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Menzogne, tradimenti e sorprese

Helen Mirren e Ian McKellen sono i grandi protagonisti de «L’inganno perfetto»
Mirren-McKellen, la coppia perfetta. (© Warner Bros.)
Marisa Marzelli
12.12.2019 06:00

Non è il classico film per «pantere grigie», cioè una commedia malinconica per un pubblico di anziani. Ne L’inganno perfetto (in originale The Good Liar) tutto ciò che sembra non è. Tratto da un romanzo di Nicholas Searle, si regge sull’interpretazione di due mostri sacri britannici come Helen Mirren (a febbraio riceverà alla Berlinale l’Orso d’oro alla carriera) e Ian McKellen, qui per la prima volta insieme in un duetto e duello di sfumature.

I due si conoscono su un sito di incontri online per anziani e cominciano a mentire sin dalle prime inquadrature. Lui indica sul profilo non fumatore mentre sta fumando, lei si dichiara non bevitrice mentre sorseggia un bicchiere di vino. Poi s’incontrano e cominciano a frequentarsi. Il tema chiave non è la vecchiaia ma l’inganno, di cui – data l’età – si rivelano maestri. Lei è una ricca vedova, lui un pericoloso truffatore che ha individuato la prossima vittima. Il film parte come una commedia sulla falsariga de La stangata, con i preparativi della trappola, mentre il pubblico è già al corrente dei maneggi. Gli attori sanno rendere alla perfezione le false fragilità con cui ammantano i rispettivi personaggi. Ed è un gioco continuo di mimica e ironia. Certo, ci si aspetta che Helen Mirren non sia così arrendevole e delicata come pare (sebbene abbia sempre attorno un nipote poco convinto del nuovo corteggiatore), ma a sorpresa la trama s’incupisce.

Preavvisata da una scena apparentemente inutile dove Mirren e McKellen, uscendo da un cinema, commentano Bastardi senza gloria di Tarantino e lui dice che se si altera la Storia, mostrandola come non è stata, le giovani generazioni potrebbero confondersi. Seguirà poi un viaggio a Berlino (al cinema la città perfetta delle spie e dei tradimenti) e un lungo flashback fornirà altri indizi sull’evoluzione del racconto.

L’inganno perfetto si tramuta in un thriller degno di Patricia Highsmith, con tracce (pensando alla filmografia di Ian McKellen) de L’allievo di Bryan Singer. Una svolta narrativa e d’atmosfere che parte della critica ha accusato di rompere l’unità stilistica ma che non lascia indifferente lo spettatore. Dall’amabile gioco d’inganni si è passati ad un clima minaccioso. Come finirà?

La regia di Bill Condon (con McKellen ha già girato Demoni e dei e Mr. Holmes) è elegante, il ritmo non cala mai e i due mattatori sono affiancati da un cast all’altezza, compreso quel Jim Carter che abbiamo conosciuto come il maggiordomo Carson di Downton Abbey. Film dove la sceneggiatura ricca di finezze è determinante, molto parlato (ma non teatrale) L’inganno perfetto, riflette su vari temi: dall’identità al sovrapporsi tra essere e apparire, a differenti approcci generazionali alla Storia.