883, perché Max Pezzali e Mauro Repetto si sono divisi?
Ve lo diciamo subito: se non l'avete ancora vista, fatelo. Stiamo parlando di Hanno ucciso l'uomo ragno – La leggendaria storia degli 883, miniserie di 8 puntate – di Matteo Rovere e Sydney Sibilia, prodotta da Sky e Groenlandia – che è già diventata un vero e proprio cult. Soprattutto tra i nostalgici degli anni Novanta e dei primi anni Duemila.
I sogni sono il filo conduttore di una storia che è già mito. Quella di Max Pezzali – il figlio del fiorario – e di Mauro Repetto, bravo in tutto «ma non abbastanza». Due ragazzi di Pavia che raggiungono il successo inaspettatamente e diventano un fenomeno musicale, pur senza suonare uno strumento. La parabola perfetta delle migliori amicizie, al grido di «dignità zero» e di «il nostro superpotere sono i nostri sogni». La storia di due underdog che, insieme, sono diventati il simbolo di una generazione.
Sydney Sibilia, sull'onda dell'entusiasmo, ha lasciato aperta una porta su una possibile seconda stagione: «Non posso far altro che ringraziare tutti voi che l’avete vista e vi siete appassionati a questa storia che per certi versi è anche un po’ la mia. È stato un viaggio lunghissimo durato più di tre anni e nutro il forte sospetto che non sia ancora finito».
L'ondata di nostalgia scatenata dalla serie ha riportato le canzoni degli 883 in alto nelle classifiche di ascolto sulle piattaforme di streaming.
Perché Pezzali e Repetto si sono separati?
Il successo di Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883 completa il percorso che negli ultimi anni ha visto tornare fortemente in hype la musica degli 883. Ma Max Pezzali e Mauro Repetto – nati come compagni di banco – si sono separati artisticamente nel 1994, dopo due album (Hanno ucciso l’uomo ragno del 1992 e Nord sud ovest est del 1993) e molti remix. Due anni d'oro.
Mauro Repetto è stato «l’altra metà degli 883» e per Max Pezzali prova ancora un grandissimo affetto. «È stato il mio migliore amico in assoluto, non potrò mai avere un migliore amico come lui, è la persona a cui umanamente sono stato più legato. Quando sei suo amico diventi una sola persona, ha inventiva e generosità, ha la capacità fusionale di farti divertire», ha dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera. Ma perché, allora, si sono separati? «Tra me e Max sono cambiate le frequenze. Tra noi non si è rotto niente, la nostra amicizia rimane ancora forte, ma a un certo punto è arrivata questa chitarra con una nota distorta. La spiegazione che mi sono dato è che il duo, la coppia, è il vettore che va più veloce da un punto A a un punto B, però consuma tanto carburante così velocemente che senza accorgetene rimani in panne. Rimani per strada, scendi dalla macchina e a quel punto ognuno prende una direzione diversa. È successo qualcosa di "davidlynchano", alla Mulholland Drive, come se due radio improvvisamente si sintonizzassero su frequenze diverse: non captavamo più le stesse note». Qualcuno avrà sicuramente «malignato» sul futuro successo di Max Pezzali, ma – ha chiarito Repetto – «con Max non ho mai discusso una volta in vita mia di soldi, parlavamo solo di sogni e desideri. Tra di noi il denaro non è mai stato argomento di confronto: sono partito per un’altra giostra, chissenefrega di quello che ho lasciato».
Repetto – il biondino, ah no, «castano chiaro» – ha puntato sull'American Dream e ha provato a fare lo sceneggiatore a Los Angeles: «Sì, ma tutti e due parlavamo di American Dream, anzi lui per primo era stato a New York e mi aveva raccontato la scena rap newyorkese. Per me era quindi normale andare a vedere quella giostra, cercare quella chimera che mi richiamava così forte. Non andavo via da niente, semplicemente proseguivo la mia sete di sogni, l’unica cosa che ho sottovalutato è stata la lingua. Mi proponevo come sceneggiatore ma non sapevo quasi parlare l’inglese», ha ammesso nella lunga intervista. «Max sapeva che la mia era una scelta definitiva, irrevocabile, era un fiume in piena dell’anima che non si poteva fermare. L’American Dream l’avevamo coltivato per tutto il liceo e negli anni successivi: sapeva che non avrei cambiato idea».
Oggi Mauro Repetto vive a Parigi. Ma sogna l'«Italian Dream», il grande ritorno. A teatro porta in scena Alla ricerca dell’uomo ragno - La favola degli 883, «la storia di due menestrelli di Pavia che hanno l’obiettivo di portare una cassetta al conte Claudio Cecchetto, che ha una corte piena di giullari già affermati come il cavalier Fiorello, l’orator Lorenzo il giovane detto Jovanotti, la nobildonna Tracy Spencer, la marchesa Sabrina Salerno».