Martinho Da Vila fra i ritmi di un popolo
Dopo Maria Bethânia e Martha Argerich conversation nocturne e Rio Sonata il nuovo documentario musicale del regista franco-svizzero Georges Gachot racconta il mondo della samba.Musicale sì, ma non soltanto. Perché la samba ha anche, da sempre, una forte carica sociale. Lo spiega Martinho Da Vila, celebre cantante brasiliano, portando gli spettatori all'interno del mondo della sua scuola di samba, quella di Vila Isabela a Rio. Samba per lui è prima di tutto un recupero delle radici nere del popolo brasiliano. Lo stesso termine viene dall'angolano «semba». È un modo per affermare la propria identità e di confrontarsi con la vita di tutti i giorni. Samba è comunità, è la gente. Tenendo Da Vila come fulcro, come guida in questo universo, lo sguardo di Gachot plana sulle varie persone coinvolte nei preparativi per il Carnevale. C'è il maestro di percussioni Wallan, ci sono i suoi giovani allievi, c'è la gente comune. Ne viene fuori un ritratto a caldo, un po' diverso dai soliti cliché solamente festaioli. È lo stesso Da Vila a rendere esplicite alcune sfumature, come quando parla del suo più grande successo Canta, minha gente e spiega che il testo non un modo di dire che tutto va bene, il senso è un altro, più creativo e ottimista: le cose andranno bene: «tutti i rivoluzionari - dice - sono ottimisti». Non mancano alcuni ospiti, da star brasiliane come l'attore Ney Matogrosso alla cantante greca Nana Mouskouri. Samba in portoghese è maschile. In italiano ormai è consolidato anche al femminile: samba, alla fine, è per tutti.