tutti. E ad essere stati fantastici siete stati voi. Come Blues Brothers viviamo di pubblico, sono gli ascoltatori che ci danno la spinta, poi noi seguiamo».

A chi avrà pensato che la vostra avventura è stata «una boiata pazzesca» come rispondete?Maxi B. «Non intendo assolutamente ribattere. Michael, pur essendo più giovane di me, mi ha insegnato che se in un'avventura non c'è un bastian contrario non è riuscita. Benvenga chi è scettico, ci sta perfettamente».Michael «Ognuno può pensare ciò che vuole, per fortuna non vediamo tutti allo stesso modo quanto accade».

Ma nella vita di tutti i giorni siete così affiatati e amici come abbiamo visto al microfono e in diretta TV?Maxi B. «Esattamente così. Non recitiamo una parte, siamo noi stessi e i Blues Brothers, fondamentalmente, è un vestito, sotto e dentro ci siamo noi, uomini e amici». Michael «A volte ci sfoghiamo e divaghiamo fantasticando e poi esce la battuta che alimenta una discussione. Lo comprendo, è difficile capire quando facciamo sul serio e quando scherziamo. Ma, se devo dire la verità, è più il tempo in cui siamo seri, anche se lo facciamo sempre con il sorriso. La vita è bella e noi la vogliamo vivere con chi ci sta vicino. Ci sfoghiamo fantasticando».

La vostra coppia appare come una geniale trovata. Chi è stato l'artefice e svelateci come sono nati i Blues Brothers in salsa ticinese. Maxi B. «L'idea geniale l'ha avuta Matteo. Il riferimento era a livello fisico con i veri Blues Brothers e io (più in carne) ero proprio John Belushi mentre Michael era Dan Aykroyd, forse lui anche un po' più bello e io un po' meno alto dell'originale. In realtà la vera motivazione è che due mondi diversi, io proveniente dal rap e lui dallo sport, dal calcio, si sono incontrati. Era il 2013 ed entrambi ci eravamo rotti di quella vita. Ci siamo conosciuti sulla porta di Radio3i. Io dovevo condurre la domenica e lui leggere i risultati sportivi. Il resto è storia recente».Michael «Era l'epoca del monolocale di Maxi B. e per me andare in radio a leggere i risultati era il massimo della vita».

Di voi si parla con entusiasmo in Ticino, in Svizzera e ora anche oltre i nostri confini. Siete coscienti che la popolarità ha il suo peso? Michael «Ci ho pensato tanto e questo mi ha messo anche un po' di ansia. Appena chiuse le 100 ore e aperta la finestra sulla piazza di Teleticino ed essere un po' come il Papa mi ha tolto un po' il respiro, anche perché mi domandavo come gestire la popolarità». Maxi B. «Io la prendo diversamente. Dobbiamo restare quelli che siamo, ragazzi che vivono la loro vita e si danno al pubblico per cercare di mandare chi va al lavoro con il sorriso, strapparne uno a chi lo ha perso da tempo e di dare leggerezza anche delle cose più pensanti. Eppoi cerchiamo di ridere anche di noi stessi. L'autoironia non deve mai mancare, è l'atteggiamento più giusto per affrontare le cose della vita. Sempre con rispetto e senza volgarità. Volgari non lo siamo per natura e in 100 ore di diretta, anche nei momenti di stanchezza abbiamo messo in primo piano il rispetto per chi ci ascolta. In radio si possono dire molte cose. Essenziale è come le si dice. C'est le ton qui fait la musique».

Ma ora Matteo Pelli vi regalerà almeno una settimana di vacanza e relax vero? Maxi B. «Abbiamo due settimane e il posto più tranquillo è ognuno a casa sua». Michael «Vacanza? Sì, ma io ho già tanta voglia di fare, di guardare in avanti».

Avete già in mente una nuova follia?Maxi B. «Abbiamo delle idee, ma meglio non svelare nulla. Non parlerei di follia, ma abbiamo in mente una nuova canzone dei Blues Brothers. Ci chiuderemo nello stanzino. Ogni tanto senza quello spazio, stretto, stretto, ci sentiamo un po' persi». Michael «Maxi ha detto solo quello che possiamo svelare, per il resto lavoriamo e ci faremo ancora sentire».

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