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Avicii, ecco il documentario «I’m Tim»: la storia del DJ e produttore svedese

Esce domani, 31 dicembre, su Netflix insieme all'ultima esibizione dell'artista all’Ushuaïa Ibiza del 2016 – Tim Bergling è morto il 20 aprile 2018 in Oman
© Netflix/X
Red. Online
30.12.2024 14:37

Prima di Avicii c'era Tim. È questa la premessa di Avicii – I’m Tim, il docu-film di Neflix in uscita domani, 31 dicembre. «Scopri attraverso le sue stesse parole come un talento musicale prodigioso è diventato uno degli artisti più rappresentativi della sua generazione», scrive il colosso dello streaming. Con materiale d’archivio inedito, il film (1h36m, regia di Henrik Burman) include sequenze che documentano la creatività dietro le quinte e le sfide personali che ha affrontato durante lo straordinario ma turbolento percorso musicale dell'artista. Dai successi come Wake Me Up e Hey Brother, fino alla collaborazione con artisti come Chris Martin (Coldplay) e David Guetta, il documentario riflette anche il peso che la notorietà e un incessante calendario di esibizioni hanno avuto sulla salute mentale di Avicii, morto nel 2018 a soli 28 anni​.

Un’immersione nella carriera e nell’impatto del DJ e produttore svedese, considerato uno dei pionieri della musica elettronica moderna. Presentato in anteprima al Tribeca Film Festival all’inizio del 2024, il lungometraggio utilizza la voce dell'artista per la narrazione, e contiene interviste a genitori, amici e colleghi di Avicii. «Ho sempre amato la musica. Sapevo che qualsiasi cosa volessi fare più avanti nella vita, sarebbe stato qualcosa di creativo», dice la voce de DJ fuoricampo, raccontando di avere lavorato alla sua musica a casa, inviando costantemente le sue tracce nella speranza che qualcuno le notasse.

Presentando la pellicola, Netflix ha spiegato: «Questa è la storia inverosimile di Tim Bergling, un ragazzo timido e insicuro che, senza rendersene conto, ha creato improvvisamente uno degli artisti più amati al mondo: Avicii. Grazie ai video della famiglia e a un immenso archivio privato, saremo in grado di seguire Tim in un viaggio tortuoso attraverso la vita».

Il 20 aprile 2018 Tim Bergling è morto a Muscat, in Oman, dove si trovava in vacanza. «Tim era un cercatore, una fragile anima artistica in cerca di risposte alle grandi domande esistenziali. Non era fatto per la macchina del business in cui si era trovato intrappolato», avevano scritto in un comunicato i genitori. «Ha davvero lottato con pensieri su significato, vita, felicità. Non poteva più andare avanti, voleva trovar la pace». L’artista è stato sepolto a Stoccolma.  Nel 2019 è stato pubblicato Tim, album postumo e terzo lavoro in studio della sua discografia (dopo True, 2013, e Stories, 2015). Tutti i proventi derivanti dalla vendita dell'album sono andati alla fondazione fondata dalla famiglia, che si occupa della prevenzione dei disturbi mentali e del suicidio.

Nel 2021, la più grande arena coperta di Stoccolma è stata ribattezzata «Avicii Arena» in suo onore. L'8 settembre dello stesso anno, Google ha pubblicato un doodle per rendere omaggio a Bergling, in quello che sarebbe stato il suo 32. compleanno. Nel 2022 è stata inaugurato l'«Avicii Experience», un museo interattivo voluto dalla sua famiglia.

Insieme al documentario, Netflix trasmetterà in streaming l’ultima esibizione di Avicii all’Ushuaïa Ibiza dell’agosto 2016: Avicii – My Last Show. Si tratta dell'ultimo show dal vivo prima di smettere con le esibizioni live a 26 anni  per «problemi di salute e per l'eccessivo stress».

Già prima della morte del DJ era stato realizzato da Levan Tsikurishvili, amico del musicista, un documentario: Avicii, la vera storia, il racconto dell'ascesa della star, dagli inizi alla sofferenza. Attraverso le testimonianze dello stesso Tim Bergling e di grandi nomi della musica mondiale, da Madonna a Chris Martin, da David Guetta a Wyclef Jean, emergevano il talento e la fragilità dell'artista svedese. «Tutti conoscono Avicii ma pochissime persone conoscono Tim. Penso che questo documentario mostri davvero la lotta e la forza di carattere di Tim. Essere un artista mondiale non è così facile come sembra su Instagram. E capire cosa si prova. La percezione che le persone hanno è lontana dalla realtà».

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